Aldo Bianchini
SALERNO – Da qualche anno in qua la stampa globale è sempre meno disponibile all’approfondimento, vuoi perché la “spietata legge della notizia” impone la massima velocità nella sua diffusione ed in parte anche perché si affievolisce sempre di più la volontà di andare “dentro ed oltre la notizia”.
Qualche giorno fa, per caso, ho letto su un giornale online (www.salernotoday.it), edizione del 6 dicembre scorso, una bella notizia di sport con tanto di titolo roboante: “Canottieri Irno suo tetto d’Italia: medaglia d’oro nel quattro di coppia junior”. Nella quasi totalità dei casi la notizia viene letta con un certo compiacimento, poi rapidamente si cambia pagina e tutto finisce lì; in pochissimi si chiedono cosa c’è dentro e/o oltre quella notizia.
In una notizia come quella pubblicata da www.salernotoday.it c’è, invece, di tutto e di più; e la circostanza che uno degli allenatori e due delle quattro campionesse portano lo stesso cognome: “Pappalardo” che per un lettore normale può dire tutto o niente.
Nel caso di specie, invece, ho visto giusto nel guardare dentro ed oltre la notizia; difatti Rosario Pappalardo (docente di educazione fisica in pensione e mitico allenatore da una vita della Canottieri Irno) è il nonno paterno delle due neo campionesse Isabel e Marialuce che insieme ad altre due sorelle (Angelina e Gioconda Iannicelli) hanno stravinto il campionato italiano di canottaggio nel “quattro di coppia junior” mettendo alle loro spalle i forti equipaggi della Canottieri Aniene e della Canottieri Bairon. Un armo che a ben vedere ha schierato, addirittura, tre giovanissime “ragazze” ed una sola “junior” (Gioconda); questo per rimarcare ancora di più l’enormità del successo delle neo campionesse italiane.
Ma al di là del chiaro successo del giovane armo salernitano, che dà la stura ad una sequenza impressionante di impegni, di sacrifici e di successi, va subito detto che questa impresa va ben al di là del successo sportivo vero e proprio e tracima in uno degli aspetti più difficili dello sport; vale a dire del rapporto interpersonale tra allenatore ed atleta che se già di per se non disciplinabile facilmente diventa molto più arduo e spesso insormontabile quando l’allenatore deve vestire anche i panni di genitore e/o di nonno, come nel caso dell’allenatore Rosario Pappalardo nei confronti delle due bellissime nipoti Isabel e Marialuce (figlie di Giulio Pappalardo e di Irene Citro).
Di esempi di cattiva gestione del rapporto familiare tra atleta e allenatore ce ne sono tantissimi nelle cronache sportive di tutto il mondo; così come ci sono esempi di fulgida collaborazione, intensa e totale, tesa all’ottenimento di grossi risultati; solo per la cronaca è sufficiente citare i casi di Sara Simeoni (campionessa olimpica del 1980 a Mosca) allenata dal marito Erminio Azzaro (anch’egli saltatore in alto) e di Gianmarco Tamberi (campione olimpico a Tokio) allenato dal papà Marco tra mille difficoltà e contestazioni che spesso hanno fatto temere un divorzio insanabile
A Salerno, e più specificamente nel campo di allenamento del Circolo Canottieri, il mitico Rosario Pappalardo (lo special one del canottaggio nostrano) ha dato tutta la vita al canottaggio ed ha offerto tutto se stesso, dando fondo ad ogni riserva del suo potenziale fisico-atletico, ai giovani desiderosi di emergere in uno sport difficilissimo come il canottaggio, ed è stato capace non solo di trasmettere la sua enorme passione, ma anche di ottenere ottimi risultati, prima ai figli Giulio (che è rimasto in mare come comandante di prestigiose imbarcazioni miliardarie), Fabio, Luca e Carmela che ha portato fin dentro le università americane il messaggio che suo padre ha dato da sempre nella Canottieri Irno di Salerno; e poi dalle nipotine predilette Isabel e Marialuce che, dopo svariati successi, gli hanno regalato la prestigiosa medaglia d’oro nel quattro di coppia junior. E che dire, infine, di Laura Schiavone (nuora di Rosario) stella di assoluta grandezza, già campionessa del mondo e atleta olimpica che il suocero-allenatore ha curato fin nei minimi dettagli.
Tutto questo mentre sullo sfondo di un orizzonte abbastanza vicino già si staglia nitida il profilo di un campioncino in erba: “Rosario” (nipote con nome e cognome del grande nonno allenatore) che per il momento, ma solo per il momento, riveste con forza il ruolo di mascotte.