Aldo Bianchini
SALERNO – “Bettino garibaldino per amore” (FdBooks. Edizione 1.0) è, in ordine di tempo, il quarto lavoro letterario che lo scrittore autodidatta Antonio Romano (nativo di Sassano in provincia di Salerno) ha firmato negli ultimi sette-otto anni.
Ho parlato di lavoro letterario e non di “opera letteraria”, come solitamente e diffusamente si dice anche per libri firmati da scrittori non ancora affermati nel mondo della narrativa, perché Antonio Romano contrariamente a tanti altri scrittori di giornata sta dimostrando a se stesso e poi agli altri (cioè i lettori) di essersi formato lentamente ma su di un percorso attentamente studiato con grande passione, proprio come sanno fare soltanto gli autodidatti e tutti coloro che credono in quello che fanno.
Ho parlato di quarto lavoro, contrariamente a quanto dice lo stesso autore, perché il vistoso miglioramento nella scrittura lo si deve ricercare proprio nel primo lavoro “Mio padre” (ed. Albatros 2014) che Romano ha avuto il coraggio di riscrivere in una seconda edizione, molto più ricca di particolari che spesso sfuggono ad una prima lettura superficiale, per compiere il primo passo da gigante verso la soluzione da dare al suo innato istinto di scrivere e mettere nero su bianco, cominciando innanzitutto dalle sue esperienze di vita vissuta (Mio padre e Kilometro 112) per poi lanciarsi in maniera definitiva nel mondo della narrativa pura, senza trascurare precisi e significativi riferimenti storico/ambientali nei quali localizzare i suoi racconti. Racconti che, badate bene, almeno per il momento non si allontanano molto dalle condizioni sociali e ambientali del territorio in cui è nato e vissuto per molti anni; e così facendo Antonio Romano si è sottoposto ad un’altra prova di controllo da parte dei suoi potenziali lettori che ben conoscono la storia e le condizioni socio-economiche della zona territoriale cui l’autore fa riferimento in tutti i suoi quattro lavori fin qui editati.
E prima di arrivare alla narrativa pura con “Bettino, garibaldino per amore” lo scrittore si è affacciato nel mondo letterario, dominato da tanti soloni spesso inconsistenti e a volte attenti utilizzatori del copia-incolla, ponendosi letteralmente in gioco con la storia del padre, della sua famiglia e di se stesso raccontando magistralmente la lunga esperienza di vita-lavoro vissuta nelle aree di distribuzione carburanti di Sala Consilina sulla autostrada Salerno/Reggio Calabria.
In sette-otto anni Antonio Romano è maturato moltissimo; nessuno di noi la sapeva o poteva minimamente immaginarlo ma Egli ha sapientemente pianificato la sua azione per l’ingresso nel mondo letterario; e quello che forse a molti di noi appariva semplicemente come uno scritto amarcord dedicato al padre era, invece, la prima piattaforma di lancio verso traguardi più importanti; traguardi che ha sicuramente raggiunto con “Bettino, garibaldino per amore”.
In questo lavoro Romano è riuscito a creare una bellissima – originale – coinvolgente e convincente storia d’amore infilandola in un contesto storico (passando addirittura per la strage dei 300 di Pisacane per arrivare al passaggio dei garibaldini nel Vallo di Diano ed al ruolo importante recitato dai monaci della Certosa, senza trascurare il diffuso brigantaggio che insanguinò molte zone del mezzogiorno) molto ben preciso e definito, quanto incontestabile e verificabile. Ed è proprio qui l’ottima abilità letteraria di Romano che di quella storia d’amore tra Bettino e Claretta (con l’intrusione del prepotente Vittorio come simbolo delle stridenti differenze sociali dell’epoca che, nel bel mezzo del XIX secolo in concomitanza con l’unità d’Italia, erano all’ordine del giorno) ne fa il filo conduttore dell’intero romanzo, la cui trama costringe il lettore a leggerlo tutto d’un fiato.
Due fattorie, di Attilio e Gennarino, sotto il dominio di Don Camillo spalleggiato dal tracotante don Guglielmo e le incursioni dello Sparviero e il Mastino (due briganti) che si muovono in una ridda di nomi tutti ben miscelati fra loro: Bettino e Claretta, poi Carmela, Benedetto, Gaetano, Francesca, Demetrio, Marianna, don a Vittoria, donna Olimpia, Assuntina e Vittorio (il nemico giurato di Bettino).
L’ultima riflessione riguarda il racconto della vicenda nel suo complesso; l’autore Antonio Romano è stato capace di scrivere ma anche di “far vedere” le varie fasi della storia ben collegate tra loro in una sorta di contemporaneità temporale che è molto difficile da rappresentare per iscritto; lo scrittore c’è riuscito in maniera molto efficace; complimenti a lui.
Come va a finire la storia d’amore tra Bettino e Claretta con le varie irruzioni di Vittorio ? beh! questo è lo scoop finale che lascio ai lettori del romanzo “Bettino garibaldino per amore”.