Aldo Bianchini
SALERNO – Prima di iniziare a scrivere sulla vicenda inquietante e, per certi versi, puzzolente dell’arresto dell’ex PM di Salerno dr. Roberto penna, mi piace soffermare la vostra attenzione su un fatto che soltanto apparentemente con la suddetta vicenda giudiziaria non c’entra; un fatto che, però, costituisce una sorta di preliminare a quanto andrò a raccontare nei prossimi giorni.
La notizia, ancorchè molto importante, ha trovato davvero poco spazio nell’immaginario collettivo e non solo perché in campo c’è quella clamorosa dell’arresto del magistrato Penna; ha trovato poco spazio perché artatamente il sistema mediatico in questo momento ha più interesse a soffermarsi sull’altra vicenda.
La notizia: “”È stata assolta «per non avere commesso il fatto» la giudice Anna Scognamiglio, difesa dall’avvocato Giovambattista Vignola, al termine del processo avviato sette anni fa a Roma in quanto accusata di «induzione indebita», reato successivamente riformulato in «traffico di influenze». Contestazione sollevata in relazione alla sua funzione di relatrice sul ricorso del governatore della Campania Vincenzo De Luca contro la sospensione comminatagli in base alla cosiddetta Legge Severino. Da allora (correva l’anno 2015), il giudice si è sempre difesa. È stata assolta, vedendosi completamente riabilitata dall’accusa di aver fornito una sponda al tentativo dell’ormai ex coniuge di favorire il governatore De Luca (nel corso di un processo nel quale il presidente della Regione sarebbe stato assolto in via definitiva)””.
Considerazioni: Dunque alla fine del pur tormentato percorso giudiziario (ma è un bene che accada anche a loro magistrati !!) la Scognamiglio è stata assolta per non aver commesso il fatto che comunque esiste e per il quale sono stati già condannati ben cinque persone: Nello Mastursi (all’epoca capo staff di de Luca). E poi dell’ex marito della giudice, Guglielmo Manna; di Gianfranco Brancaccio, Giorgio Poziello e Giuseppe Vetrano, ai quali il Giudice ha inflitto un anno e sei mesi di reclusione (pena sospesa). Quindi il fatto, cioè il tentativo di far assolvere De Luca in appello, c’è stato ma a tentare di commetterlo sono stati soltanto questi cinque prima elencati.
Il nuovo principio: Dunque secondo i numerosi giudici che hanno gestito il caso, qualora venga accertata l’esistenza di “un sistema” (e nello specifico è stato ampiamente accertato) ciò potrebbe anche non voler dire che le due estremità dal sistema abbiano commesso il fatto che, ripeto, esiste. E nella fattispecie in esame le due punte estreme del sistema sono da una parte il governatore della Campania Vincenzo De Luca e dall’altra la giudice relatrice di Napoli Anna Scognamiglio. Per De Luca difatti si era già pronunciato il Procuratore Capo di Roma Giuseppe Pignatone (ora capo della Procura Vaticana) asserendo che “De Luca poteva non sapere”. Per la Scognamiglio c’è stato bisogno di un iter più lungo che alla fine ha sancito che la stessa non ha commesso il fatto, ma non ha chiarito se mai ne fosse stata a conoscenza.
In pratica la nuova sentenza, basata su un finissimo ragionamento più filosofico che giuridico, nell’individuare e punire “il sistema” (che avrebbe favorito De Luca attraverso una sentenza della Scognamiglio) sancisce definitivamente che pur in presenza di precise responsabilità penali di alcuni attori non è lecito coinvolgere nello stesso sistema chi ha interesse ad essere favorito e chi quell’interesse lo ha (almeno all’apparenza) condiviso e tutelato.
E sapete chi c’era al centro di tutto questo intrigo filosofico-politico-giudiziario ? Risposta semplice, c’era l’allora pm di Salerno Roberto Penna che avendo vinto il processo di primo grado contro De Luca per la vicenda del termovalorizzatore ne aveva determinato l’ineleggibilità a governatore e che soltanto con la sentenza Scognamiglio (intervenuta poche settimane dopo il provvedimento di sospensione dalla carica) ritornava ad essere eleggibile.