Aldo Bianchini
SALERNO – Se un qualsiasi cittadino dovesse essere chiamato ad esprimere il proprio giudizio sulle “piazze di Salerno” ha una sola risposta da dare: “La prognosi non è negativa, ma infausta”, ovvero non c’è alcuna speranza di guarigione.
A ben guardare gli ultimi settant’anni è facilissimo individuare la responsabilità di questo atavico cattivo rapporto, sia dell’amministrazione pubblica che dei singoli cittadini, con le piazze e la loro tenuta sia dal punto di vista urbanistico che prettamente economico rispetto alla necessità di una diversificazione nell’utilizzo delle stesse piazze su tutto l’arco delle 24 ore di una giornata.
Il quotidiano Il Mattino ha riportato con grossi titoli il problema del degrado di Largo Campo, una delle piazze storiche di Salerno, sostenendo che “più che una piazza storica è diventata una casbah, tra auto parcheggiate a casaccio, bancarelle e abusivi in cerca di qualche spicciolo”. E’ solo questa l’analisi dell’antica piazza del centro storico ? Credo proprio di si, anche se si potrebbe facilmente aggiungere che la colpa non è soltanto dell’amministrazione comunale o degli abusivi in cerca di qualche spicciolo.
La colpa è di tutti e, soprattutto, della cattiva cultura che abbiamo della piazze e del loro utilizzo per la durata delle 24 ore su 24; difatti in passato per Piazza Flavio Gioia (la rotonda) ho più volte evidenziata la carenza culturale che non ha mai consentito di “sfruttare” La Rotonda almeno per tre esigenze quotidiane: mercato al mattino, esposizione artistica nel pomeriggio, e ristorazione la sera. Un po’ come avviene per la mitica piazza Campo dei Fiori di Roma che, come d’incanto, si trasforma più volte al giorno facendo rimanere intatto il suo fascino.
Ebbene, noi salernitani, siamo capaci di deturpare, anche nel suo utilizzo, la piazza con la caratteristica fontana; una piazza che al di là della statua dedicata a Giordano Bruno (il filosofo arso vivo) non ha nulla da invidiare alla piazza romana posta tra Via dei Giubbonari e Piazza della Cancelleria.
Ma a Salerno questo tipo di cultura non funziona e neppure Vincenzo De Luca ha mai inteso affrontare il problema del doppio-triplo utilizzo almeno della Rotonda che potrebbe ritornare ad essere al mattino il cuore pulsante del mercato del pesce dell’intera città per aprirsi nel pomeriggio alle mostre artistiche e la sera catapultarsi nel mondo della ristorazione popolare e tradizionale.
Qualche mese fa l’amico giornalista Antonio Cortese, a commento di un mio articolo su Piazza Flavio Gioia, scrisse: “ … Le piazze d’Italia però solitamente sono presenziate da una presenza bronzea: Garibaldi, Savonarola, l’eroe del paese; per questo motivo perdurano nella fama non solo urbanistica. Flavio Gioia, “nientepocodimeno” inventore della bussola, a Salerno invece sembra richiamare chissà quale amico di bisboccia. Sicuramente la Porta Nova che la domina ha già il suo protettore da inghirlandare alla propria tradizione, e subito giù una delle tante belle cappelle votive alla Madonna; ma almeno un busto, anche in arte postmoderna, cubica, una mattonella vietrese con il simbolo del navigatore, anche se non salernitano, ma onorato in una città di mare ci calza necessariamente …”.
Speriamo che cambi qualcosa, e non solo a Largo Campo.