Aldo Bianchini
SALERNO – Allo scoccare delle ore 15.00 di oggi 24 gennaio 2022 la voce stridula e un po’ sgraziata, assolutamente non autorevole e neppure autoritaria, del presidente della Camera dei Deputati On. Roberto Fico (con al suo fianco la presidente del Senato on. Maria Elisabetta Alberti Casellati), ci richiamerà tutti alla realtà: inizia il conteggio alla rovescia per l’elezione del 13° Presidente della Repubblica Italiana … ma non ci sarà quell’ondata oceanica di senatori, deputati e rappresentanti regionali riuniti come “in conclave” per eleggere il Papa.
Chi voterà per primo tra i 6 senatori a vita, 315 senatori, 630 deputati e 58 delegati regionali; per primi saranno chiamati i 6 senatori a vita: Giorgio Napolitano, Mario Monti, Elena Cattaneo, Renzo Piano, Carlo Rubbia e Liliana Segre. Dovrebbero essere chiamati in ordine alfabetico ed il primo votante dovrebbe essere una donna, la senatrice Elena Cattaneo, se sarà presente in aula. Dei 6 senatori a vita quattro sono stati nominati da Napolitano e uno da Mattarella; tutti e 6, comunque, espressione del centro sinistra.
Verrà eletto Presidente chi nei primi tre turni raggiungerà quota 673 (i tre quarti dei 1.009 votanti aventi diritto); dalla quarta chiama in poi saranno sufficienti 505 voti (la maggioranza assoluta dei votanti aventi diritto).
Dopo il passo indietro del Cavaliere che secondo alcuni ha dato prova di grande senso dello Stato e che secondo altri non era neppure degno di proporre la sua candidatura, c’è qualcuno che dice che si è perso troppo tempo pro o contro il Cavaliere e si è pensato molto meno ad individuare, nei modi e nei tempi giusti, “una figura di alto profilo istituzionale con ampio consenso e di unità e coesione nazionale”.
Ho già scritto e confermo che questo profilo (meglio sarebbe dire “un luogo comune senza senso”) nel nostro Paese non c’è, perché tutti quelli ipoteticamente indicabili sono, per loro stessa natura pubblica, schierati all’interno o all’esterno delle singole componenti dei tanti partiti e/o aggregazioni esistenti; quindi il Presidente della Repubblica è stato sempre di parte, di una buona parte ma mai di tutti. Basti pensare che Napolitano, l’unico ad essere stato eletto due volte, nella prima occasione raggranellò soltanto il 53,8% dei voti disponibili.
Da qui discende la tanto sospirata esigenza del voto popolare, per la scelta del Presidente, che garantirebbe almeno sulla carta l’equidistanza; noi, purtroppo, non abbiamo la cultura del personaggio super partes.
Mancano, adesso, poche ore al tintinnio della campanella che annuncia la prima chiamata; non credo saranno le ultime ore decisive per la scelta finale ed irrevocabile perché in politica non c’è nessuna di queste due cose.
Per concludere, facendo leva sui dati storici, potremmo affermare che il centro-sinistra avendo mutuato tutte le caratteristiche della compianta D.C. riuscirà, ancora una volta, a vincere l’assalto al Quirinale pur tra mille correnti – fazioni – compromessi ed alleanze fasulle, e che il centro-destra rimarrà ancora una volta a bocca asciutta.
Ma questo, ovviamente, è ancora tutto da vedere.