Cooperative: arriva l’avv. Giovanni Annunziata

 

Aldo Bianchini

avv. Giovanna Annunziata

SALERNO – L’unica novità, almeno del giorno, intervenuta nella vicenda giudiziaria che minaccia di travolgere la nuova amministrazione comunale per buona colpa di quella vecchia, è l’arrivo sulla scena dell’avvocato penalista Giovanni Annunziata.

Molto noto alle cronache giudiziarie locali e nazionali Giovanni Annunziata ha assunto a sorpresa la difesa del consigliere regionale Giovanni Savastano (detto Nino) che è agli arresti domiciliari da lunedì 11 ottobre 2021 quando la giornata fu letteralmente sconvolta dall’emissione dei provvedimenti giudiziari restrittivi nei confronti di Savastano, di Zoccola e di altri, con una indagini estesa su ben 29 soggetti che negli anni avevano gestito le cooperative sociali o avevano assunto provvedimenti amministrativi in loro favore.

Giovanni Annunziata si è posto subito nella maniera giusta verso il mondo dell’informazione diffondendo un breve e secco comunicato stampa che da solo la dice lunga su quale sarà la strategia difensiva che il noto penalista condurrà nei prossimi mesi per raggiungere la verità al fine di scagionare da ogni accusa il suo assistito. Richiama alla mente di tutti la vicenda dei primi anni 2000 in cui fu coinvolto pesantemente il suo assistito, poi assolto, per fissare un principio inalienabile nella differenza tra l’ipotesi accusatoria e la sentenza definitiva. E chiarisce anche un altro principio che sta alla base di ogni processo, quello della “presunzione di innocenza” che costituisce il cardine di civiltà giuridica “per evitare che una misura cautelare, applicata in una fase del tutto preliminare del processo, possa prestare il fianco ad anticipazioni di colpevolezza che, viceversa, sono demandate esclusivamente alle sentenze”.

Ma queste sono soltanto le prime avvisaglie di una strategia difensiva che, seppure in un caso difficile come questo, potrà cristallizzare la verità che andrà, comunque, a confermare e solidificare la lunga attività professionale messa in campo dall’avvocato Giovanni Annunziata in tanti altri grandi processi, locali e nazionali, nei quali appariva ed appare con molta chiarezza anche la connotazione politica.

Per la cronaca ricordo soltanto il maxi processo contro l’allora consigliere regionale Alberico Gambino che dopo aver lasciato il precedente avvocato fu difeso strenuamente da Annunziata ed accompagnato fino all’assoluzione dopo che lo stesso politico (di centro destra) aveva subito oltre un anno di detenzione tra carcere e domiciliari nell’ambito di quella vicenda denominata “Linea d’ombra”. E nessuno può non ricordare il capolavoro compiuto sempre da Annunziata con la difesa, quasi impossibile, del maggiore del NOE Giampaolo Scafarto (quello del processo Consip) dai reati più gravi. E c’è anche la difesa tormentata dell’ex sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti, che il penalista seppe abbandonare al momento giusto, quando cioè si rese conto che l’eccessiva insubordinazione del suo cliente rendeva davvero difficile la difesa.

L’ultimo episodio di cui sopra dovrebbe offrire a tutti l’esatta dimensione professionale di Annunziata che ancor prima di studiare gli atti processuali studia la personalità del proprio assistito per avviare la giusta strategia difensiva utile all’ottenimento dell’assoluzione attraverso la verità.

Qualche giorno fa in un’aula del nostro nuovo tribunale ho assistito alla scena in cui un avvocato, dopo l’arringa, si è rivolto al proprio cliente dicendogli pressappoco: “Hai visto come sono andato bene”, e l’imputato non è stato assolto; questo non è nello stile e nel carattere di Giovanni Annunziata che ama sicuramente affidarsi alla validità della sue strategie difensive cercando, però, di entrare nel processo senza mai apparire sulla scena mediatica alla quale non si concede se non in momenti brevissimi e rarissimi.

Per quel poco che lo conosco l’avvocato Annunziata mi è apparso da sempre come un deciso lottatore, ma non caparbiamente contro la pubblica accusa, piuttosto per lo scrupoloso accertamento della verità fin dai primi atti delle indagini preliminari che determinano spesso le condizioni per un giusto processo; da qui la sua precisazione scritta sul fatto di non dover scambiare, come sempre avviene, una misura cautelare applicata in sede di indagini preliminari con una sentenza passata in giudicato.

La battaglia, comunque, è appena iniziata; ne vedremo delle belle.

 

 

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