da Antonio Cortese
Una delle poche volte che lo zio di Milano ha detto qualcosa contro i propri interessi, nel districarsi dei suoi “conflitti”, ovvero contro il proprio elettorato veteropatriottista, è stato quando ha ricordato la necessità dell’Esercito Europeo.
Commento con piacere l’articolo coi piedi per terra del professore Gravagnuolo, col quale ho sostenuto il mio primo esame di Scienze della Comunicazione nel ’93; 26: Aurea mediocritas!.
I caschi blu europei, quando però si concluse la fase degli insulti del parlamento europeo non tanto a lui , ma all’Italia intera, anche questo progetto che purtroppo sembrava un’alibi diplomatico per sedersi a Bruxelles, sarà andato nel trita-file.
Forse quel nano voleva crescere, anche con le zeppe ai tacchi delle scarpe in goffa moda varesotta classica. Era presto. Come poteva mai fare breccia un fanatico della mondanità in politica militare? Quando ancora oggi i colonnelli sbandierano frecce tricolori e nonnismo burocratico, è difficile si costruisca appieno l’identità difensiva del più complicato dei continenti; che se cominciasse a camminare con un paio di stivaletti, anche casual, farebbe paura a Rocky, Rambo e Sting.