Una pausa per … Eduardo

 

da Antonio Cortese (giornalista)

Il momento che si svolge riguarda la difesa delle istituzioni da quello che oramai sembrava essere normale partecipazione alla vita politica, in particolar modo, dei media anche nelle semplici prassi di routine amministrativa.  L’editoriale Bianchini di ieri ha subito chiarito aspetti e fasi di una partita che si sta giocando intrattenendo e distraendo dalle carte in tavola che mettono in discussione la legittimità dei rapporti intercorsi non solo con le cooperative da parte delle vecchie giunte.  Il direttore ha chiuso magistralmente l’articolo con la frase di Peter Gomez in tivù. Chi ha torto o chi ha ragione almeno anche dopo i riflettori sulla piazza si continua a parlare di Salerno. Le chiusure e i transennamenti ai reporter e ai giornalisti, o almeno un forte demarcamento degli usci, sembra un improvviso abuso ma la situazione vuole si freni questo vettore di tendenza che oramai mancava di qualunque attrito.  Nel caso specifico di queste elezioni, prima al riconteggio voti poi all’insediamento in aula, un protocollo implicito si è innescato a discapito dei taccuini degli intervistatori. Ciò accade perché oramai le sedi amministrative hanno sviluppato degli anticorpi all’ingresso, anche se apparentemente innocuo, dei media locali e non. Voi fareste entrare ospiti a casa quando siete ancora in disordine e confusione, non vestiti bene o lavati e profumati, quando poi sapete che gli stessi ospiti potrebbero essere proprio coloro che solitamente sono pronti ad accusarvi in giro per mancanza di organizzazione? Dunque capito questo aspetto, non ci dovrebbero essere più polemiche, anche perché i media vivono anche e spesso di queste. In questi anni le conoscenze si sono amplificate e integrate in molti settori professionali e sono sempre più le persone capaci di influenzare il corso degli eventi. Se fino a poco tempo fa i media potevano andare con aria innocente anche nel cortile di Eduardo, ora troveranno attori più bravi anche lì, se proprio vogliamo parlare di spettacolo; lasciamo in pace quinte e camerini.

 

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