Il mondo della scuola in Campania ha già pagato il suo tributo alla Didattica a Distanza, nel corso dello scorso anno scolastico, con le ormai note conseguenze negative in termini di abbandono scolastico, calo del rendimento e acclarati problemi di natura psicofisica tra i giovanissimi. Inoltre i dati emersi, basati su studi scientifici, hanno ampiamente dimostrato che l’ambiente scolastico, dove vige l’obbligo di mascherina, il distanziamento e l’areazione delle aule, non rappresenta affatto un rischio per la diffusione del contagio che, semmai, corre piu’ facilmente in altri luoghi dove i nostri ragazzi, in particolare i più piccoli, non sono sotto lo stretto controllo di docenti e dirigenti scolastici. Chi oggi dice di voler ricorrere alla dad o a una chiusura forzata della scuola per raffreddare la curva del contagio, dimentica che la scuola è uno dei pochissimi luoghi in cui le famose 3T (tracciare, testare, trattare) sono ancora possibili. Sono queste le ragioni per le quali chi sventola lo spettro di paure ancora troppo attuali, continua a recare un danno a intere generazioni di studenti e alunni campani, che potrebbero essere costretti a subire l’ennesima umiliazione rispetto al resto d’Italia dove la scuola aperta e in presenza è stata e resta una priorità. Difatti le dichiarazioni rese da autorevoli esponenti del Governo della Campania e le richieste fatte in Conferenza Stato-Regioni, sono state rispedite al mittente dal Presidente Draghi e dal Ministro Bianchi, con il consueto garbo che gli è proprio, così com’era logico immaginare e prevedere, data l’importanza ai giovani, alla scuola e alla loro sicurezza che sono state sin da subito un punto fermo nell’Agenda del Governo.
Rosaria Chechile, Socia fondatrice e membro del direttivo di Associazione Scuole Aperte Campania