Prof. Nicola Femminella (docente – scrittore)
Ho guardato a lungo la foto che ritrae il Presidente del Consiglio Mario Draghi, seduto accanto a Greta Thunberg e le attiviste Vanessa Nakate e Martina Comparelli del comitato “Youth4Climate: Driving Ambition”, riunito a Milano dal 28 al 30 settembre. Una giovane ragazza di 18 anni a colloquio con il premier, per illustrare le ragioni del Movimento e affermare che finora nulla è stato fatto, per arrestare i pericoli sempre più pressanti causati dal degrado dell’ambiente Ci sono stati solo sterili e inutili blablabla, enunciati da coloro che governano le criticità del pianeta. E le ragazze sicuramente hanno addotto pensieri e valutazioni validi e condivisibili, usando il linguaggio dei dati e della ragione, se il nostro Presidente al termine dell’incontro, avvenuto il 30 u.s., ha dichiarato che “è andata benissimo”, assumendo il compito di portare nel consesso internazionale di Glasgow appunti e proposte contenuti nei loro elaborati. Ormai la transizione economica ed ecologica non è più una opzione, ma una necessità pressante, che non ammette ritardi e dilatazione alcuna. Potremmo pagare un costo ancora più alto e devastante, rispetto a quello che il cambiamento e il disastro del clima e l’inquinamento diffuso già diffondono in molti Paesi del pianeta.
L’avvenimento è un ottimo manifesto per i giovani. Con l’impegno e la militanza fatta di manifestazioni composte, per porre all’attenzione dell’opinione pubblica i problemi che interessano la vita di tutti, possono entrare nelle stanze, ove si decidono le sorti e il futuro dei popoli, per dire la loro opinione e illustrare gli obiettivi che, secondo loro, non possono essere procrastinati. Urgono radicali inversioni di rotta da parte di tutti i Paesi, fra poco non ci sarà ritorno. I giovani fanno bene a portare avanti le ragioni della mobilitazione, perché sono condivisibili e convincenti. Lo devono fare poiché la loro è una voce libera e può essere fragorosa, suffragata dalle incombenze reali e confortata da dati scientifici certi, attestati dagli scienziati di tutti gli orientamenti ideologici. La loro protesta sfugge al consueto e all’effimero, poiché pone in primo piano tematiche e questioni reali, che investono direttamente le condizioni di vita del pianeta. È auspicabile che da parte degli adulti ci sia il massimo dell’ascolto e la disponibilità a valutare seriamente le proposte, quelle fondate, frutto di studi seri e corroborati da pareri autorevoli e non confutabili. E i governi degli organismi internazionali faranno bene a creare le condizioni, perché possano partecipare ai dibattiti che si svolgono al più alto livello, per rivendicare riconoscimenti e coinvolgimento nelle decisioni, che investono la vita dei popoli. È un diritto invalicabile, il loro, da garantire, perché il futuro appartiene a loro e saranno essi ad abitare la Terra, ad aver bisogno delle sue risorse e, nello stesso tempo, a preservarla dai danni irreversibili, la cui portata non tutti riescono a immaginare. I ghiacciai che si sciolgono, dopo secoli di consolidamento, le tempeste che devastano interi paesi, passando da un oceano all’altro, le mille specie di animali che scompaiono, gli ambienti che svaniscono, le acque e i suoli invasi da contaminazioni nocive sono le immagini più ricorrenti, ma non esauriscono l’elenco delle conseguenze negative, che l’uso dissennato della natura operato dall’uomo può causare. E i giovani devono manifestare il loro dissenso, se non sono ammessi alla ricerca di soluzioni idonee per il problemi di tutti. È un loro diritto, oltre che dovere la partecipazione. I ragazzi imparino fin dalla scuola dell’infanzia a partecipare attivamente ai lavori di gruppo, i docenti li immettano in situazioni problematiche e siano essi, uniti, a risolverle, scegliendo le soluzioni più idonee. La scuola formativa è quella che lavora sulle tassonomie delle abilità cognitive, che devono acquisire gli studenti della comunità, per vivere il proprio tempo da cittadini consapevoli. Fra l’altro, i ragazzi sanno utilizzare le reti telematiche per la comunicazione e la ricerca meglio degli adulti, per cui trovano campi estesi, per individuare dati e soluzioni, utili per definire ed affrontare le numerose criticità di ogni tipo, che ormai appaiono chiare sull’orizzonte. Draghi tra le risposte date ha detto: “A volte il “bla bla bla” è solo un modo per nascondere la nostra incapacità di compiere azioni, ma quando si portano avanti trasformazioni così grandi bisogna convincere le persone, spiegare che numeri come l’aumento di 1,5 gradi (della temperatura) non sono qualcosa di creato ad arte, ma numeri della scienza, e le persone di questo vanno convinte. La mia idea è che i leader sono tutti assolutamente convinti, che bisogna agire e bisogna agire velocemente». Lo faranno, se i giovani faranno sentire sul collo dei Grandi della Terra il loro alito fresco e divergente.
Carissimo Prof.Nicola Femminella, condivido le tue interessanti riflessioni sui 4oo giovani ,a proposito della conferenza mondiale sul clima che si è tenuta a Milano.
L’evento preparatorio della ventiseiesima conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite prevista a Glasgow in Scozia, a novembre 2021. Sono giovani tra i 15 e i 29 anni selezionati nel rispetto dell’equilibrio geografico e di genere, provenienti da paesi che hanno aderito all’Accordo di Parigi.La selezione ha premiato l’attivismo sui temi dei cambiamenti climatici e dello sviluppo sostenibile. Sono stati selezionati coloro che hanno dimostrato di avere capacità di pensiero strategico, leadership e motivazione. Sono rimasto favorevolmente colpito quando l’attivista svedese Greta Thunberg ha detto :“Non possiamo più aspettare discussioni vuote e inutili, che mettono in vetrina personaggi che mentre tingono di verde la propria comunicazione continuano a ostacolare una transizione ecologica equa: è tempo di ascoltare realmente la nostra voce”.