dal Dr. Alberto Di Muria
La memoria a breve termine ci consente di ricordare una manciata di elementi per 20 secondi circa, ma è fondamentale non solo quando dobbiamo appuntare un nome o un numero di telefono, ma anche per fare calcoli a mente o prendere decisioni. Secondo un nuovo studio pubblicato su “Nature Neuroscience” da un gruppo di neuroscienziati del Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles, questa facoltà della mente umana dipende da un particolare tipo di cellula cerebrale chiamata neurone persistentemente attivo, che si attiva per diversi secondi quando una persona sta cercando di memorizzare un oggetto o un’immagine e per richiamarla alla memoria in un secondo momento.
La memoria a breve termine, diversamente da quella a lungo termine, ha quindi uno spazio molto limitato e ha anche dei limiti temporali. Dunque non si può sovraccaricare perché rischia di andare in tilt.
L’avvertimento viene dai ricercatori svedesi che scoraggiano gli utenti dal trascorrere troppo tempo sui social consigliando loro di prendersi qualche pausa salutare ogni tanto, per il bene della tartassata e spremuta memoria a breve.
Uno studio infatti avverte: trascorrere troppe ore su Facebook e simili può compromettere le capacità mnemoniche e causare la perdita di informazioni importanti. Secondo i ricercatori del KTH Royal Institute of Technology di Stoccolma in sostanza in una sessione media di social network un utente è sottoposto a una tale overdose informativa da perdere contenuti importanti del proprio archivio per far posto in qualche modo a una nuova mole di dati spesso inutili. Il problema si manifesta nella memoria a breve termine, che in sostanza con Fb o siti simili si intaserebbe. Gli effetti di una vita iperconnessa senza pause fisiologiche potrebbero manifestarsi anche sulle capacità mnemoniche, perché quando il cervello va in pausa in realtà è intento a processare informazioni che stanno alla base della memoria a breve e dunque va lasciato lavorare, senza sovraccaricarlo.
Oggi gli psicologi cognitivi preferiscono parlare di working memory (WM) o memoria di lavoro, piuttosto che di memoria a breve termine. La memoria di lavoro però ha due limiti: uno temporale e l’altro quantitativo. In sostanza il tempo per cui un’informazione può essere trattenuta dal sistema cognitivo prima di essere trasferita nella memoria a lungo termine, oppure eliminata e dimenticata, è molto breve (circa venti secondi) e di fronte a questa lotta contro il tempo il cervello è obbligato a una scelta che può risultare stressante. Inoltre la quantità di informazioni che possono essere elaborate dal sistema cognitivo contemporaneamente è fissata in circa 5-9 elementi.
La soluzione secondo il team di ricercatori sta nella moderazione e nel buon senso: Facebook sì, ma nelle giusti dosi, regalando al cervello qualche momento di evasione.
Bibliografia:https://www.lescienze.it/news/2017/02/21/news/neuroni_memoria_breve_termine-3430475/
https://www.odipa.it/memoria-breve-termine-memoria-di-lavoro/
https://www.stateofmind.it/tag/memoria/