da Nicola Femminella (docente – scrittore)
In questo inizio dell’anno giunge una gradita notizia da Velia, l’antica polis greca Elea. Da tempo gli archeologici ipotizzavano una importante struttura sacra sulla parte più alta di Velia, dove è allocata l’Acropoli e dove si ammirano i resti dell’edificio religioso dedicato ad Atena. Per verificare l’ipotesi, l’anno scorso, prima di essere trasferito a Pompei, Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco archeologico di Paestum e Velia, aveva disposto dei sondaggi disseminati nella parte alta dell’antica città, per raccogliere notizie e definire una lettura completa della zona archeologica, circa la sua organizzazione nel tempo e le strutture che su di essa furono disposte dagli antichi coloni greci. I lavori durati pochi mesi hanno dato risultati superiori alle aspettative e confermato che le ipotesi avanzate dagli studiosi erano più che fondate. Non solo sono emersi i resti dell’antico tempio costruito dai coloni appena giunti a Elea, che consentono di precisare meglio gli eventi indotti dai Focei sull’area scelta, ma anche ceramiche dipinte, vasi decorati che rivelano i canoni artistici di riferimento. Inoltre, sono venuti alla luce resti metallici di armature e due elmi che probabilmente furono usati durante l’ardua guerra che i Focei combatterono, prima di trasferirsi a Elea, contro una coalizione formata da Cartaginesi ed Etruschi nella parte del mar Tirreno situata tra la Sardegna e la Corsica. Qui i Focei si erano stabiliti per sfuggire al dominio oppressivo della potenza militare di Ciro il Grande, condividendo, con gli abitanti del luogo, la città di Cirno nella Sardegna. Da lì partivano per compiere scorrerie sulle coste e assalti pirateschi a danno di navi che intercettavano, diffondendo il terrore in una vasta area del Mediterraneo. Così facendo, provocarono le reazioni dei Cartaginesi, che si allearono con gli Etruschi, mettendo insieme una poderosa flotta di ben 120 navi, che combatté contro quella dei Focei composta di 60 unità. Lo scontro decisivo avvenne ad Alalia tra il 541 e il 535. I Focei ebbero la meglio soprattutto per le navi che erano riuscite a costruire sul modello greco, perché più veloci, spinte dalle vele e dai remi, ma ne uscirono con molte perdite e la flotta decimata. Con le navi rimaste presero a bordo il resto della popolazione e partirono verso Reggio, da dove proseguirono, risalendo verso le coste della Campania. Fecero sosta a Poseidonia; qui ebbero il beneplacito dai Greci di stabilirsi più a sud, in un abitato poco distante chiamato Hyele, destinato a diventare una città eminente, celebrata nei libri e nelle enciclopedie della storia universale, quando i Focei vi svilupparono la propria presenza. Ripresero a essere valenti artefici e gestori di cantieri navali, abili trafficanti che si arricchirono gestendo scambi commerciali tra l’Etruria e la Grecia, esperti costruttori di porti, strade, edifici. Ma la gloria e la fama che da 2500 anni incoronano Velia e che non verranno mai meno, la procurarono personaggi insigni e istituzioni celebri che furono ad Elea. Vi nacquero il poeta Senofone di Colofone (570 a.C.-475 a.C.) e i filosofi Parmenide (515-450) e Zenone (489-431); vi sorse la scuola Eleatica dove si sviluppò la ricerca filosofica, ma anche studi medici e multidisciplinari. Platone giudicò Parmenide ed Eraclito gli iniziatori della filosofia che si affermò quando l’umanità uscì dal buio della preistoria e nella sua opera il Parmenide lo nomina conduttore del dialogo tra lo stesso Parmenide e Zenone con Socrate in occasione delle Grandi Panatenee che si tenevano ad Atene. È l’opera più complessa di Platone nella quale il pensatore pone in relazione le sue teorie filosofiche con quelle della scuola eleatica di Parmenide. Questo basta per far risaltare l’importanza di Elea: fu culla della filosofia dell’occidente. La qual cosa è scolpita a grandi caratteri nella storia del pensiero universale. Risiedettero a Velia Il console Paolo Emilio, il famoso vincitore di Pidna (168 a. C.), spesso Cicerone, Bruto con la moglie Porzia, Orazio. Non meraviglia che a Velia ci fosse una scuola per la cura delle malattie gravi, perché il clima straordinario che vi regnava, la bellezza dei luoghi, l’esistenza di limpide fonti termali garantivano un soggiorno assai piacevole ai malati che vi trovavano cure e ristoro ad ogni male e a coloro che giungevano da Roma per una vacanza salutare.
