Dr. Michele D’Alessio (giornalista-agronomo)
Oggi, spesso, assistiamo a critiche spietate verso parroci e sacerdoti della Chiesa Cattolica, anche per futili motivi. La moderna cultura relativista (dove tutte le credenze, le usanze e l’etica sono relative all’individuo, all’interno del suo contesto sociale) attacca in tutti i modi la Chiesa per produrre nel mondo una progressiva scristianizzazione, cioè un allontanamento dalla fede cristiana, soprattutto nei Paesi Occidentali. Il numero dei sacerdoti è notevolmente diminuito. Tutto ciò potrebbe portarci allo scoraggiamento e alla facile tentazione di un pessimismo che condanna il mondo attuale, senza avere la forza di reagire. Nel nostro tempo abbiamo bisogno di testimoni e testimoni santi Nonostante tutto, ci sono stati e ci sono nella Chiesa tanti santi sacerdoti che predicano con la loro vita. Molti preti vivono la santità nel silenzio e nello spirito di sacrificio e di preghiera quotidiani, dedicandosi al popolo di Dio con fedeltà e umiltà, spesso fino al martirio, come Don Peppe Diana, Don Pino Puglisi, Don Graziano Muntoni, Don Gaetano Millunzi e tanti altri. Nel ricordo di ciascuno di noi c’è qualche prete santo. È importante testimoniare e diffondere la loro santità e il loro operato, per incoraggiare e suscitare sentimenti di fede e di speranza. Noi vogliamo ricordare un sacerdote cilentano Don Giuseppe Trotta di Cannalonga in provincia di Salerno, con l’aiuto e la testimonianza del Prof. Gennaro Scelza di Angellara, che ne ha scritto la biografia (riportata nel romanzo “Nel Vortice della Danza” di Don Giuseppe Trotta) e lo ha conosciuto personalmente ne tracciamo un ricordo, di un parroco di provincia che ha dedicato tutta la sua vita di assolvere i suoi doveri di sacerdote, di maestro e d’insegnate. “ … La sua vita fu piena di impegni umani, – come ci riferisce il suo amico e collega Prof. Gennaro Scelza – sociali, educativi, morali, religiosi che assolse con ordine, con costanza e puntualità. Univa i più svariati interessi ad una profonda cultura religiosa. La sua cultura era vasta e raffinata. Le sue prediche risultavano chiare ed interessanti sia alle persone istruite che agli analfabeti. Riusciva a rendere semplici anche i concetti più difficili utilizzando spesso le colorite espressioni dialettali per penetrare all’interno della cultura e dei cuori di ciascun fedele. Era dolce ed affabile con tutti e si sentiva particolarmente affratellato con i poveri e con i sofferenti. Trattava tutti i confratelli con lealtà ed amore incondizionato. Curava i rapporti con tutti i propri parrocchiani, apprezzando meriti e qualità di ciascuno indipendentemente anche dalle appartenenze politiche, sociali o sindacali, virtù molto rara in quei tempi di lotta politica degli anni ’60 e ’70, su tutti i fronti…”. Don Giuseppe Trotta, nacque a Cannalonga (SA) il 10 marzo del 1900, il padre si chiamava Francesco ed era falegname e la madre, casalinga Luigia Sarnicola. Divenuto sacerdote, fu missionario in Cina, dove resto per quattro anni, qui si ammalo di malaria, dopo la guarigione ritorno in Italia. Fu nominato insegnate di matematica e fisica al Ginnasio governativo di Vallo della Lucania, ma senza tralasciare l’insegnamento ai ragazzi delle scuole medie inferiori.
Nel corso della sua vita, ottenne risultati eccellenti nello studio delle materie letterarie che lo portarono a raggiungere, nel 1946 la laurea in Lettere presso l’università di Napoli e nel 1956 la laurea in Pedagogia presso l’Istituto Universitario “G. Cuomo” di Salerno, e successivamente altri diplomi. Tutte queste sue conoscenze, egli le mise a disposizione dei giovani a cui dava lezioni gratuite. Attuo il metodo preventivo di Don Bosco, prima nelle scuole Salesiane, e poi, nelle scuole statali con ottimi risultati. Prima di andare in pensione, ricopre l’incarico di direttore didattico in varie scuole e poi di preside nella scuola Magistrale di Vallo della Lucania. La sua casa fu sempre aperta a tutti, a ragazzi ed adulti, dove trovavano sempre un consiglio, un aiuto o un guida.
Forte fu il suo impegno sociale, soprattutto in tempi difficili, durante la guerra mondiale, accolse gli sfollati, a cui dava soccorso morale e aiuti alimentari e ai poveri anche soccorso materiale in denaro. Si prodigo a sue spese, ad urbanizzare la località “Piano di Orria” di Cannalonga per dare la possibilità agli abitanti più poveri di farsi una casa. Gli ultimi anni della sua vita li trascorse nel suo paese natale, che a causa di una malattia “La retinite diabetica” furono anni tristi, che gli tolse la vista. Mori il 15 gennaio 1980. Dopo pochi mesi, in sua memoria, il sindaco Ins. Francesco Cortazzo di Cannalonga, intitolava l’edificio scolastico delle scuole elementare al reverendo Parroco Don Giuseppe Trotta. Nel 2015, invece, il sindaco l’insegnante Tangredi Toribio, per omaggiare e ricordare l’illustre sacerdote cilentano, ha fatto pubblicare il libro “Nel Vortice della Danza” romanzo unico scritto da Don Peppino Trotta, ma di questo parleremo nel prossimo articolo.
Michele D’ALESSIO
Don Giuseppe o come lo chiamavano tutti Don Peppino, ha vissuto il suo ministero con la mitezza dell’uomo buono, del prete disponibile, del credente che si affida a Dio. Don Peppino è stato un prete esemplare nella speranza divina e nella fede cattolica.