da Antonio Cortese (giornalista)
Chi ha masticato un pò con le gengive nel teatro conosce molte dinamiche della vita. Salerno con la tradizione di Nisivoccia ha fatto una scena underground quanto reale e sudata per molti anni: chi ha parlato con lui può ritenere di aver parlato allo stesso tempo con Eduardo o con Gassman. Nella politica i critici e gli opinion leader, come per il palcoscenico, stanno sempre in galleria. E’ da lì che anticamente, anche ai tempi di Shakespeare il pubblico qualora non gradisse era libero di lanciare ortaggi ai teatranti. Così in parlamento i giornalisti filmano, ascoltano e prendono appunti dalla “galleria” di Montecitorio e a lavori finiti difficilmente raggiungono gli attori tra scorte, uscieri e infine auto blu. L’ingerenza della stampa in un medio-piccolo comune come quello salernitano invece ha sempre permesso ai media di portare direttamente pro minibus l’apporto dei vegetali in questione, essendo una medio-piccola amministrazione non dotata di sistemi di sicurezza e protezione dei propri esponenti come nel massimo organo governativo e legislativo. Una volta tanto che un comune si fa iniziatore di nuove metodologie di comunicazione interpersonali, quando queste siano appunto di norma formali e che quando non lo siano, si svilisce il lavoro istituzionale, oltre che essere necessarie a seguito di una ben ampia produzione legislativa in materia di comunicazione dalla legge 150 ad oggi, compaiono critiche inutili a riguardo. Poi se la novità fosse stata applicata da una parte affine alle fonti di tali critiche al provvedimento, l’iniziativa sarebbe stata invece enfatizzata con un’ipocrita satira o un altro genere, quello della commedia, per stabilizzarlo definitivamente. Ad ogni modo c’é da aggiunge che queste critiche protestanti al momento, provengono proprio da chi ha accelerato l’autonomia dei comuni e il maggiore potere dei sindaci che ha indebolito la democrazia di cui si discute.