La redazione
Oggetto: Lettera-appello al Sindaco per la convocazione “Ad horas” del Consiglio Comunale (ai sensi dell’art.4-bis comma 3 e art.5 del regolamento adunanze Comunali) dal carattere straordinario, improcrastinabile, grave e urgente con all’O.d.g. la mancata ottemperanza ai rilievi d’illegittimità sollevati dalla sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale della Campania (N.00146/2020 del 28/01/2020 in allegato) in merito al Regolamento degli Istituti di partecipazione democratica
ill.mo Sig. Sindaco, caro Enzo. Care Consigliere, cari Consiglieri.
Nel rispetto delle Istituzioni democratiche la “forma è sostanza”. Ragion per cui chiedo a te, quale estremo garante dei diritti di noi tutti, di convocare “Ad horas” il Consiglio Comunale dal carattere straordinario, grave e urgente, non più procrastinabile (ai sensi dell’art.4-bis comma 3 e dell’art.5 regolamento adunanze comunali), nonostante la consiliatura sia ampiamente scaduta. Il consesso democratico rimane però formalmente nel pieno esercizio delle sue funzioni, ivi compresa la possibilità di autoconvocarsi, mantenendole invariate fino a quando non viene proclamato un nuovo Consiglio. In ossequio appunto a quel principio di continuità Istituzionale che vede persino a Camere sciolte la facoltà del Parlamento di autoconvocarsi per motivi straordinari, gravi e urgenti.
Le ragioni che mi spingono pur tuttavia a scriverti proprio in questo momento e dare corpo all’azione nonviolenta, che mi accingo a sottoporti. Dicevo, si tratta di questione delicata dal carattere straordinario, gravissima e urgente, oltremodo improcrastinabile. Come tu ben saprai tutti i consessi democratici hanno bisogno di legittimità per poter essere recepiti soprattutto tali dagli elettori. Orbene una sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale della Campania appunto solleva motivi d’illegittimità costituzionale rispetto ad un regolamento comunale sugli Istituti di partecipazione democratica atteso o meglio disatteso da trent’anni (sai il tempo per Leonardo Sciascia è come un orologio rotto, anche per questa vicenda dalla irragionevole durata, ho capito profondamente il senso temporale a cui alludeva lo scrittore di Racalmuto), ancorché previsti dallo Statuto Comunale. Pensare poi gravissimo che tali atti, Statuto e Regolamenti, costituiscano l’ordinamento generale del Comune stesso. Oramai il “Re è nudo!”.
Quindi il ricorrere a tutti gli strumenti previsti dalla legge, coniugati a quelli della nonviolenza gandhiana, quella declinata da sempre da Marco Pannella e dal Partito Radicale. La lotta per il dialogo del con-vincere (vincere con) chi deve decidere (ma non decide) dando corpo a quel digiuno che è amore e forza per la verità (Satyagraha) sono “extrema ratio”. Ma tant’è, licenziare purtroppo un regolamento in alcune parti “criminogeno”, dopo oltre trent’anni continuati e ininterrotti di mancata attuazione dello Statuto Comunale (dal lontano 1991), come evidenziato poi dalla sentenza del giudice amministrativo, per quanto attiene appunto al limite posto quale sbarramento minimo di cinque anni di residenza per poter apporre firma valida per richiedere istanze e petizioni al Sindaco, ma soprattutto per sottoscrivere i referendum consultivi. Escludendo completamente dal corpo elettorale i residenti di altra cittadinanza dalla richiesta e dal voto nonostante lo Statuto li preveda. Violando altrettanto così “dolosamente” la Costituzione (ex art.li 1, 2 e 3), il TUEL (Testo Unico Enti Locali) e soprattutto si attenterebbe ai diritti civili e politici dei cittadini. Ma evidenzia poi altresì comportamenti volti a porsi quali “renitenti allo stato di diritto” da emulare e seguire. Tali da violare ripetutamente e spudoratamente le leggi che voi stessi vi siete dati.
