Aldo Bianchini
SALERNO – I due articoli, a mia firma, pubblicati nei giorni scorsi in merito alla vicenda della “processione di San Matteo” (che quest’anno porterà le sei statue dei Santi “Matteo, Giuseppe, Gregorio VII, Ante, Caio e Fortunato” nella nuova Piazza della Libertà invece che, come da tradizione, nel Duomo di Salerno dopo la storia e coinvolgente corsa dei portatori lungo tutte le scale della Chiesa Madre) hanno sollecitato la fantasia di alcuni lettori o semplici fedeli che hanno ritenuto di aprire un dibattito, molto interessante.
Il più lapidario di tutti è stato un personaggio di mia lunga conoscenza “M. Lo B.” (giornalista e regista) che, da attento ed acuto osservatore qual è, ha posto l’accento della sua domanda su un particolare che potrebbe risultare molto imbarazzante: “se se ne car’ a’ piazz … sient’”; difatti portare un migliaio di persone in una piazza sospesa, che in passato ha dato segnali di continui cedimenti e che ad oggi non risulta essere stata collaudata, potrebbe dare gravissimi problemi per la sicurezza delle stesse persone ma anche per chi incautamente ne ha autorizzato l’utilizzo. Speriamo che tutto vada bene.
C’è stato anche l’immancabile commento del nostro lettore per antonomasia “Amm. Perillo ing. Gaetano”: Le notizie e i commenti in merito alla annunciata celebrazione della solenne Messa di San Matteo nella nuova. Piazza della Libertà, in coincidenza della sua inaugurazione e successiva apertura al pubblico, lasciano alquanto perplessi. Sembra addirittura paradossale che si possa eccepire sulla possibilità che la benedizione finale impartita dall’officiante, oltre che ai fedeli presenti, non possa essere intesa anche come un augurio benedicente per la piazza stessa, quale altro futuro luogo di frequentazione ricreativa dei cittadini. Del resto, funzioni religiose, anche se più semplici e concluse con la benedizione, sono consuete in tanti altri momenti: il varo di una nave, l’apertura al traffico di un tunnel o di un ponte o di una autostrada, l’inaugurazione di una fabbrica, eccetera. Infine, solo una riflessione e senza alcun intento polemico. Probabilmente, se l’evento inaugurazione fosse stato incentrato sull’esibizione di noti artisti e cantanti in uno dei consueti megaconcerti, certe reazioni e le critiche sarebbero state più tiepide e i consensi più manifesti.
Ed, infine, il commento molto penetrante inviato dalla dott.ssa “L. M.” (cattolica praticante – fedele atipica): “Mi permetto di dissentire. La festa di San Matteo è di tutti, a qualunque schiarimento politico si appartenga e se andrò alla processione (preghiera itinerante per chi crede) non starò a farmi impressionare dalla nuova piazza, dimenticando il degrado, l’inciviltà, il disordine e la violenza in cui è ripiombata Salerno. Diverso è concedere spazi parrocchiali ad un candidato. Sarebbe avvallare quella figura e quella politica. Fa bene l’Arcivescovo a non mettere il sigillo su questa e su qualsiasi altra campagna elettorale. Poi da fedele atipica che si è sempre tenuta lontana dai grandi pellegrinaggi e dalle grandi cattedrali, preferendo il silenzio della chiesetta spoglia di San Damiano, dove al massimo potevano entrarci, prima del covid, 30 persone, ora sento il bisogno di un bagno di folla. Con mascherine e a distanza”.
Tutto giusto quello che scrivono l’ammiraglio e la dottoressa; sulla linea dell’orizzonte, però, rimane una considerazione di fondo: “Nulla da recriminare sulla concessione di una piazza, così come sull’esigenza della gente di ritrovarsi in preghiera, ma far finire la processione in quella piazza specifica che sarà inaugurata in pompa magna nella stessa mattinata del 21 settembre può apparire come uno schieramento politico ben preciso in favore di una fazione a danno delle altre. Ed è questo che la Curia doveva tenere ben presente; è questo che il portavoce dell’arcivescovo doveva ben chiarire all’alto prelato salernitano. I portavoce valgono anche per questo e non solo per firmare i comunicati voluti dal proprio superiore gerarchico”.
Questo, ovviamente, non l’hanno tenuto in conto neppure i due commentatori dei quali ho pubblicato il pensiero; e forse nella tomba si starà rigirando anche il compianto Luigi Del Pizzo che sulla storia della processione catto-deluchiana scrisse dei veri pezzi capolavoro.
Come rilevato anche leggendo altri quotidiani on line, la vicenda della celebrazione della ricorrenza di San Matteo da tenersi in una Piazza che, già oggetto di attenzione per problematiche di ogni tipo, viene messa al centro di nuove polemiche, alcune che rinfocolano i fatti del passato, altre indirizzate a stigmatizzare un uso improprio della stessa, altre, giustamente più delicate, perché l’avvenimento cade in un periodo importante per il governo della città e sarebbe da increduli non vedere anche aspetti politici ed elettoralistici in tutto questo.
Come forse ho avuto modo di affermare, non è quest’ultimo il campo in cui potrei esprimere opinioni convinte o convincenti, anche se, come si sa fin dai tempi dell’antica Grecia, la politica è una nobile arte quando realmente esercitata a favore di una “polis” o di un intero Paese.
Dal mio punto di vista, mi ha colpito il fondato, dialettale dubbio di M. Lo B (mi scuso se dalle iniziali non lo identifico) quando afferma: “si se ne car’ a’ piazz’ … sient”.
E’ un dubbio fondato che investe tutti, soprattutto i progettisti di tutte le opere ingegneristiche. La deontologia professionale non consente alcuna superficialità nel settore, in tutte le sue branche, specificità e soprattutto per quelle realizzazioni che comportano utilizzazioni da parte del pubblico.
La Scienza delle Costruzioni, nella fase didattica all’Universita, e in seguito nella sua pratica applicazione sul campo, fornisce tutti gli strumenti necessari per il proporzionamento delle parti. Rigorosi coefficienti di sicurezza, modulati a seconda delle destinazioni, vengono introdotti per salvaguardare le strutture da sopraccarichi insoliti.
Poi, a lavori finiti, intervengono i collaudi parziali e totali, per i quali occorre altrettanta scrupolosità in quanto occorre verificare anche la bontà esecutiva con cui l’opera è stata compiuta.
Non pretendo con questo di attribuire la patente di “indistruttibile” ad ogni manufatto.
Esiste purtroppo l’imprevisto derivato da calamità naturali, da condotte irresponsabili che, specie nel campo delle manutenzioni, fanno registrare incuria e manchevolezze.
Ovviamente l’auspicio è che simili situazioni non si verifichino e, in particolare, che quanto sommariamente descritto sia stato posto in opera e certificato in ossequio alle vigenti normative.
Infine, per alleggerire eventuali tensioni, mi è venuta spontanea una considerazione sulla particolare attenzione che San Matteo ha per la sua città: alle due coincidenze – le celebrazioni in suo onore e l’inaugurazione della Piazza della Libertà – ha provvidamente aggiunto l’arrivo a Salerno di … San Ribery, in modo da offrire una via di uscita da un imbuto che diventava sempre più stretto ed orientare l’opinione pubblica verso un altro capo della città, per questioni meno impegnative ma ugualmente molto sentite e coinvolgenti.