dr. Pietro Cusati (giornalista)
Napoli, 17 ottobre 2021 .A Napoli troppe vicende giudiziarie attendono da anni una definizione in appello. Nel distretto della Corte di Appello di Napoli è alta la percentuale dei processi penali che si concludono con la prescrizione.«Le statiche legate alla Corte di Appello di Napoli sono chiare: il 45% dei processi penali che arrivano all’attenzione della Corte hanno una durata superiore ai due anni. Con la riforma della giustizia, oltre la metà di questo contenzioso rischia la prescrizione, con grande pregiudizio per il diritto alla verità delle persone offese». E’ quanto sostenuto dalla presidente della giunta distrettuale dell’Anm di Napoli, Livia De Gennaro, intervenuta presso la sede della fondazione Premio Napoli a Palazzo Reale ai lavori della seconda giornata del convegno «Le riforme della giustizia. La cultura della giurisdizione: il fine può giustificare i mezzi?», promosso da Magistratura Indipendente.«Ogni tipo di riforma penale e civile deve tenere conto delle condizioni organizzative dello specifico ufficio dove la riforma deve trovare attuazione. Nel campo penale la Corte di Appello di Napoli conta ogni anno circa 12mila atti, mentre vengono definitivi con sentenza circa 10mila, con un arretrato annuo pari a 2-3 casi. La riforma non può non tenere conto degli arretrati, delle condizioni degli uffici, dell’implementazione dell’organico della magistratura, del sempre necessario aumento delle risorse. Non può non tenere conto dei limiti della digitalizzazione che in campo penale si sconta».”Ma se l’Italia non rinasce da qui, se la giustizia non riparte da qui, non ce la farà da nessuna parte”. Lo affermò lo scorso luglio a Napoli, il ministro della Giustizia Marta Cartabia, che incontrò nel Nuovo Palazzo di Giustizia i capi degli uffici della Corte di Appello partenopea. “Quando ho visto i dati di Napoli, mi sono chiesta cosa deve fare il ministero ma anche cosa negli anni, non ora, è successo anche nelle comunicazioni tra Roma e Napoli, perché si arrivasse a una situazione così?”Una realtà giudiziaria complessa e difficile, quella con maggiori problemi. Per questo sono venuta a Napoli per guardare in faccia i problemi della giustizia’’. “Le riforme della giustizia. La cultura della giurisdizione: il fine può giustificare i mezzi?” è il titolo emblematico del convegno che si è svolto a Napoli ,organizzato da Magistratura indipendente. Diversi i temi scottanti trattati dalle modifiche del processo civile e penale, il futuro dei giovani magistrati, le modifiche all’ordinamento giudiziario e il nuovo Csm.Al centro delle riforme ci sono avvocati e giudici, sui quali si ribalta il carico della responsabilità dell’eventuale mancato raggiungimento degli obiettivi fissati dal governo. Si tratta di modifiche calate dall’alto, senza una effettiva conoscenza delle variegate realtà giudiziarie, che evidenziano una efficienza a macchia di leopardo, ha dichiarato Edoardo Cilenti, ex segretario generale dell’Anm, intervenendo sul civile. Ciò non dipende evidentemente dalle norme processuali, che sono uguali in tutta Italia, ma da fattori sociali, operativi, organizzativi. “La magistratura in questo momento deve prima di tutto recuperare credibilità’, è stato da più parti ricordato. «Serve ricostruire un rapporto fiduciario con i cittadini», ha sottolineato il procuratore di Napoli Giovanni Melillo.