Aldo Bianchini
SALERNO – Abbiamo ricevuto e molto volentieri pubblichiamo il pensiero-sfogo dell’avv. Antonio Calabrese, noto penalista del Foro di Salerno.
Il penalista mette a nudo alcune carenze storiche dell’Ordine che da tempo avrebbe perso l’orientamento in un mondo della giustizia sempre più complicato e sempre più dominato, spesso anche con arroganza, dai magistrati che non vedono e non sentono ma parlano, anzi straparlano fin troppo.
Ecco il pensiero dell’avv. Antonio Calabrese:
- L’avevo previsto e l’avevo espresso, anche recentemente, in occasione della riunione delle Associazioni Forensi, che il potere politico e quello giudiziario avevano di fatto “espulso”, senza alcuna reazione da parte del mondo forense, gli Avvocati dal vecchio e glorioso Palazzo di Giustizia. Mi fu risposto in quella circostanza, anche in maniera piccata, che ciò non era attribuibile all’attuale dirigenza del COA, ma che, comunque, si era riusciti a riconquistare l’aula “PARRILLI ” e le stanze del Consiglio dell’Ordine. Ciò purtroppo non risponde al vero perché le stesse sono attualmente occupate dalla “Scuola di Formazione del Personale Giudiziario ” e l’accesso è precluso agli Avvocati. L’ingresso del Palazzo di Giustizia, poi, è presidiato da intransigenti agenti di una azienda privata e le aule di tutti i piani, escluso il piano terra parzialmente occupato dalle aule del Giudice di pace e dall’UNEP, sono desolatamente vuote ed occupate solo da rari fascicoli abbandonati, riversati sul pavimento. Gli ultimi avvenimenti hanno riconfermato in pieno, purtroppo, la mia seria preoccupazione, arrivando addirittura a tentare di impedire la celebrazione nella storica “Aula Parrilli” del giuramento degli Avvocati, celebrazione questa “sacra” per tutti Noi. L’identificazione dei presenti da parte dalle Forze di Polizia è stata la tipica ciliegina, collocata sulla torta ed è un fatto così grave che va censurato e combattuto con tutti i mezzi a Nostra disposizione !! Occorre che l’intera Classe Forense insorga, compatta, al di fuori di “ridicoli richiami ideologici”, per riaffermare la Nostra dignità infranta davanti a tutto il POPOLO SALERNITANO !!
Come fare, pur volendo, a non schierarsi decisamente dalla parte dell’avvocato Antonio Calabrese e conseguentemente di tutti gli avvocati del Foro di Salerno che nella stragrande loro maggioranza hanno segnato la storia giudiziaria del distretto con grande professionalità e, qualche volta, con il sacrificio personale della propria vita.
Detto questo, però, mi corre l’obbligo di esternare anche io sulla scia dell’avvocato Calabrese alcune considerazioni che anche in passato ho già espresso e che è utile ripetere.
Nel mondo della giustizia contemporanea c’è più di qualcosa che non va nel senso della giusta applicazione delle regole giuridiche in maniera uguale per tutti, soprattutto perché la tanto decantata autonomia e indipendenza della magistratura ha smesso, da molto tempo, di essere una garanzia per tutti ed è diventata un’arma micidiale utilizzata come una clava contro tutto e tutti. Gli ultimi accadimenti clamorosi (il libro di Palamara, l’avv. Piero Amara, i silenzi occulti del CSM, lo scontro brutale nel tribunale di Verbania, e tanti altri) non fanno altro che avvalorare nell’immaginario collettivo il senso di smarrimento che proviene proprio da questo esercizio sfrontato del potere politico e giustizialista di una parte della magistratura che oltretutto si muove ed opera a unico e ampiamente colorato.
Se non diamo per rato e fermo questo enorme problema, non possiamo neppure iniziare il benchè minimo ragionamento produttivo.
Se a tutto questo si aggiunge una latente sudditanza, materiale e psicologica, di una parte dell’avvocatura nei confronti di una parte della magistratura la frittata è fatta.
Meno male che c’è la democrazia, quella intesa in senso lato; e la democrazia altro non è se non “il senso logico del pensiero collettivo”; ma di questo è utile parlarne in un prossimo articolo.
E come sempre tra il COA, la Commissione di Manutenzione, il Comune, il Ministero, e finanche una ditta privata di sorveglianza, le responsabilità di un gesto gravissimo come quello di cacciare l’Ordine degli Avvocati dalla sua sede storica, svanisce nel nulla.