da Antonio Cortese (giornalista)
Sprazzi di rifondazione democratica stanno caratterizzando questi giorni nelle politiche della politica salernitana. Un rinvangamento positivo e di riapproprio di gente come Aniello Salzano, Tringali, Felice Marotta, già é stato messo in cronaca dal direttore Bianchini, depositario di una memoria di molte partite giocate sui tavoli grattati da carte che se inumidite, piegate e segnate, fanno più rumore al momento della raccolta punti. Lo scopone scientifico non si é mai giocato solamente in provincia di Avellino, gioco conosciuto bene dal capo della sinistra democristiana le cui abilità impaurivano gli avversari; esistono infatti anche qui, sulle sponde tirreniche, ancora molte carte nei cassetti che si apriranno nelle vacanze di Natale pronte ad inzaccherarsi sull’unto e l’umido delle tavole mezze sparecchiate. Inoltre ai personaggi stiamo assistendo ad un piccolo barlume di riappropriamento delle competenze, come nel caso dei piani sicurezza, affinché non ve ne si abuso d’ufficio e responsabilità nell’avvenire. Ugualmente accade per il riconoscimento del peso delle toghe, che anche se non sembrano più appesantite dalle parrucche dai candidi bigodini, vedono un riequilibrio sul principio di separazione dei poteri in questo Stato. Poiché esistono in Italia più giuochi di carte da tavola che chiaroveggenti sulle reti televisive private, é bene affidarsi meno alla fortuna ma più sulle proprie abilità; sempre se non si voglia finire come dei polli che il 25 dicembre stanno come i cavoli a merenda, compresi i cavoletti di Bruxelles. Una rifondazione democratica difficilmente può rivelarsi in un nuovo partito, tentativo fallito da Crocetta e Pizza anni fa, ma come succede ora a Salerno, nei modi di intendere e fare politica al sud Italia. Quando un pentapartito e un compromesso in più non avrebbero dato alcuno sfogo a leghisti, barbari e fascisti.