Aldo Bianchini
SALRNO – Sono passati già venti anni ma ho sempre impressi nel mio cervello gli occhi, smarriti ed impauriti e forse terrorizzati, di una ragazza alla guida di un’autovettura Ford/Focus mentre precipitava dall’ultimo viadotto prima dello svincolo di Sicignano (direzione sud) per schiantarsi, una trentina di metri più giù, sul pilone di cemento armato dell’autostrada finendo sull’asfalto di una stradina interpoderale.
Morirono in tre, tutte giovani ragazze per un totale di 70 anni di età: Cinzia Grippa, Caterina Caruccio ed Erica Rizzo, questi i nomi delle tre giovani vite che furono costrette a lasciare questa terra a causa di un sorpasso a destra, sciagurato e disastroso, da parte di una 155/Alfa Romeo (con quattro napoletani a bordo) che poi si diede alla fuga.
Era il 7 luglio del 2001, ore 11.00 circa, ed io procedevo a bordo della mia autovettura in direzione Salerno-Sala Consilina quando, come unico testimone oculare, assistetti a quel drammatico incidente stradale con la Ford di quelle tre giovanissime ragazze sbandò e prese letteralmente il volo superando il guard-rail finendo nel vuoto.
Oltre agli occhi terrorizzati di Cinzia (che ho identificato ovviamente in seguito) che per qualche secondo fissò i miei, la macchina di Cinzia si trovava pochi metri davanti alla mia e solo perché si era levata in volo non la investii; fu comunque una grande tragedia, la più grande alla quale io abbia mai assistito.
Quando mi affacciai al guard-rail del viadotto vidi il braccio di Erica fuori dalla macchina che sanguinava in maniera copiosa; gli occhi di Cinzia e il braccio di Erica li rivedo ancora oggi dopo venti anni.
La mia testimonianza dinanzi al pm Ernesto Sassano, titolare delle indagini, fu decisiva per ricostruire la dinamica dell’incidente ma, soprattutto, per identificate l’autovettura investitrice che si era data alla fuga; mi ero presentato spontaneamente dinanzi al PM Sassano accompagnato dal mio avvocato dell’epoca GianEttore Gassani.
Non ho mai conosciuto i genitori di Cinzia, Caterina ed Erica e loro non hanno fatto niente per conoscermi; pazienza, la vita è fatta anche di queste cose.
Rimasi, però, malissimo e profondamente turbato quando nel gennaio 2014, mi viene notificata una convocazione presso la sezione di Eboli del Tribunale di Salerno per essere esaminato dal magistrato dott.ssa Paola Giglio Cobuzio nella qualità di testimone nel giudizio civile n. 469/2004 R.G. intentato da Caruccio Silvio + 2 c/Liberato Grippa + 2 e Sara Assicurazioni spa per <<risarcimento danni>> (Liberato Grippa era il papà di Cinzia che al momento dell’incidente guidava la Ford Focus). Esterefatto, più che sorpreso, che dopo tredici anni il caso giudiziario fosse ancora aperto e palpitante per una storia di risarcimento danni, una brutta storia. Ligio al mio dovere di cittadino di questo Paese … arrivo in aula ad Eboli e scopro che, dopo tredici anni, i parenti ed affini delle tre vittime si stanno dando battaglia giudiziaria per implementare gli indennizzi (risarcimento danni) arrivando anche a sostenere che la conducente il veicolo volato fuori strada era poco pratica nelle guida delle autovetture e che per questo, come concausa, si era verificato il terribile incidente stradale. Sempre più esterefatto, ma anche mortificato, decido di compiere per la seconda volta il mio dovere civico e dinanzi al magistrato ripeto pedissequamente quanto già dichiarato tredici anni prima, sicuro che mai nessuno si preoccuperà di chiedermi qualche spiegazione anche soltanto per curiosità e, soprattutto, per descrivere quegli occhi terrorizzati che mi guardavano con angoscia..
io lavoravo con Erika , era il mio braccio destro . lavoravamo insieme alla sede “ strike “ di Agropoli.Una settimana prima avevo partecipato al suo matrimonio . Una ragazza semplice , con pochi vizi , proveniente da una famiglia molto umile . Il giorno prima dell’incidente ero a lavoro con Erika , la quale mi portò a conoscenza di un piccolo problema di salute . Si era sempre rivolta ad un dottore che a quel tempo lavorava sopra il nostro ufficio . Non colsi l’intero discorso , capii solo che sarebbe andata da un altro dottore , su consiglio del neo marito Paolo. Non avevo colto il fatto che sarebbe andata a Polla . Il giorno dopo non lavoravo. intorno alle 14 , ricevo una chiamata da parte di un altro collega , Mimmo, che mi chiese di raggiungerlo ad Agropoli perché stava poco bene . “ non mi sento bene , puoi venire per piacere ? “
La cosa mi rimase un po’ interdetta e pensai di chiamare il collega della sede strike di Capaccio ( sede in cui lavorava Caterina ) per capire se ci fosse qualche problema con la sede principale che si trovava a Napoli .
Il collega di Capaccio mi disse “ c’è stato un incidente , Caterina è morta “
Caterina aveva di recente preso la patente , guidava da pochissimo . Non collegai le due cose , convinta che fosse mancata Caterina , con la propria auto . Il collega mi raggiunse e insieme ci recammo alla mia sede di lavoro Prima di arrivare , chiesi al collega cosa fosse successo e mi disse “ c’è stato un incidente a Polla , sono morte tre donne “
Erika quel giorno lavorava di pomeriggio , e pregai Dio di trovarla seduta in ufficio alla sua postazione di lavoro . Ma appena misi piede nell’ agenzia , capii subito che non c’era più . I clienti attoniti , in un silenzio tombale . I colleghi , tutti in lacrime . Non ci volevo credere . Una settimana prima avevo assistito al suo matrimonio. Incredula chiesi “ cosa si è fatta ? cosa si è fatta ? dove sta Erika ?” Nessuno rispose . In lacrime con i colleghi e mio papà , ci recammo a Polla sul luogo dell’incidente. Non mi permisero di vederla , ma mi fu detto che il suo volto era il volto della paura . Il volto di una persona che aveva capito che stava per morire .I capelli dritti le mani e gli occhi aperti. Erika era una ragazza meravigliosa . Per una serie di fausti eventi , quel giorno , a 7 giorni dal matrimonio , aveva perso la vita . Doveva essere in viaggio di nozze , non doveva essere neanche in quella macchina quel giorno . Ma quel giorno Dio , ha deciso diversamente per quelle giovani vite . Non ho mai saputo realmente come fossero andati i fatti, fino alla lettura di questo articolo . Non sapevo ci fosse un colpevole , ne un testimone . Mi sono sempre chiesta cosa fosse successo e credo che la mancanza di contatto dei familiari , sia stata una forma di difesa . Perché quelle persone , tutte le persone collegate a queste ragazze , morirono con loro quel giorno . Sento ancora i loro pianti nel pronto soccorso di Polla .
Sono passati anni , Erika è sempre nel mio cuore . Queste ragazze sono nel mio cuore . Avevo 21 anni , oggi ne ho 44 . Quel giorno tre famiglie furono distrutte . Paolo , lo sposo, non si riprese mai . Le loro famiglie , non si ripresero mai.