da Antonio Cortese (giornalista)
Il murales dedicato al campione della Salernitana Calcio Ribery é un fiore cresciuto nel cemento della città. In provincia invece c’è una frazione, Orria di Piano Vetrale, che negli ultimi anni è divenuta la capitale di questa che nelle metropoli chiamano “street art”. Una country art che raffigura maggiormente scene di vita contadina ad opera dei discendenti delle famiglie del sud che hanno fatto fortuna a Salerno o emigrando altrove, e che per omaggiare le proprie origini hanno affrescato le mura degli antenati in un paese terremotato dall’esodo, dalla crisi demografica e dalla desolazione. Riunire questi artisti, che disegnano anche se con semplici bombolette spray, non meno dignitose delle vernici o dei classici pastelli, sarebbe un’attenzione per valorizzare in professionismo questi talenti estrosi o in linea con le tradizionali tecniche di arredo urbano, si spera sempre meno selvaggio. La cultura dei graffiti pop degli anni settanta infatti, in Italia è sempre stata una espressione di protesta o malessere, ma quando razionalizzata, come appunto nel paese cilentano, é una nota di colore al grigiore architettonico. Il Cilento, che ha ancora tanti spazi e migliaia di metri quadrati, a dispetto delle voci ignoranti che in queste settimane parlavano di sovrappopolamento globale addirittura, sarebbe territorio ideale per ospitare una nuova culla artistica così come successe a Giffoni per il cinema. Questi artisti, ignoti o di strada, non solo non sono ufficialmente riconosciuti e apprezzati, ma per realizzare queste opere devono muoversi come dei ladri inseguiti dall’ispettore Clouseau e farsi aiutare da amici che fanno il palo neanche fossero il trio inseguito da Zenigata. Un festival per un nuovo tipo di mestiere che possa essere sponsorizzato sia dai privati che dal pubblico, invece di comperare i soliti spazi cartellonistici, individuate le zone affrescabili, sarebbe un granellino in più nella macina economica del posto.