Aldo Bianchini
SALERNO – A chi legge questo giornale online non sarà sfuggito che spesso mi piace raccontare le persone e/o i personaggi che non ci sono più e che, in un modo o nell’altro, hanno inciso nell’immaginario collettivo per la loro umiltà di vita, per la loro serietà comportamentale, per la loro marcata professionalità, e soprattutto per la loro abilità culturale e relazionale di “esserci senza esserci” nell’ampio panorama che caratterizza la nostra vita aggregativa e sociale.
Oggi mi tocca scrivere di mio fratello minore “Vincenzo” (detto Enzo); e non posso nascondere che lo faccio con una certa difficoltà, innanzitutto perché si tratta di mio fratello e poi perché per ricordarlo sono costretto ad esplorare, tra dubbi e incertezze, momenti familiari ed affettivi che speravo di insabbiare nei miei personalissimi ricordi.
Una prima tristissima considerazione è che mio fratello (già dirigente scolastico) non c’è più e che nel giro di poche settimane ha lasciato la sua famiglia (Angela Malangone, la moglie che ha impegnato tutta la sua vita per la famiglia e per la scuola come dirigente, e i figli Andrea – Gianluca e Cristian), me stesso, mio fratello maggiore (Felice) e tutto il resto della grossa famiglia Bianchini, nello sconforto assoluto che sarà difficile da metabolizzare in breve tempo.
I ricordi che ci hanno uniti sarebbero tantissimi, difficile selezionarne alcuni; nonostante la prematura scomparsa di nostro padre, avvenuta nel 1962, abbiamo comunque avuto la possibilità di crescere in una famiglia umile ma sostanzialmente onesta; pochi grilli per la testa e tanta concentrazione per emergere in un contesto sociale che già negli anni 60-70 era abbastanza difficile e poco aperto verso chi, come noi, proveniva da una realtà di piccola borghesia. La morte molto prematura di nostro padre causò una serie infinita di problemi a mia madre ed a noi tre figli; anche il quel clima da ultima spiaggia Enzo (il più piccolo) riuscì sempre con il suo serafico pragmatismo a riportarci a galla ed a rilanciarci verso momenti migliori. Col tempo siamo anche riusciti a cementare un rapporto indissolubile, come solo tra fratelli può esserci.
L’ho incontrato fisicamente per l’ultima volta nella mattinata del 5 aprile 2021, giorno di Pasquetta e del suo onomastico; era stato da pochi giorni dimesso dall’ospedale per un problema fisico inaspettato e si accingeva a rientrare (ma in un altro plesso ospedaliero) per un altro inconveniente scoperto durante il primo ricovero. Mi appariva decisamente in corsa verso un recupero molto veloce, più che mai sostenuto dalla sua gioviale e coinvolgente ironia che faceva parte del suo enorme bagaglio culturale. Eravamo nel giardino di casa sua e mentre consumavamo un veloce aperitivo incominciai a ripetere lo snervante ritornello che da qualche anno mi accompagna costantemente quasi come una fissazione: “noi tre fratelli insieme, possibilmente da soli, per chiacchierare ad un tavolo di ristorante e consumare una pizza”, insomma un modo per trascorrere una serata insieme come eravamo riusciti a fare soltanto una volta, sabato 16 aprile 2016. Mi rispose, con una tranquillità tale da non far prevedere in alcun modo la tragedia: “Perché questa fretta, c’è tempo, mica doveva morire”.
Purtroppo è andato via il 6 maggio e quel momento di felicità non ci sarà mai più.
La notizia della morte di mio fratello Enzo è stata anche annunciata su questo giornale che è stato raggiunto da diversi post commemorativi di grande emotività.
Ringrazio personalmente, ed a nome di tutta la famiglia tutti quelli che hanno ritenuto (con messaggi whatsapp, con post su face book e con commenti sul giornale) di dover partecipare il loro comprensibile sconcerto. Tra i tanti messaggi di cordoglio ho ritenuto giusto sceglierne uno, quello che è stato inviato al giornale in maniera riservata e in punta di piedi dal suo mondo, dal mondo scolastico che mio fratello ha cercato di vivere e interpretare al meglio per tutta la vita, prima come docente e poi come dirigente:
Caro Preside, ed in questo caso la parola Preside è scritta con grande affetto e rispetto.
Non sono mai stata una tua insegnante ma ho avuto modo di conoscerti in maniera istituzionale e privata. Porto con me il ricordo della tua grande benevolenza e comprensione verso gli altri ma anche della tua inflessibilità verso i “furbetti”, verso coloro che non rendevano lustro alla scuola. Sei sempre stato estremamente professionale perché rendevi accessibile a tutti, il problema e la soluzione che avevi trovato, con un linguaggio semplice e chiaro, magari anche in dialetto se era necessario, ma che solo una grande cultura può rendere capaci di usare. Non ti ho mai visto abbattuto o malinconico ma sempre con la battuta pronta ed il sorriso sulle labbra, sempre aperto a nuove esperienze e a nuovi viaggi. Mi dispiace che te ne sia andato così presto, ma anche in questo hai sistemato tutto con grande delicatezza e protezione verso i tuoi cari. Negli ultimi tempi li avevi abituati a non averti più a casa ed ora che non potrai più tornare li aiuterai da dove sei, perché il tuo grande e mai invadente amore sarà sempre presente nei loro cuori, in quella moglie che tanto ha fatto per la famiglia, per la scuola e per tutti coloro che ha conosciuto, in quei figli che sono diventati uomini adulti e responsabili e in tutti noi che ti abbiamo conosciuto e stimato e che, se mi permetti, ti abbiamo voluto bene come si poteva fare verso una persona gentile, onesta, tollerante ed ottimista come te. Grazie Vincenzo.
A nome di tanti insegnanti, Rosaria De Lillo
Caro Aldo,
mi unisco e condivido interamente le espressioni di affetto della Prof.ssa Rosaria De Lillo ,per la scomparsa di un grande uomo di cultura che ha reso lustro alla Scuola Italiana, con un linguaggio semplice e chiaro, magari anche in dialetto se era necessario, ma che solo una grande cultura può rendere capaci di usare. Una persona gentile, onesta, tollerante ed ottimista. Un caro ed affettuoso abbraccio !
L’immagine di Enzo, del professor Vincenzo Bianchini, parla e descrive in grandi lettere il carisma di persona e personaggio che contagiava nell’allegria con la forza culturale della Scuola intesa come servizio per le giovani generazioni da formare.
Sin da piccoli fatti è facile comprendere la grande statura morale di educatore sempre pronto al dialogo, alla cordiale amicizia. Quando a una riunione del Consiglio d’Istituto si arrivava in orario, alle sedici, era già lì ad aspettare, seduto… sui gradini davanti all’edificio scolastico.
Un forte abbraccio alla famiglia
Carissimo Aldo,so quanto questi drammi cambino la vita. Ti abbraccio insieme a Nello ,con tutto
l’ affetto e la comprensione che meriti.