da Dr. Alberto Di Muria
Padula-L’ictus cerebrale è una malattia grave e disabilitante, che ogni anno nel mondo colpisce circa 15 milioni di persone e rappresenta la terza causa di morte, la prima di invalidità e la seconda di demenza. I fattori di rischio sono l’ipertensione arteriosa, l’obesità, il diabete, il fumo, la sedentarietà ed alcune anomalie cardiache e vascolari. Di qui l’importanza, per prevenire l’ictus, di correggere per tempo il proprio stile di vita, con una dieta equilibrata ed una costante attività fisica.
Il benessere del cervello dipende dalla salute dei suoi vasi e dal corretto e puntuale afflusso di sangue. Il problema vascolare può portare da solo a deficit cognitivi importanti ma può aggravare anche un concomitante processo di neuro-degenerazione di altra natura, un fatto oggi poco considerato da chi tratta l’evento acuto ma che va tenuto in considerazione fra le conseguenze di medio e lungo periodo dell’ictus. Un terzo dei pazienti colpiti, infatti, presenta un deterioramento cognitivo grave 6 mesi dopo l’evento e in Italia ci sono 50mila nuovi casi di demenza correlati.
Il tempo trascorso dall’ictus all’intervento terapeutico ha un ruolo decisivo sulla prognosi in termini di mortalità e di disabilità cognitiva e motoria. Come in ogni emergenza medica tempo-dipendente, anche nell’ictus ischemico il trattamento sarà tanto più efficace quanto più è precoce, con lo scopo di impedire al tessuto cerebrale privato di ossigeno di andare incontro a morte.
La trombolisi farmacologica, che consiste nell’iniezione endovenosa di un agente in grado di sciogliere i trombi e ridurre la capacità di coagulazione del sangue, serve per disostruire l’arteria cerebrale occlusa. In caso di occlusione di un grosso vaso, si può precedere con la trombectomia meccanica che, per via endovascolare, consente di eliminare il trombo aspirandolo con speciali pompe o catturandolo fisicamente con uno stent retriever.
La trattabilità di pazienti anziani e a molte ore dall’evento rende ancora più evidente il grosso problema della mancanza di reti ospedaliere appropriatamente organizzate che consentano percorsi rapidi ed efficienti prima e dopo l’arrivo in ospedale. E’ fondamentale lo sviluppo di reti organizzate, le Stroke unit.
L’informazione corretta della popolazione, il cui primo passo e la conoscenza dei fattori di rischio, dei sintomi e della tempistica degli interventi, oltre alla formazione del personale sanitario, medico ed infermieristico, svolgono un ruolo fondamentale.
E assolutamente necessario attuare percorsi di informazione, riconoscimento, tempestività e cura dell’ictus cerebrale promossi e condivisi, ciascuno per le proprie competenze