da Antonio Cortese (giornalista)
Tra i tanti svilimenti professionali che la diffusione dei saperi sta provocando da vent’anni con Internet torna sul banco degli imputati quello sull’ordine dei giornalisti. Prima dell’emergenza sanitaria già quella degli avvocati si faceva critico anche a causa di fattori esogeni che come nel mondo dell’istruzione era spinto dalle invasioni degli agenti privati, che mano mano vanno per moda o per altro facendosi detentori di regole e meccanismi di un valore propedeutico maggiore a quello istituzionale. Poiché le aziende private galleggiano con sponsor e cultura tele radiofonica 24h su 24, nel web se la giocano facile facile. Ad abboccare all’elementare esca dell’immagine su tutto, oltre all’utenza sono proprio gli addetti ai lavori delle istituzioni che così ipnotizzati spingono i legislatori alla produzione di leggi che vanno secondo una logica bottom-up secondo valori, gerarchie e criteri invertiti o capovolti. L’ordine dei giornalisti è stato negli anni combattuto proprio dalle penne migliori di questo Paese perché specialmente oggi con Internet entrano in gioco le regole dell’”infotainment” (informazione da intrattenimento) il cui aspetto ludico o artistico e creativo prevale. Ad un esame per iscriversi all’albo dei professionisti infatti non è più attuale dover scrivere un articolo di tot caratteri, tot spazi, e regole grammaticali del dopoguerra. Oggi un articolo senza una foto “azzeccata“, un grafico, un pdf o qualsivoglia formato informatico che ben si adatti alla notizia prodotta, non può esistere. Pertanto non solo la logica e le regole di nonna Matilde Serao non sono più valide e praticamente non servono, perché poi gli stessi giornali cartacei lavorano da anni unicamente con schermi, computer, telefonini e posta elettronica aggiunta ai social network, ma le autorità dell’ordine in discussione sono fuori dal mondo, o meglio la loro autorevolezza. Pensare che nel 2008 si svolgevano gli esami ancora con la “lettera22” Olivetti quando oggi un pubblicista deve fare una gavetta nonnistica invece di semplici prove o esami da superare non proprio, si spera, come le aziende di cui sopra “frettoloserebbero”.