Mi sono dilungato su questi appunti storici relativi a Velia, ampiamente diffusi, per evidenziare il livello culturale e la pregnanza storica che la città raggiunse nel Mediterraneo. Un patrimonio questo, certamente capace di attirare studiosi e coloro che visitano i paesi, attratti dalla storia dei luoghi. Gli abitanti del Cilento devono acquisire consapevolezza del medagliere conquistato dai nostri territori nel panorama della storia mondiale. Spesso noi stessi non conosciamo la nostra terra in profondità e non la mettiamo in risalto nelle interlocuzioni con turisti e tour operator. Usando parole poco consone dico e mi scuso: “non sappiamo venderla”. Nonostante sia merce pregiata. Dobbiamo essere noi per prima fortemente persuasi che il contesto culturale e naturalistico in cui ci è dato da vivere, ha potenzialità straordinarie e al massimo grado. Esse si impongono sui viaggiatori alla ricerca della bellezza. Sono sempre più convinto che qui, nel Cilento il trittico Storia Arte Natura celebra la sua apoteosi e il massimo splendore. Paestum, Roccagloriosa, Roscigno, Volcei, la Certosa di Padula, le grotte di Pertossa-Auletta e Castelcivita, Moio della Civitella e i tanti siti difficili da enumerare possono allestire vetrine seducenti agli occhi dei visitatori. Ed è limitativo quanto riportato nel cartellone pubblicitario a Battipaglia, anche nella seconda versione, che preannuncia il Parco del Cilento Vallo di Diano Alburni, citando la sola Dieta Mediterranea.
ll ministro della Cultura, Dario Franceschini ha così commentato il ritrovamento a Velia: “È importante continuare a investire con convinzione nella ricerca archeologica che non smette di restituire importanti tasselli della storia del Mediterraneo”. È anche il convincimento dell’on. Michele Cammarano, presidente delle Aree interne, che sollecita la sottocommissione “Turismo” a compiere studi e rilevazioni sui siti archeologici nei quattro comprensori a sud di Salerno, per organizzare un progetto unitario, volto a mettere in valore il nostro oro sepolto.
Diamo il benvenuta alla nuova direttrice del parco archeologico di Paestum e Velia, Tiziana D’Angelo con l’augurio di un lavoro proficuo e lavoriamo con passione, tutti noi Cilentani che amiamo la nostra terra, usando le ragioni che uniscono ed escludendo quelle che dividono. Ce ne sono in giro e non fanno il bene delle nostre comunità.
Carissimo Prof. Nicola Femminella, condivido il tuo scritto,effettivamente è stata una interessante scoperta quella fatta a Velia, i resti del più antico tempio arcaico dedicato ad Athena sull’acropoli di Elea-Velia, oltre agli elmi della battaglia di Alalia che avvenne circa 2500 anni fa tra Etruschi e Cartaginesi. Sicuramente Velia è un importante scrigno di preziosi reperti ma c’è anche bisogno della loro degna e sicura custodia e non in locali umidi , inidonei che si deteriorano?Quindi i reperti necessitano di un museo attrezzato per accogliere degnamente turisti e studiosi non in una galleria-fungaia?
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