A questo punto dopo che questo Consiglio Comunale e il suo Presidente, passati ben venti mesi non hanno ancora recepito il giudizio del TAR (gennaio 2020) e posto rimedio secondo legge (gli amici dei M5s parlano di tutto, ma su questo oramai tacciono, strano che abbiano evitato accuratamente l’argomento, visto che il primo ricorrente è il mio amico Sen. Andrea Cioffi. A dirla con le parole di un noto avvocato londinese frequentatore di circoli Radicali: “il giorno in cui il potere dell’amore supererà l’amore per il potere il mondo conoscerà la pace”). Sollevare anche con la forza della nonviolenza in piena campagna elettorale questione di legittimità e d’agibilità democratica, diventa urgente e dirimente per salvare il Consiglio Comunale e le sue prerogative dalla irrefrenabile bulimia divoratrice di diritti dei “renitenti allo stato di diritto”.
Questo il nostro contributo di legittimità, in quanto Radicali, all’azione di governo della città più che decennale. Già nel 2010 fu messa agli atti della Commissione Statuto (Buonaiuto-Galdi), ma mai licenziata al Consiglio, la proposta di regolamento sul referendum intitolata al nostro compagno “Maurizio Provenza”, sempre compresente nella lotta per i diritti civili e referendari, in particolare per le questioni d’Umanità negata nelle carceri. A partire appunto da quelli Istituti di partecipazione rimasti ancora lettera morta dello Statuto Comunale. Abbandonati a se stessi irresponsabilmente senza attuazione, da tanto, troppo tempo. Sarebbe stato un segnale di discontinuità in questo “tempo supplementare” della consiliatura da questa e dalle precedenti amministrazioni, (sai i Sindaci e i Consiglieri passano ma gli Statuti rimangono quale tratto caratterizzante di una Comunità) con il rientro nella legalità statutaria e il superamento di un “Vulnus” del diritto e dei diritti, per cominciare dagli istituti di democrazia partecipata, al Garante dei detenuti, fino alla Commissione Pari Opportunità, anche quest’ultima “sequestrata” da un trentennio.
Scongiurare un irreversibile declino della propria legalità statutaria, tale da evitare ancora una volta di celebrare le ennesime “elezioni illegali”, dove con una mano si chiede il voto per eleggere Sindaco e Consiglio, ma con l’altra si nega da sempre il secondo voto referendario per permettere agli elettori se vogliono di censurare democraticamente l’operato degli eletti. Si, proprio quei pesi e contrappesi che sono l’ago della bilancia in una democrazia liberale, per i quali uomini come Aldo Moro, Ernesto Rossi, Piero Calamandrei e Pietro Nenni si sono battuti per una vita.
Ed allora, faccio mie le parole di Maria Teresa Di Lascia, libero il Radicale che in me! NOVIOLENCE! NOVIOLENCE! NOVIOLENCE! Per tutto ciò ad extrema ratio: dalla mezzanotte di lunedì 20 settembre darò corpo all’azione nonviolenta, la lotta per la vita del diritto e il diritto ala vita, la legge, la Costituzione. Iniziando, per me particolarmente, un duro sciopero della fame di dialogo, per dare ai Consiglieri Comunali e a te Sindaco forza e speranza per rientrare nella legalità. In attesa che sappiate con vostro atto prima di tutto umano, politico e poi amministrativo, essere e restituire speranza e diritto alla Conoscenza a noi tutti. Così da ri-conquistare legittimità perduta e con essa salvare il nostro Consiglio Comunale, lo Statuto e i Regolamenti. Consapevoli che la battaglia per una “Giustizia Giusta” sia l’unica vera questione sociale che vede coinvolti direttamente o indirettamente milioni di cittadini. Dove c’è strage di diritto, c’è strage di popoli! Fai quel che devi, accada quello che può .. SPES CONTRA SPEM
Con affetto
Donato Salzano
segretario Associazione Radicale “Maurizio Provenza” Salerno
aderente al Partito Radicale Nonviolento Transnazionele e Transpartito
tel. 350 0121319 e-mail donatosalzano@libero.it