da Antonio Cortese (giornalista)
In occasione delle elezioni degli anni dieci del duemila a Salerno fu recapitata al municipio una testa di maiale. Lo stile tipico di una rivalsa tra picciotti non destò rimbalzo mediatico ma ilarità nella popolazione, anche perché ne avrebbe sofferto l’immagine dei salernitani in Italia se i tiggì nazionali ne avessero fatto eco (o forse si sarebbero offesi i siciliani ortodossi sulle proprie tradizioni buone o cattive). Questa volta il picciotto di turno si sarà indispettito sentendo che non bisognava buttare le carte per terra in piazza e sentendosi offeso e chiamato in causa, ne ha colto una provocazione e sarà andato ad oliare laddove le mani pulite possono stare sicure di non calarsi grazie al sostegno. Forse non c’era bisogno di ricordare pure che non si sporcano i luoghi pubblici ai salernitani: proprio in una città dove è partita la moda tutta moderna della partecipazione agli organi di informazione e alle forze dell’ordine con segnalazioni civili. Se la piazza è dei cittadini non bisogna confondersi che si entri a casa di un signore che abbia appena fatto lustrare il pavimento dai propri filippini. O meglio ancora, meglio non sprecare fiato inutilmente perché in questo caso si corre il rischio di fare la figura dei cafoni provocando qualche vecchio signore che sa come ricordare ai forestieri dove si trovino, anche con le cattive maniere. Comunque speriamo che i picciotti si pacifichino per andarsi lì a mangiare” ‘o per’ e ‘o muss”.