Aldo Bianchini
SALERNO – Con una serie di articoli cercherò di immaginare quali scelte di vita politica, e non solo, farei oggi se dovessi trovarmi nei panni dei tanti personaggi politici nostrani che da diversi mesi si dibattono affannosamente nel ricercare vecchie e nuove alleanze, nello scegliere possibili candidati sindaco o semplicemente candidati consiglieri, nel partecipare alla campagna elettorale per le amministrative di ottobre quale semplice sostenitore di qualcuno.
Il primo articolo lo riservo, ovviamente, per il sindaco della città, arch. Enzo Napoli, che sull’onda di un consenso straordinario tra gli alleati qualche mese fa è stato incoronato “candidato sindaco” da tutti partiti, meglio dire liste civiche, che rappresentano l’armata invincibile, deluchiana di nome e di fatto, che si appresta a rinforzare la sua presenza nel palazzo di città ed a recintarlo come non mai, anche meglio del mitico Fort Apache.
Enzo Napoli ha una caratteristica particolare, bisogna dargliene atto, consistente nel fatto che nel corso della sua lunga vita politica ha militato sempre nel cosiddetto “centro sinistra”, prima con il PSI e poi con il PD; ha militato con coerenza nel PSI dell’onda lunga del 33% in città ed ha militato in silenzio nell’entourage deluchiano guadagnando fiducia e distribuendo professionalità ed assiduo lavoro.
Detto questo provo a calarmi nei panni di Enzo Napoli che conosco da sempre e che stimo, anche se qualche volta le nostre vedute politiche non sono state le stesse.
Mi vedo a casa, nel salotto buono, a controllare la rassegna stampa della settimana passata tra notizie più o meno confortanti per quanto riguarda la mia candidatura a sindaco. Mi rendo subito conto, sfogliando i giornali, che davvero per gli altri non c’è spazio e che dovranno farsene una ragione in quanto lo sfascio totale intorno a me lo hanno cercato e costruito proprio loro con scelte scellerate, trasversali, fatte sempre con l’intento di guadagnare qualche punto personale a discapito delle presunte coalizioni che all’orizzonte appaiono del tutto scolorite ed inconsistenti.
L’ultima notizia mi sorprende; c’è un candidato sindaco donna ed è la prof. Elisabetta Barone, dirigente del liceo Alfano I di Salerno, che i media presentano come la persona che più di tutte potrebbe mettere insieme le forze in dialogo da mesi, dagli ex esponenti della maggioranza di Oltre a Leu, dal M5S ai diversi movimenti civici. In verità, conoscendo la grande professionalità di Elisabetta, qualche piccolissima preoccupazione l’avverto; mi riprendo subito e sorrido pensando al fatto che più di tutti la prof è portata dai sei consiglieri di Oltre che dopo aver abbandonato (diciamo !!) la mia coalizione non sanno più a che santo votarsi e cercano di arrampicarsi anche agli specchi.
Molto positiva, poi, in settimana la svolta decisa di Gianpaolo Lambiase che ha deciso di correre da solo ed ha già proposto ben 12 cose da fare per la città che secondo lui, ed anche secondo Lorenzo Forte, sarebbe in preda ai miasmi ed all’inquinamento pesante; grazie Gianpaolo per esserti ravveduto e per aver portato un ulteriore contributo alla mia rielezione.
Non ne parliamo proprio di Dante Santoro che avrebbe scelto di convergere su Antonio Cammarota sindaco; grazie ad entrambi, se Cammarota cresce un po’, gli altri sicuramente caleranno vistosamente.
Per non parlare, infine, del cosiddetto centro-destra con Michele Sarno che un giorno è in sella e il giorno dopo è con i piedi per terra, anche se lui personalmente non demorde ancora e spera in una candidatura unitaria come avrebbe voluto il comitato elettorale nazionale del cdx; decisione che diventa a Salerno irrealizzabile grazie all’abilità degli on. Mara Carfagna (ministro) e Edmondo Cirielli di suonarsele di santa ragione sotto gli occhi attenti e stupiti di Marzia Ferraioli, Gigi Casciello e Enzo Fasano.
A quest’ultimo, alludo al sen. Enzo Fasano, riservo il mio ultimo pensiero della settimana sperando in un suo rapido ritorno alla vita politica dopo i problemi di salute resi pubblici direttamente dalla sua famiglia.
Di Aldo Bianchini si conosce bene si apprezza e ammira l’immensa memoria storica in grado di far rivivere episodi e fatti seppure ormai nell’oblio. Circa lo spunto satirico, pubblicato a distanza di anni, va ricordato che era satira realizzata senza nascondimento e con libertà di esprimere l’ironia del vero. Era storia diventata leggenda.