Aldo Bianchini
CAVA de’ TIRRENI – In premessa confesso il mio peccato; non avrei mai pensato di dover intervenire, nel corso della mia vita, in favore di un personaggio che mi ha sempre dimostrato una particolare avversione non solo sul piano personale ma anche sul piano professionale; pazienza, nella vita bisogna sempre farsene una ragione ed io me la sono fatta già da molto tempo. Nonostante tutto non mi giro dall’altra parte, come stanno facendo tutti i suoi presunti amici giornalisti, ma intervengo in forza del mio credo fondato a tutto tondo sul garantismo e sul rispetto dei ruoli.
Il personaggio in questione ha un nome e un cognome: “Salvatore Ferrara detto Rino”, giornalista, per anni corrispondente de Il Mattino, ottimo tecnico televisivo, per decenni fac-totum della emittente televisiva privata RTC Quarta Rete e da qualche anno “portavoce” del sindaco di Cava de’ Tirreni dr. Vincenzo Servalli nell’ambito di uno staff che da Messina in poi tutti i sindaci hanno creato e gestito; e tutti hanno fatto i conti con le difficoltà finanziarie dell’Ente perfettamente sovrapponibili a quelle di oggi.
IL FATTO: Agli inizi di ottobre 2021, te mesi fa, il sindaco Servalli si è visto costretto a sciogliere e liquidare il suo staff (composto dal capo staff Giuseppe Aliotti, dal portavoce Salvatore Ferrara, dell’addetto stampa Annalaura Ferrara, e dell’addetto alla comunicazione Manuela Pannullo) “vittima di una campagna denigratoria indefinibile ed ingiustificabile” per colpa di un’opposizione ottusa, più che di presunte difficoltà di natura economica. Insomma contro i quattro dello staff sottoposti a stressanti orari di lavoro da schiavismo puro e destinatari di emolumenti non superiori ai 1000 € mensili a testa avrebbe influito più di ogni altra cosa il cosiddetto “verminaio di Cava”.
IL CASO: Al culmine dell’azione da vero sciacallaggio del “verminaio”, insidioso – sotto traccia e infamante, è arrivato l’esposto scritto da parte degli avv.ti Alfonso Senatore e Aniello Forino (coordinatore regionale e vice rispettivamente dell’Associazione Meridione Nazionale) secondo i quali dopo l’azzeramento dello staff il portavoce Ferrara avrebbe continuato a curare l’informazione del sindaco senza un regolare contratto ed utilizzando risorse e strutture tecniche comunali che per legge sono interdette a qualsiasi privato cittadino. Ed hanno minacciato, i predetti avvocati, di adire le vie legali (Procura, Finanza, Inps, Inail, Ispettorato Lavoro, Agenzia Entrate) se il sindaco Servalli (anch’egli vittima del verminaio iniziato sotto l’amministrazione Messina) non dovesse risolvere l’increscioso problema nel giro di pochi giorni; un ultimatum che dovrebbe scadere in queste ore.
DIRITTO: In punta di diritto, qualora le ipotesi denunciate dovessero rivelarsi veritiere, gli avvocati del Meridione Nazionale hanno assolutamente e perfettamente ragione. Ma questa è, però, la conclusione di un lungo discorso che chiama in ballo direttamente la politica e la maniera errata con cui essa si rapporta con il mondo della comunicazione e più in generale della stampa.
Conosco oltre Ferrara anche Annalaura Ferrara e, in forza di quel principio enunciato prima, mi corre l’obbligo di sottolineare le specifiche ed ottime qualità professionali dei due ex componenti lo staff che già erano lì durante la prima consiliatura di Servalli. E da attento conoscitore del mondo dell’informazione non posso fare a meno di dichiarare che lo staff di Cava de’ Tirreni, tra i tanti diffusi a Salerno ed in provincia, mi era da subito apparso tra i migliori in assoluto.
Ma finiti i riconoscimenti passo subito al problema vero e proprio che è e rimane quello della necessaria importanza di un portavoce e di uno staff comunicazionale assunto all’esterno quando, come prevede la legge del 2000, non esistono specifiche risorse interne agli Enti locali; e Cava sembra non possedere queste risorse. Il discorso, quindi, passa alla politica ed alla sua insipienza nel non far apparire lo staff-comunicazione come una esigenza primaria e non secondaria nell’ampio rapporto con la comunità che l’amministrazione deve gestire. Purtroppo, sempre più spesso, gli uffici stampa e gli staff (anche per colpe ataviche dei giornalisti) appaiono come orpelli non necessari e quindi dispersivi dal punto di vista economico; l’abilità della politica, se crede fermamente nel ruolo della comunicazione (che non può essere fatta come la fanno miliardi di persone sui social), deve essere quella del ripristino del prestigio di detti uffici fino al punto da farli apparire assolutamente non incidenti (come nella realtà è !!) sul pian o economico perché lo staff non può essere mai riportato al centro di un paragone finanziario, anche deficitario, che attiene (ad esempio) l’aumento delle tariffe delle palestre e/o dei parcheggi.
Lo staff di un pubblico amministratore non è mai (o almeno non dovrebbe esserlo) un coacervo di soggetti raccomandati, e tanti altri giornalisti cavesi prima di Aliotti, S. Ferrara, A.L. Ferrara e Pannullo lo hanno ampiamente dimostrato.
Il sindaco Servalli si riappropri del caso e faccia leva sulle sue facoltà di scelta per risolvere tutti i problemi e ripristinare in pieno un ufficio che, in definitiva, è la sua promanazione esterna che non può essere soggetta allo specioso aumento delle tariffe delle palestre e dei parcheggi; cosa che appare sempre più come una grossa cavolata per nascondere una probabile sconfitta politica. Gli rimangono quattro anni nel corso dei quali, non avendo l’handicap di ricandidarsi, può davvero decidere tutto; tiri fuori gli attributi per mettere all’angolo l’opposizione e sterminare il verminaio che da decenni affossa ogni buona amministrazione.