Dr. Pietro Cusati (giurista-giornalista)
Roma, 29 luglio 2021. Nella culla del diritto può accadere anche il “garbuglio” relativo al caso Mottarone, sulla gestione del fascicolo riguardante l’incidente della funivia,in cui morirono quattordici persone, sulla sostituzione del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Verbania. La magistratura è autonoma e indipendente ed è soggetta soltanto alla legge, i magistrati si distinguono tra loro soltanto per funzioni,secondo la nostra costituzione. La separazione delle carriere dei magistrati ritorna ogni volta che si parla di riforme della giustizia. L’Italia è uno dei pochi paesi al mondo in cui i Pubblici ministeri e i magistrati giudicanti appartengono alla stessa carriera,selezionati cioè da un unico concorso e dei trasferimenti e dei loro procedimenti disciplinari si occupa il Consiglio superiore della magistratura. Secondo i penalisti dell’Unione delle Camere penali italiane che hanno partecipato a Roma all’evento nazionale dal titolo “Separazione delle carriere e riforma della Magistratura: se non ora, quando?”. «La unicità delle carriere dei magistrati del Pubblico Ministero e dei Giudici impedisce la piena realizzazione dei principi costituzionali del giusto processo ed in particolare della terzietà del giudice». Le Camere penali hanno presentato in parlamento la legge di riforma costituzionale di iniziativa popolare per la realizzazione della separazione delle carriere, sottoscritta da oltre 75.000 mila cittadini italiani. Si tratta di una proposta di legge costituzionale che l’Ucpi ritiene la strada maestra per separare le carriere dei PM e dei Giudici ,necessaria anche per «riconsegnare credibilità alla giurisdizione del nostro Paese, oggi fortemente compromessa nel sentire della pubblica opinione».L’Unione delle Camere Penali Italiane continua la battaglia per l’approvazione della proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare per la separazione delle carriere,firmata da 75 mila cittadini e pendente in parlamento. Il Re, dunque, è nudo, e se in questo Paese fosse ancora necessario avere conferma della improcrastinabile necessità di operare, da subito, per una riforma costituzionale che separi le carriere tra magistratura inquirente e magistratura giudicante, la clamorosa vicenda di Verbania ha assolto definitivamente questo compito.La comune appartenenza di Pubblici Ministeri e Giudici al medesimo ordine, al medesimo organo di autogoverno, alla medesima rappresentanza associativa, ai medesimi percorsi professionali, consente ai primi di esercitare, grazie alla natura eminentemente politica e fortemente mediatica dell’attività inquirente, una supremazia ed una forza di condizionamento degli uffici giudicanti scandalose e non più oltre tollerabili.