
Ma, come si sa, la crisi (dal greco Krino = discernere, giudicare, valutare) è anche opportunità di cambiamento. Partiamo da una situazione tutt’altro che semplice: La quasi totalità dei Comuni italiani si è ritrovata a far fronte a un forte passivo in bilancio, a causa dell’ingente quantità di risorse investite per arginare gli effetti della pandemia (da un lato) e dalla contrazione delle entrate fiscali (dall’altro). In questo senso, la demagogia spicciola che si è fatta dalle opposizioni (dentro e fuori l’aula consiliare) denota una mistificazione della realtà. Questo non è il tempo delle chiacchiere che disorientano e disinformano, confondendo la cittadinanza e offrendo loro una visione parziale e manipolata dei fatti. C’è bisogno che tutti – dal sindaco fino all’ultimo dei consiglieri di opposizione – parlino con un linguaggio di verità. L’ultimo Consiglio Comunale ha seguito il canovaccio degli ultimi anni, con i consiglieri esterni alla maggioranza che hanno adottato un atteggiamento più distruttivo che costruttivo. Spero che le elezioni portino… consiglio, a coloro su cui ricadrà l’onore e l’onere di rappresentare gli interessi della cittadinanza, tutta.
Possiamo rinnovare Salerno e lanciarla, con slancio, nel futuro, affrontando le sfide del XXI secolo con lungimiranza e una progettualità seria e credibile. Per questo, però, c’è bisogno di competenze ed esperienza. Il nostro strumento principale sarà il Recovery Fund: la più grande opportunità economica che si sia mai vista per questa città. Con oltre un miliardo e mezzo di fondi che avremo a disposizione nei prossimi anni, possiamo ammodernare la matrice produttiva della nostra città. In primis, dobbiamo salvare quello che è l’elemento essenziale dell’economia cittadina, ovvero la piccola e media impresa e i liberi professionisti. Salerno si erge sulle spalle di imprenditori e professionisti validi, coraggiosi, che hanno affrontato la peggior crisi economica della storia recente con una resilienza fuori dal comune. A loro deve andare non solo il pensiero, ma l’azione. Le prime manovre devono andare incontro a chi più di tutti ha sofferto questa crisi, pagandone il prezzo più alto. Salerno deve diventare la città delle opportunità: deve poter attrarre capitale (economico e umano) e mantenere ben stretto il proprio.
Va proposto un piano moderno per il turismo, che generi un indotto per la città intera, includendo i quartieri della zona orientale. Lo si fa dando un forte impulso alle arti, alla cultura, alla musica, al comparto enogastronomico: tasselli del puzzle che conformano una vera città europea e all’avanguardia. Sia attraverso una programmazione capillare di eventi, sia garantendo la possibilità ai tanti giovani e meno giovani di poter esprimere il loro talento, si garantisce un maggior indotto turistico e, allo stesso tempo, si creano nuove opportunità lavorative. C’è da lavorare tanto anche sui servizi (dal trasporto pubblico alla sanità) e sulla gestione degli spazi verdi. Bisogna far tornare i giovani che ogni anno vanno via per cercare un futuro migliore, permettere alle famiglie di tornare ad essere unite. Tutto questo è possibile se si hanno non solo le idee, ma anche le competenze per poter intercettare i fondi che potrebbero arrivare nelle casse comunali. Chi siederà in consiglio comunale sarà chiamato a un lavoro di massima responsabilità politica. Il profilo del consigliere dei prossimi cinque anni è quello di una persona con esperienza alle spalle e con competenze che servano a rendere realtà le idee per questa città. In definitiva: è chiamato ad essere un buon amministratore. È un lavoro complesso, ostico. L’elaborazione di un progetto europeo – anche nell’affiancamento dei tecnici – è un lavoro farraginoso, pieno di difficoltà che mettono a dura prova anche coloro che sono già formati. Inoltre, per conoscere bene la macchina amministrativa ci vuole molto tempo. In una fase storica come quella che stiamo attraversando, purtroppo, non c’è la possibilità di cimentarsi con delle prime esperienze improvvisate, seppur volenterose. Mai come quest’anno è il momento di scegliere in base alla competenza e all’esperienza, e non per pura simpatia. Non ce lo possiamo permettere: ne va del futuro di tutti noi. Si badi bene, ne parlo indipendentemente dal colore politico. Qui parlo di persone, ognuno col proprio bagaglio di esperienze e conoscenze. Tra i 975 candidati al Consiglio Comunale, c’è chi porta uno zainetto e chi, invece, due valigie belle cariche. La possibilità di intercettare i fondi che ci spettano – e che sono fondamentali per la ripartenza di questa città – passa dalla scelta che tutti noi saremo chiamati a fare domenica 3 e lunedì 4 ottobre.
Non dobbiamo dimenticare che la politica territoriale è, al giorno d’oggi, quella che può si definire davvero Politica (con la “p” maiuscola). Le azioni che incidono sulla vita della gente si prendono negli Enti locali. Le Istituzioni a noi più vicine sono anche quelle più importanti, quelle che hanno un contatto diretto con le persone, che sentono i loro problemi e le loro aspirazioni. Ricordiamocene quando andremo a depositare il nostro voto nell’urna e pensiamo con oggettività a chi sarebbe capace di ascoltare i nostri problemi e risolverli; a chi, offrendo una promessa, ha davvero le possibilità di renderla concreta.