Avv. Giovanni Falci
(penalista-cassazionista-scrittore)
Ieri a Torraca è partito “l’ultimo pustale” perché se ne è andato Luigi Nicolaio, a distanza di pochi mesi dal suo amico e collega Raffaele Gaetani.
Due personaggi storici del paese perché hanno rappresentato, per anni, “il viaggio”.
Luigi alla guida e Raffaele ai biglietti sono partiti da Torraca per Salerno alle 4 del mattino migliaia di volte e hanno fatto rientro, stremati alle 19.
Con il freddo, la pioggia, il gelo, il caldo e l’afa, senza aria condizionata, senza autostrada, hanno trasportato migliaia di passeggeri a bordo dei Pulmann Lamanna di cui erano dipendenti.
Sempre entrambi sorridenti e disponibili con il prossimo hanno segnato la storia di Torraca.
Perché, è bene dirlo subito, Torraca non è che sia un posto in cui ci siano troppi rumori del passato, in cui si percepisce la vertigine dei secoli, si sentono le rivoluzioni, la gloria, si ricordano i clamori. La storia di Torraca è segnata da questi “eroi semplici” che sono stati Luigi e Raffaele che valgono più dei Baroni Palamolla che hanno affamato e sfruttato decine di generazioni di torrachesi che subissavano di tasse e soprusi e che si facevano chiamare “padroni”.
Quella è storia negativa, la storia bella sono Luigi e Raffaele che aiutavano i loro paesani al disbrigo delle pratiche burocratiche nella città; che giocavano i numeri al lotto a quelli che non avevano la ricevitoria in paese e che quindi non avrebbero potuto “sperare”; che consegnavano il pacco al parente in città o aspettavano il pacco dalla città (novelli amazon degli anni 60).Tutte “piccole cose” che mi riportano alla mente un bel passo di Sergej A. Esenin “se il nostro destino è segnato dalla sofferenza, è pur vero che abbiamo il diritto di sorridere per le piccole cose”.
Sempre con garbo, con eleganza e con sorriso.
Ecco, il sorriso è ciò che accomuna queste due persone che hanno avuto, dopo l’esperienza lavorativa in comune, percorsi di vita diversi: Raffaele sindaco per decenni di Torraca e Luigi coltivatore del suo fondo con abilità e diligenza. Entrambi hanno continuato a sorridere al prossimo quando li incontravi sulla panchina della piazzetta difronte la chiesa o sul motozappa nella curva degli ilici. Quel sorriso e quella generosità verso tutti da cui, non credente, ricavo una consolazione per la loro morte: come diceva Erich Fromm “morire è tremendo, ma l’idea di dover morire senza aver vissuto è insopportabile”.
Luigi e Raffaele hanno di sicuro vissuto e anche bene innanzitutto con se stessi.
Essi si sono tenuti pronti per il momento finale perché hanno impiegato bene tutti gli altri momenti.
Entrambi hanno edificato nel presente vissuto colmo di opere giuste la loro memoria e in quel presente e in quelle opere ci hanno consegnato il loro futuro spirituale.
Arrivederci sul pustale.