da Antonio Cortese (giornalista)
Nell’integrare il commento all’ultimo intervento del professore Gravagnuolo, di sponda tocco palla per rispondere anche al dottor Pisapia. Per il primo aggiungerei alla difesa del tema, il fatto che chi rifiutava il lavoro lo faceva per più motivi: paura di perdere il diritto acquisito, anche se nella maggior parte erano proprio questi protagonisti a osteggiarne il varo per seguire i padri padroni o essendone perdutamente succubi; stanchezza naturale dopo anni e anni di lavoro di ricerca umiliante del lavoro date le conseguenze psichiche e quindi fisiche; ritrovo e “riposo” consapevole della propria seppur minima dignità riscoperta e infine, non stiamo parlando solamente di gente con la terza elementare ma di tanti diplomati e laureati che a tali richieste hanno cominciato ad esigere un trattamento consono in caso di assunzione regolare o meno. Al secondo, premesso che sia chiaro che le federazioni sono il nervo antipatriottico, come chiarisce Giuseppe Mazzini in alcune sue righe riportate anche negli opuscoli del centenario dell’Unità d’Italia già nel 1961, senza togliere loro alcuna onestà intellettuale, buona volontà di lavoro e sviluppo economico, ebbene dipende distinguere tra cultura e cultura. Con quella di destra negli ultimi anni ci sono stati solamente Marcello Veneziani e in parte Bruno Vespa: uno sempre in ombra con alcune verità che il “polo” non sapeva gestire perché troppo alle prese con quelle del presentatore Rai e poi perché tali esponenti non masticano storia e filosofia pensano convenientemente soltanto all’oggi. Quindi se in Italia la sinistra è etichettata come “intellighenzia” fine a sé stessa, la cultura fatta di tubo catodico e plastica riciclata d’altro canto non regge il confronto, se l’unico know how sia quello aziendale la cui melodia dal flauto magico, ha scoraggiato almeno due generazioni di “giovani” italiani; casomai è cultura aziendalista, ma è una materia estera. La costellazione imprenditoriale abbisogna del pensiero di entrambe le fazioni, ma deve saper pure dare e perdurare buona dignità a chi dice “qualcosa di sinistra”.