Aldo Bianchini
SALERNO – Quando un ex magistrato di vaglia, un giornalista professionista emerito e un ex sindaco prendono carta e penna, e scrivono lettere per cercare di arginare la deriva cui sta andando incontro il futuro della Torre del Cuore di Salerno, è un fatto che non deve passare sotto traccia alla stregua di un timido tentativo di esprimere un senso di riconoscenza per chi ha salvato tante vite, è un fatto che deve invece dare l’abbrivio ad un dibattito serio e sereno che deve, però, partire da dati inoppugnabili per non correre il rischio di essere additati come uomini di parte.
E sicuramente Alfredo Greco (ex magistrato di vaglia per inchieste del calibro “Niki Niki” a livello internazionale con il coinvolgimento di Edoardo Agnelli, figlio dell’Avvocato), Antonio Manzo (giornalista emerito noto per alcune grandi inchieste nazionali … come la telefonata-rivelazione tra lui e il giudice presidente di Cassazione Antonio Esposito che annunciò la sentenza contro Berlusconi prima di averla scritta) e Aniello Salzano (già decente universitario e già sindaco di Salerno, ed oggi commissario cittadino dell’UdC) hanno scritto le rispettive lettere (i primi due l’hanno firmata insieme) con il massimo della trasparenza, dell’autonomia e dell’indipendenza; purtroppo le lettere, ad una attenta lettura, appaiono dotate di uno stesso comune denominatore: l’errata conoscenza della storia della cardiochirurgia di Salerno come onore e vanto della città, della provincia e dell’intero meridione.
Nella difesa ad oltranza del prof. Severino Iesu, che tutti dicono essere un eccellente professionista, io ci andrei giù leggero per un motivo fondamentale legato al fatto che nessuno, dico nessuno, conosce le reali intenzioni dell’ottimo professionista di andare, o meno, via da Salerno per altra destinazione di sua maggiore soddisfazione economica, culturale e professionale. Non vorrei, e non lo auguro loro, che Greco, Manzo e Salzano facessero presto la fine di quelle migliaia di tifosi milanisti che qualche anno fa si asserragliarono per alcuni giorni e notti sotto le finestre dell’albergo dove era ospite il calciatore Kakà che minacciava di lasciare il Milan alla fine del campionato 2009. I tifosi vinsero e Kakà si affacciò sventolando la maglia del Milan, ma nel mercato di gennaio puntualmente andò via in barba ai dissennati del tifo.
Quello che sto scrivendo, dovete credermi, lo faccio con grande cautela e perplessità perché conosco tutti e tre gli scrittori e, addirittura, del dr. Greco sono stato e sono un accanito fan per come ha condotto una intera carriera da magistrato autorevole, libero e indipendente all’interno di un sistema ormai logoro e marcio.
Ma se scrivono le cose a metà sono costretto a rispondere e ad entrare nel dibattito dal quale volentieri mi sarei tenuto fuori per averne fatto le spese qualche anno fa quando incautamente scrissi ciò che pensavo di questa artificiosa contrapposizione tra il prof. Iesu e il prof. Coscioni creata per confondere le idee e per fare scivolare la vicenda sul piano politico.
I miei amici Greco, Manzo e Salzano non sono stati attenti osservatori e, conseguentemente, non hanno ben analizzato la foto di gruppo della squadra del prof. Iesu che reca la seguente didascalia: “Cardiochirugia d’urgenza Salerno”; all’attento osservatore verrebbe subito da chiedersi: “Ma a Salerno esiste anche un’altra cardiochirurgia perché se c’è quella di emergenza vuol dire che c’è anche quella di elezione ?”.
Si amici miei c’è anche quella di elezione che oggi è diretta dal prof. Enrico Coscioni che è andato ad occupare, sicuramente su imput di De Luca, quella casella rimasta vuota dall’andata in pensione del prof. Di Benedetto. Dunque la politica deluchiana non ha creato alcuna doppia chirurgia per favorire compari e comparielli; la seconda cardiochirurgia fu creata d’autorità dall’allora unico primario Di Benedetto per non perdere la professionalità di Iesu che minacciava di andar via per migliori destinazioni. E Di Benedetto che era uomo risoluto e lontano dalla politica giudicò necessario sdoppiare la cardiochirurgia per renderla forse più snella e più operativa; ed a tutti quella decisione andò benissimo.
La deriva della cardiochirurgia, se davvero c’è la deriva che io non vedo, parte quindi dal maggio del 2015 quando al riconosciuto talento di Di Benedetto non fu data neppure una minima possibilità di uscire dalla porta e rientrare dalla finestra con una di quelle convenzioni che spesso si danno a cani e porci; e rimase vuota la casella della seconda cardiochirurgia che bisognava riempire a meno di non voler ricomporre il tutto che, badate bene, soltanto Di Benedetto era in grado di fare dall’alto della sua riconosciuta autorevolezza
Del resto non ho capito prima e non capisco adesso, come mai ai cento firmatari contro Coscioni faceva piacere avere due cardiochirurgie prima e denunciano adesso che lo sdoppiamento procurerà danni irreparabili al sistema lavorativo portato a Salerno da Di Benedetto e distribuito ai suoi ragazzi. Qui non si gioca una partita di calcio con tifosi da curva nord e quelli di curva sud, qui si mettono le basi per la sanità del futuro e dovremmo tutti avere un po’ di rispetto; esattamente quel rispetto che non ebbero il PCI e la Magistratura che spararono a zero sbagliando, tanti anni fa, contro la nomina di Di Benedetto a primario, soltanto perché era socialista.
Questa, cari amici Greco, Manzo e Salzano è la verità che è sotto gli occhi di tutti e che nessuno vuole raccontare; una volta tanto cerchiamo di rimanere con i piedi per terra e lontani dalle congiure politiche (che ci sono e ci saranno) che entrano a gamba tesa nel mondo della sanità pubblica, non sempre per distruggere.