Salerno città maionese, tra incudine e martello.

 

Avv. Salvatore Memoli (giornalista – scrittore)
La situazione politica nella fase pre elettorale non è mai tranquilla, presenta turbolenze che sono da attribuire alla mancanza di un progetto chiaro ed a personaggi che sono ansiosi e turbati dal vizio della  “cattiva politica”. Col tempo la situazione a Salerno si è incancrenita perché non esiste più l’adesione ad un’ideologia o ad un progetto per la città. Sempre più diventa condizionante il carro del vincitore. Salire su quel carro è un obiettivo che abbatte le differenze e oscura tutte le coscienze politiche. Nessuno vuole che le persone si fermino a valutare appartenenze a movimenti o a partiti come forma collettiva di risposta all’organizzazione di una proposta amministrativa per la città. Si continua a ritenere che la politica sia sotto anestesia, che non c’é spazio per gli orientamenti politici che schierano le persone per appartenenza e per visione strategica della vita della città. Vediamo spesso persone con chiaro orientamento politico spostarsi nella cordata avversaria, senza spiegarne i motivi. Le risposte sono caparbie, sembrano convinte, inevitabili, in realtà non presentano giustificate ragioni politiche. Fatti personali, incompatibilità, divergenze, obiettivi mirati etc. sono alla base di scelte interessate, prive di credibilità che danneggiano il clima politico. La storia amministrativa di Salerno è piena di confusione, per certi versi, mentre la lunga presenza di De Luca e dei suoi epigoni rischia di affondare sempre più le radici nella vita politica, più per indisturbata crescita delle sue posizioni che per meriti effettivi nella gestione della città. Salerno è città maionese, città coperta da una coltre di pubblicità  ed informazione telecomandata che ripetuta più volte fa apparire per vero anche il contrario della realtà. Molti ci cadono, credono (vogliono credere) che le cose stanno in un certo modo, pochi fanno analisi e studi amministrativi che partono dalla realtà. La responsabilità più che dei cittadini é della politica e dei partiti. Non si fa vita associativa, non si promuovono dibattiti e studi, non si coinvolge la base. I partiti vivono di piccole strategie conservatrici degli organigrammi, allontanano “ i pensanti”, si difendono nelle loro torri che somigliano a manieri che fanno acqua da tutte le parti. Ognuno pensa a piccoli obiettivi di vantaggio e a tessere combriccole finalizzate a non inimicarsi nessuno.Basta saper leggere infatti le notizie, per capire! Non si capisce perché al  momento  delle elezioni il clima dovrebbe cambiare, diventare contesa elettorale pura, battaglia per un progetto che schiera i migliori uomini che lo condividono. Tutto è alchimia,  chimica delle maggioranze e delle tutele lobbistiche, perché aspettarsi altro? Dispiace dirlo che anche i presunti movimenti civici risentono degli stessi difetti, delle stesse logiche e degli stessi limiti.É chiaro che, in questi momenti di posizionamento politico, la forza seducente del “padrone” condiziona e detta regole. Per molti è difficile assumere una posizione chiara che risponde alle buone regole della politica. Dietro molte scelte ci sono scene programmate di accordi che presagiscono la conservazione di posizioni  che hanno già garanzie concordate. Le elezioni da questo punto di vista sono edulcorate, tutti lo sanno, tranne i cittadini che sono chiusi tra l’incudine e il martello!
A chi tocca riaprire i giochi e rimettere la palla al centro campo?

 

 

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