Aldo Bianchini
SALERNO – Qualche giorno fa, sempre su questo giornale, è stato ospitato un intervento di Massimo Ronca (giovane esponente politico socialista dei quartieri alti) per esprimere il suo disappunto verso Poste Italiane che non riesce, ormai da tempo, a tenere sotto rigido controllo la distribuzione della corrispondenza, soprattutto quella importante delle raccomandate di natura anche giudiziaria. Il problema denunciato da Ronca riguarda i quartieri alti (Brignano e Casa Manzo) e Via Irno.
Sappiamo, però, benissimo che è un problema molto diffuso, che riguarda tutta la città e molte città d’Italia; ma Poste Italiane è sorda a qualsiasi protesta.
Non ci vuole molto per capire che se un postino va a bussare ai citofoni dei palazzi dopo le ore 10 e prima di mezzogiorno, difficilmente riuscirà a trovare i destinatari che nella maggior parte dei casi sono al lavoro; ed anche le ormai poche casalinghe sono al mercato per la spesa giornaliera. Quindi il principale difetto, che io non esiterei a definire inefficienza del modello lavorativo, sta proprio nella concezione di un modello lavorativo alquanto obsoleto che non tiene conto e non rispetta le dinamiche familiari che negli ultimi anni hanno subito numerose variazioni in senso positivo e moderno.
E finisce molto spesso con gli utenti che devono recarsi agli uffici postali o peggio negli uffici delle agenzie private (che vengono foraggiati per convenzione dalle raccomandate inesitate) con un grave disservizio che sicuramente può sfociare anche nei rischi paventati da Massimo Ronca: “… Molti addetti ai lavori sono stati sorpresi dai residenti, nell’andare direttamente alle cassette postali, senza nemmeno tentare la consegna, già con lo scontrino stampato che dà la prova tangibile della premeditazione nel non voler proprio tentare la consegna, danneggiando l’utente e velocizzando il lavoro dell’addetto alla consegna. Nonostante la Pec di reclamo inviata alle Poste, non ha sortito l’effetto desiderato, infatti si sono solo limitati a rispondere che a loro non risultavano criticita’ sul servizio, risposta scontata per chi riceve un reclamo. Ad oggi, oltre reclamare e/o contestare un mancato recapito di atti giudiziali da parte degl’utenti, non c’e’ una formula cautelativa per difendersi da questo fenomeno e/o essere risarciti per questo disservizio. Anche il sole 24 ha affrontato questa problematica, ma ad oggi nessun intervento del Governo, che di fronte a ciò dovrebbe giungere persino a precettare Poste Italiane dal momento che la mancata consegna di posta è appunto un reato e che se i cittadini non ricevono determinata corrispondenza sensibile, rischiano di divenire vittime di: sequestri, sanzioni, aumento del rischio di vedersi tagliare i servizi fondamentali quali luce, acqua, gas …”.
Certo che ci vuole una bella faccia tosta da parte di Poste Italiane nel rispondere che non risultano criticità; e che deve accadere di più, una sommossa popolare ?
Fortunatamente c’è anche chi, con toni sommessi e pacati, riesce a stemperare la tensione, come ha fatto la nostra lettrice Lorella De Luca che sicuramente non vive nelle frazioni alte o in Via Irno ma in un’altra parte della città.
La dottoressa De Luca, in merito all’articolo di qualche giorno fa, ci scrive: “Tutto vero … Tranne che …. A casa, c’è mamma con una donna, senza considerare che siamo in altri 6/7, tutti ci trovano, ma proprio tutti, il postino mai. Dicevo, però, tutto vero tranne che i postini non fanno i postini, perché in realtà non sono “postini” ma stagionali. Ragazzi, per lo più, che sanno di lavorare per un periodo e poi non essere assunti. Non giustifico nessuno, perché nessuno è obbligato a fare domanda (non è il servizio di leva) e si percepisce un compenso. Ma le poste che potere hanno nei confronti di questi ladri di stipendio? Minaccia di licenziamento? Perché non si assumono più i postini? Mi risponderà che le Poste sono una S.p.A. Peccato che il 30% delle azioni sono detenute dal Ministero dell’Economia e il 35% dalla Cassa depositi e prestiti”.