da Le Cronache Lucane
Emanuela Calabrese
MURO LUCANO (PZ) – 04.09.21 – L’UniTre di Muro Lucano, per il tramite della vicepresidente Milena Nigro, ha ospitato e ringraziato Alberto Torresani, Alpino intervenuto negli aiuti in occasione del sisma del 1980.
L’Associazione ha consegnato al Cavaliere, la pergamena e la medaglia UniTre, “riconoscendo in lui i principi di altruismo, umanità e condivisione, pertanto conferendogli il titolo di Maestro di Generosità”.
Un messaggio è giunto anche dal Sindaco di Casaleone, informato del viaggio a Muro del concittadino Torresani rivolgeva i saluti al collega lucano, con il piacere di creare un legame di amicizia tra le due comunità.
Dopo i Saluti istituzionali e l’accoglienza del Sindaco di Muro, Giovanni Setaro il quale ha donato una targa “in segno di riconoscenza e gratitudine per aver mantenuto vivo negli anni il rapporto con la città di Muro”, la vicepresidente Nigro ha proceduto a ripercorrere quei momenti e riannodare il filo che ha tenuto vivo l’attaccamento del Caporal Maggiore del Battaglione Logistico Tridentina alla città di Muro.
Ore 19:34 del 23 novembre dell’80. La terra trema devastando, in pochi minuti, una vasta zona dell’Appennino meridionale, compresa tra l’Irpinia e la Basilicata, un’area di circa 17mila Kmq. Città e villaggi, scuole, ospedali, furono polverizzati insieme a ciò che si potrebbe definire il cuore della civiltà, il suo patrimonio culturale con i centri storici, gli edifici monumentali e le chiese. Tutti i 131 comuni della Basilicata riportarono danni, alcuni enormi. Fra questi, 63 furono gravemente danneggiati mentre 9 furono inseriti negli elenchi dei comuni disastrati: Balvano, Bella, Brienza, Castelgrande, Muro Lucano, Pescopagano, Potenza, Ruvo del Monte e Vietri di Potenza. Le vittime del terremoto furono circa tremila, più di ottomila i feriti e circa 280 mila gli sfollati. In Basilicata, nella provincia di Potenza, persero la vita 146 persone. Solo a Balvano si contarono 77 morti, che rimasero sepolti sotto il crollo della facciata della chiesa di Santa Maria Assunta, dove si stava celebrando la Messa, una funzione dedicata ai ragazzi, ne morirono 66, tra bambini ed adolescenti.
Nel novembre del 1980, quando ancora non era stata creata la Protezione Civile, il Cavalier Torresani aveva raggiunto l’Irpinia per soccorrere i terremotati. Fu un’esperienza che non dimenticherà mai più.
Ma poi è lo stesso Alpino a ripercorrere quei momenti: “Siamo partiti da Bressanone in 60 commilitoni con 33 mezzi, io ero la scorta. Quando siamo arrivati ci hanno destinato in vari paesi. Io sono rimasto da solo con il mio Comandante con varie mansioni di soccorso logistico. Ho attraversato tutta l’Irpinia e anche Muro Lucano, mentre i miei compagni li ho rivisti solo dopo 60 giorni quando ci hanno dato il cambio per ritornare a casa”.
E’ già tornato una volta in Basilicata grazie ad un’amicizia che Torresani aveva stretto qualche tempo prima via social con Carmela Turturiello, una residente di Balvano. «Dopo l’esperienza del terremoto», spiega Torresani, «mi ero ripromesso che prima o poi sarei tornato in quel paese». È arrivato così il momento per una vacanza e, accompagnato dalla moglie, si è recato nel luogo dove da giovane Alpino in armi aveva prestato soccorso ai terremotati, condividendo con loro le difficoltà, gli stati d’animo di quei terribili momenti.
Ancora una sua dichiarazione: “In tanti mi chiedono cosa significa essere un Alpino. L’orgoglio di aver portato una divisa, l’onore di aver fatto parte di un eroico Battaglione, la Tridentina. Ho fatto tesoro dei gradi che mi hanno assegnato, e dei valori che mi hanno insegnato. La mia non è stata una passeggiata, 250 notti in sacco a pelo, un record di pochi, mi hanno temprato e insegnato il sacrificio, culminato poi nel disastro dell’Irpinia. Ho saputo far tesoro di tutto questo, non solo come soldato ma anche sotto l’aspetto umano personale, e verso chi più aveva bisogno. Tutte cose che mi sono poi servite nel prosieguo, trovando nelle difficoltà della vita una forza che già era in me. Questo è un Alpino, un tesoro maturato con il sacrificio, e a disposizione per se e per tutti…”
“Non dobbiamo dimenticare – conclude Nigro- che gli Alpini sono stati e sono sempre presenti ovunque la solidarietà umana richiede impegno, aiuto morale e materiale. Senso di solidarietà che è innato, che consiste nell’offrire la propria disponibilità verso gli altri senza interesse e a profonderla con generosità specie verso i più bisognosi e i più deboli. E’ oggi più che mai un organismo vivo ed operante nella realtà quotidiana del nostro Paese con il fine di insegnare ai giovani l’amore verso il prossimo e l’amore verso la Patria, interviene in massa volontariamente in soccorso delle popolazioni civili colpite da calamità naturali e in occasione di emergenze pericolose, senza limiti di tempo e di spazio. In caso di emergenza, nel giro di poche ore, sono in grado di raggiungere le località più diverse e più lontane in Italia e all’estero. E’ per questo che li ringraziamo tutti con grande riconoscenza a nome del Cav. Alberto Torresani”.
Interessante per l’esperienza inevitabilmente rivissuto e per la generosità riscontrata in molte persone, in primis, l’alpino Torredani