da Nicola Femminella (docente – scrittore)
Puntuali arrivano i risultati positivi, allorquando coloro che li perseguono partono col piede giusto e impiegano le strategie più opportune, quelle vincenti e in linea con gli obiettivi che si vogliono conseguire. In questi giorni è stato comunicato l’elenco delle dieci città ammesse alla fase finale per la proclamazione della Città della Cultura per l’anno 2024. Nelle top ten è rientrata autorevolmente l‘Unione dei comuni di Paestum-Alto Cilento, composta da: Capaccio Paestum (capofila), Agropoli, Cicerale, Giungano, Laureana Cilento, Lustra, Ogliastro, Perdifumo, Prignano Cilento, Rutino e Torchiara. L’iniziativa è partita da un’idea del sindaco di Capaccio Paestum, Franco Alfieri, che ha coinvolto gli altri dieci colleghi sindaci, per condividere insieme a loro un’avventura stimolante, certamente da sottolineare col segno positivo. Ho particolarmente apprezzato tale iniziativa in un articolo precedente, soprattutto per l’unità di intenti e l’impegno comune, da cui sono stati animati i sindaci di fronte alla possibilità di valorizzare ulteriormente questa parte del Cilento. Che ostenta la magnificenza archeologica dell’antica Poseidonia, le spiagge accoglienti di Agropoli, corredate dalle suggestioni dei borghi e dei paesaggi collinari sparsi nei paesi viciniori.
A giustificare l’iniziativa è una città straordinaria, il cui nome è diffuso nel mondo, destinazione vagheggiata da tutti gli studiosi di storia e di archeologia, con i templi greci meglio conservati nel Mediterraneo, che ancora oggi mostrano l’ingegno degli architetti e delle maestranze che li innalzarono;
a supportarla è il ricco e abbagliante patrimonio di reperti che risplendono esposti nel suo Museo Archeologico e tutti i tesori d’arte ancora celati che sicuramente verranno alla luce nei prossimi anni. L’oro velato di cui ho parlato spesso, disseminato nei paesi del Cilento, da Roscigno a Velia;
a renderla ancora più forte, la consolidata notorietà di Agropoli, attestata dalle migliaia di villeggianti che da anni la scelgono come sede gradita per le vacanze e le bellezze paesaggistiche degli altri nove paesi, l’ambiente incontaminato custodito gelosamente dalle comunità, la loro storia e le loro tradizioni, il fascino di questi borghi che, mischiando la brezza carezzevole che proviene dal mare con il respiro profumato dei boschi, regalano condizioni di vita integre e accoglienza calorosa e sincera ai visitatori. E in effetti, al termine della selezione, il coagulo di tante meraviglie è valso, perché il progetto superasse il primo difficile ostacolo.
Tutti i Cilentani hanno accolto con gioia l’evento che sicuramente avrà pervaso il cuore dei protagonisti per questo avvincente risultato ed esprimono i più sentiti auguri, perché Paestum e l’Alto Cilento possano tagliare vittoriosi il traguardo finale. La concorrenza è attrezzata per contendere loro il primo posto, perché le località avverse Siracusa, Mesagne, Ascoli Piceno, Chioggia, Grosseto, Pesaro, Sestri Levante, Viareggio e Lucca le conosco tutte e hanno molte frecce al proprio arco. Ma le nostre belle cittadine lotteranno strenuamente, perché le aspirazioni di tutti noi possano alla fine prevalere. Ne sono sicuro.
È interessante leggere la dichiarazione del presidente Franco Alfieri, un amministratore che ogni giorno di più, con il suo attivismo e l’amore profondo per il Cilento, mostra eccellenti doti per interpretare le speranze del territorio e di tradurle non solo in progetti calibrati e ben costruiti, ma proponendoli con strategie efficaci e meditate: “Essere tra i dieci finalisti per il titolo di Città italiana della Cultura per l’anno 2024 è per noi motivo di orgoglio e di grande soddisfazione. E posso dire già oggi che, a prescindere dall’esito, il programma … per questa candidatura sarà interamente realizzato – dichiara Franco Alfieri, sindaco di Capaccio Paestum e presidente dell’Unione dei Comuni – L’intuizione di candidare l’Unione ci sta premiando: la cultura genera cambiamento solo se è diffusa. Essa non può che nascere da un coinvolgimento delle comunità locali che diventano protagoniste di un percorso partecipato e inclusivo. Il percorso dell’Unione, avviato da diversi anni, vuole evolversi ulteriormente, vuole essere un modello di riferimento per l’Italia – continua Alfieri – Quel percorso oggi risulta coerente anche con le missioni strategiche che animano il PNRR a cui l’Europa affida il superamento dell’attuale fase di criticità. La nostra risposta alla tradizionale contrapposizione campanilistica è un modello partecipativo, aperto al dialogo e all’inclusione. Questa candidatura è esemplare: nessuno degli 11 Comuni dell’Unione avrebbe potuto accettare da solo la sfida di capitale della Cultura 2024. Invece insieme, unendo il patrimonio, le energie, le risorse, possiamo competere e vincere. Uniti – conclude Alfieri – possiamo fare la differenza”.
Ho citato la dichiarazione di Alfieri, riportata sul Giornale del Cilento nell’articolo di Antonio Vuolo del 31-1-2022 per porre in risalto il corredo politico da cui Alfieri e i suoi colleghi sindaci traggono ispirazione, ed io aggiungo, le qualità che devono possedere gli amministratori delle nostre comunità. Sono l’orgoglio e lo spirito di appartenenza alle nostre terre, l’intuizione, la decisione e la determinazione, la partecipazione, il dialogo e la collaborazione, l’utilizzo delle opportunità, l’unità e l’inclusione. Soprattutto l’unità, per dare maggiore forza alla volontà e all’azione da mettere in campo. In realtà è il motore primo perché le nostre zone interne possano portare avanti le proprie istanze con maggiore probabilità di successo, mettendo da parte gli aridi campanilismi. È necessario ripetere con voce forte che uniti si vince, perché le separatezze del passato spesso hanno determinato il fallimento di molte iniziative. Spero tanto che questi concetti siano fatti propri dai sindaci dei quattro comprensori del Cilento in questi giorni impegnati nel redigere i progetti per accedere al PNNR e agli altri bandi emanati. Sono giorni decisivi per immaginare un futuro migliore delle nostre comunità e, l’unità serve non solo per redigere progetti più convincenti, ma anche per combattere taluni torti che le nostre zone interne ancora subiscono. Mi riferisco alla esclusione di Roscigno, Sacco ed altri comuni dall’elenco dei borghi campani ammessi a partecipare al bando per l’assegnazione del fondo di 20 milioni previsto per il PNNR. Il sito archeologico di Roscigno i cui scavi sono condotti dall’Università di Napoli “Federico II”, a significare il loro valore e il fascino di Roscigno vecchia, non meritano l’estromissione e la lotta subito intrapresa dal sindaco Pino Palmieri, sostenuta dal Presidente delle aree interne Michele Cammarano, dovrà vedere uniti tutti i sindaci interessati e non, i nostri rappresentanti regionali e i mezzi di comunicazione dell’intero Cilento, perché è un oltraggio alle giuste aspirazioni delle nostre comunità.