Aldo Bianchini
SALERNO – Ritorna prepotentemente al centro dell’attenzione generale il destino poco chiaro di Piazza Flavio Gioia, meglio nota ai salernitani come “La Rotonda”; quella piazza circolare naturale che una volta era il fulcro cittadino del mercato del pesce, che le sere delle feste natalizie si animava all’inverosimile, che però era da tempo stata lasciata all’incuria totale.
Ed ecco sulla scena arrivare l’allora sindaco Vincenzo De Luca che, senza por tempo in mezzo, decise di strappare il mercato dal centro della città per confinarlo in vari punti nella cinta periferica di Salerno. Probabilmente in quel momento al sindaco premeva ripulire quella zona nella prospettiva di incentivare, poi, la frequenza della piazza semi-storica con un serbatoio di cultura che non è arrivato vuoi perché gli interessi sono andati scemando e vuoi perché, probabilmente, l’indole privata di chi ha investito in attività commerciali su quella piazza ha obiettivi diversi.
Sta di fatto che la piazza è abbandonata come giustamente ha ripreso, concettualmente, Luciana Mauro de Il Mattino (edizione del 26 agosto scorso) in seguito ai vari episodi di squallido e vigliacco teppismo che giovinastri inconcludenti hanno sciorinato in queste ultime settimane.
Questa la cronaca recente; voglio, però, ricordare che su questa benedetta piazza ho scritto diverse volte fin dal 6 maggio 2009, e dal mio punto di vista ho offerto anche una soluzione che qui di seguito rimetto in corsa:
“”Penso e credo che qualche volta il nostro Sindaco sia stato a Roma ed abbia visitato anche “Piazza del Campo de’ Fiori”. La mitica piazza cinquecentesca (e forse anche più antica…), sotto lo sguardo anche un pò scettico ma, comunque, benevolo di Giordano Bruno (lì arso vivo nel quindicesimo secolo), è una piazza dalla doppia identità che riesce a trasformarsi ogni giorno. Tutta la mattinata è convulsamente invasa da bancarelle di ogni tipo (caotiche, disordinate e anche sporche…), alla sera cambia pelle e d’incanto diventa uno dei poli attrattivi più importanti della capitale e, forse, del mondo. Artisti di strada, boemiene, musicanti, decine di ristorantini e una imponente folla di curiosi fino a notte fonda. Al mattino l’anima romanesca più popolare possibile (con donne che sbucciano in diretta i fagiolini o le fave sotto l’obiettivo di telecamere e macchine fotografiche), a sera lo schopping e la cultura; e sempre turisti su turisti. Ecco basterebbe questo a Salerno, in piazza Flavio Gioia, per ridare alla city un rilancio effettivo al di là delle canoniche bancarelle della Fiera del Crocifisso e dei rari momenti in giro per i vicoli del centro storico, ma sempre e soltanto in occasioni preordinate e annuali. Piazza Flavio Gioia dovrebbe essere, invece, un centro mercatale e culturale al tempo stesso. Pensate, al mattino ritorna il grido del pescivendolo e la sera la calma culturale di tantissimi eventi. Mi meraviglio che il prof. Apolito (anche se recentemente contestato nella sua stessa Università) non abbia mai suggerito al Sindaco una soluzione del genere che per essere pensata e partorita non necessità di una cattedra universitaria, basta andare a Roma””.
La situazione, per La Rotonda, è ferma al 2009; da allora non si è mosso niente e tutto è lasciato a qualche sporadica iniziativa poco calendarizzata, ovviamente il degrado e gli attacchi teppistici non mancano a fare il resto.
Bisogna avere il coraggio di prendere decisioni forti; far ritornare il mercato del pesce e strutturare una serie di attività come nella mitica piazza romana; il resto lo farà il popolo, perché nessuno lo dimentichi che Piazza Flavio Gioia è la piazza del popolo.
La tematica ha interessato ed interessa troppe persone. Le piazze d’Italia però solitamente sono presenziate da una una presenza bronzea: Garibaldi, Savonarola, o l’eroe del paese; per questo perdurano nella fama non solo urbanistica. Flavio Gioia, “nientepocodimeno” inventore della bussola, a Salerno invece sembra richiamare chissà quale amico di bisboccia. Sicuramente la Porta Nova che la domina ha già il suo protettore da inghirlandare alla propria tradizione, e subito giù una delle tante belle cappelle votive alla Madonna, ma almeno una mattonella con il simbolo del navigatore, anche se non salernitano, ma onorato in una città di mare ci calza necessariamente. Le forze straniere già hanno decapitato piazza ferrovia nell’ultimo conflitto mondiale; e lì i nostalgici a piangere le solite cartoline bianche e nere sporcate dalle mani sporche di caffè. Gli artisti a Salerno ci sono e molti hanno superato la settantina. Personalmente scultori come Raiola, Mastroberti ed altri li conosco e sono conosciuti anche nel resto d’Italia, però si sa che sono più alle prese con gli acciacchi dell’età che con stimatori e riconoscimenti che stanno lì sempre ad aspettarli.
Il mercato di mattina sarebbe una operazione di rispetto della storia e della urbanistica del luogo. A Campo dei Fiori a Roma o in tutte le piazze Erbe del nord si tiene il regolare e poi ci si intrattiene. Qui si è fatto come in quelle case un poco cado celle in cui nelle camere da pranzo o nel salotto non si toglieva il cellofan dalle sedute e non si entrava
Le città devono avere le proprie atmosfere, i loro colori i loro odori. Le città sono una serie di luoghi. Il concetto di luogo non è qualcosa di geometrico o geografico, ma di esistenziale. Non a caso si dice “sentirsi fuori luogo”. Un luogo è memoria, lo si riconosce anche senza gli occhi. La Rotonda è mercato dall’anno 1000 se non prima e tale deve ritornare ad essere. L’esempio del mercato rionale di via Piave trasferito in piazza Casalbore per alcuni mesi dimostra che è possibile la coesistenza di più funzioni nello stesso posto.
Piazza Flavio Gioia (la rotonda)può decollare se organizzata con EQUANIMITÀ dalle istituzioni preposte OGGI=spazi esterni dati in modo e misure errate oscurando e penalizzando altre attività, l’armonia è la forma ad U (esedra)della bellissima piazza è stravolta da tavolini selvaggi ed ombrelloni orrendi.La soluzione ? molto semplice dare ad ogni attività (bar ristoranti) a tutti gli stessi spazzi esterni sia in larghezza rispettando le proiezioni dei muri interni di ogni locale sia in lunghezza,in misura tale da dare continuità all’armonia della piazza(ogni locale piccolo o grande deve avere uguali spazzi esterni),eliminare gli ombrelloni, sostituire con tende ombreggianti della stessa misura e colore + migliorie varie da studiare.P.S. Quando la piazza è SCIC anche gli INCIVILI si adeguano,e l’utenza aumenta .