EBOLI: il caso Cariello e l’intreccio politico

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Quando un giornalista predilige l’approfondimento alla cronaca finisce inevitabilmente per uscire allo scoperto e abbandonare in via definitiva quella maschera, molto ieratica ma poco piacevole, che ti può dare soltanto la stretta cronaca degli avvenimenti.

Per questa ragione mi trovo, con questo articolo, di fronte ad un bivio: pubblicare soltanto quello che dichiarano gli interessati (Cariello, Memoli e Sorrentino) oppure cercare di interpretare sul piano giornalistico-politico gli avvenimenti ?

Scelgo la seconda ipotesi dopo aver letto e studiato attentamente tutto il carteggio esibitomi da una delle parti in causa, carteggio che da tempo è in possesso della magistratura inquirente e degli Enti istituzionali di riferimento.

In tutta buona fede mi sento, quindi, di poter affermare che nel “caso giudiziario Cariello” (l’inchiesta che ha travolto l’ex sindaco di Eboli “Massimo Cariello” nell’autunno 2020 poche settimane dopo essere stato rieletto a maggioranza bulgara) sta prendendo decisamente il sopravvento l’intreccio politico fatto di messaggi trasversali e di agguati incontenibili; un intreccio  che, comunque, è sotto gli occhi di tutto perché in ogni nomina da fare c’è sempre un coacervo perverso di interessi che, spesso, nulla hanno a che fare con la corretta gestione della cosa pubblica.

La tranche della vicenda che mi interessa esaminare attiene la “macchinazione politico-istituzionale” messa in atto nel corso del 2020. Difatti quando sembrava tutto fatto all’interno del Consorzio Intercomunale Farmaceutico (CFI) per la nomina del nuovo presidente del CdA (alla cui carica era chiaramente ed unanimamente indicato come candidato l’avv. Salvatore Memoli, che è stato il fondatore del CFI e primo presidente) ritornato nelle grazie del cerchio magico deluchiano) ecco arrivare le prime difficoltà politiche all’interno del CdA, piegato ai diktat deluchiani, e l’ostracismo viscerale contro la possibilità che Memoli potesse ritornare a governare il Consorzio Farmaceutico (i sindaci covavano risentimento contro Memoli, dichiara Cariello).

E’ bene precisare che il ritorno di Memoli era stato auspicato da più parti perché ritenuto l’unico manager in grado di risistemare la situazione del Consorzio che appariva ormai allo sbando sia sul piano politico che dirigenziale ed economico anche a causa delle cento (circa !!) vertenze di lavoro intentate dai dipendenti contro le condizioni di gestione dell’Ente dal quale, mano a mano, alcuni Comuni si stanno sfilando.

La causa dell’ostracismo improvviso e violento contro Salvatore Memoli sarebbe stata indicata nell’esistenza di un contenzioso tra il Consorzio Farmaceutico e lo stesso Memoli reo, secondo il Consorzio, di aver utilizzato un telefonino di servizio anche dopo la sua caduta dalla presidenza del CdA a causa di una pregressa “battaglia politica” con accuse e controaccuse.

L’attenta analisi dell’imponente carteggio (ripeto, già in possesso della magistratura) ha evidenziato, almeno ai miei occhi, una situazione completamente diversa e opposta alla tesi dell’esistenza del contenzioso avanzata dal CdA contro Memoli; dagli atti risulta, invece, che alle reiterate richieste (lettere raccomandate !!) del manager di chiudere il problema il CdA non ha mai risposto o ha fatto finta di non capire, quasi come se qualcuno avesse deciso di mantenere in piedi quel contenzioso, pretestuoso e forse infondato, fino alla conclusione della battaglia per la nuova presidenza in modo tale che nessuno avrebbe potuto più avanzare l’ipotesi di una terza presidenza Memoli al governo del Consorzio Farmaceutico che naviga ormai in  acque sempre più tempestose.

Naturalmente la tenuta di Memoli in stand-bay, se vera la pretesa accusa, ha consentito e consente tuttora ai difensori di Massimo Cariello e Francesco Sorrentino di allontanare da loro il sospetto che avessero cercato di ostacolare l’ascesa di Memoli verso la presidenza in quanto impossibilitato a concorrere.

Questa è soltanto una mia prima interpretazione dei fatti; sicuramente la storia continuerà e non mancheranno probabili sorprese.

Vi lascio, nell’attesa di un prossimo articolo, pubblicando integralmente la dichiarazione diffusa dall’avv. Salvatore Memoli dopo l’articolo apparso su Il Mattino del 16 luglio scorso con il titolo “Cariello al gup, liberatemi e consentitemi di lavorare”.

 

Dichiarazione di Salvatore Memoli

Sono costretto a leggere dichiarazioni dell’ex Sindaco Cariello, nel processo che lo vede imputato, per quanto concerne la mia persona assolutamente fantasiose e prive di riscontro nella realtà. La mia richiesta fatta a lui ( ad Alfieri, a Servalli) per quanto riguarda il Consorzio Farmaceutico è riferibile alla considerazione che i Sindaci sono la proprietà del CFI pertanto hanno un dovere di vigilanza sugli atti e sul personale. Si reitera la dichiarazione in questo processo che sono incompatibile per un contenzioso tra me ed il CFI. Se lo sono, lo sono unitamente al difensore di Cariello che era codifensore con altri nel processo contro di me ed il Consiglio di amministrazione per false comunicazioni sociali, dove sono stato assolto con formula piena, in Tribunale ed alla Corte dei Conti, senza ricevere il rimborso degli onorari per tale ingiusto processo. A questi signori ho sempre chiesto di pagare gli onorari della difesa, inclusi quelli di Cecchino Cacciatore.  Poiché ho subito e subisco atti di manifesta ingiustizia dalla gestione del CFI ho sempre ritenuto di appellarmi in modo trasparente al ruolo dei Sindaci che sono i proprietari. Evidentemente le sensibilità sono differenti e la percezione dei diritti non è la stessa. Non mi è stato possibile testimoniare nel processo sul presupposto di una incompatibilità, creata contro di me dal CFI e su cui faró piena luce nelle sedi giudiziarie, avendo dalla mia parte atti incontrovertibili. Cariello lo ritenevo un amico evidentemente anche i concetti di amicizia non sono definibili in modo oggettivo, alla luce dei fatti noti a tutti. Gli auguro di recuperare lucidità e serenità ma ciò non toglie che insieme ad altri ha gestito in modo poco chiaro rapporti umani ed un Consorzio di farmacie che meritavano maggiore rispetto

 

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