Salvatore Memoli
(avvocato, giornalista, comm. cittadino della D.C.)
Gli effetti della limitazioni anti COVID sono devastanti per tanti motivi.
Non é deprecabile soltanto la chiusura degli esercizi commerciali, per la
mancata fruibilità, é preoccupante la ricaduta sull’economia di una
comunità che, dopo un anno, registra effetti incontrollabili, per le
persone e per i mancati flussi finanziari. É come si fosse anestetizzata
una parte della vita economica del Paese, generando effetti di proporzioni
incontenibili che travolgono la vita delle persone e le espongono ad una
miserabile condizione di confronto con un sistema che può soltanto
stritolarli. Decisamente qualcosa non ha funzionato, si vede tanta gente
che circola nelle città mentre la vita commerciale risulta condannata a
morte. Si poteva fare meglio? Si poteva organizzare un piano di
contenimento della fruibilità della rete commerciale? Sicuramente si
potevano prevedere organizzazioni diverse, dopo aver imposto sistemi di
controlli rigidi che tutti hanno rispettato. Accessi contingentati,
distanziamenti, separativi di plexiglas, detergenti, controlli di
temperature ecc… A cosa sono serviti se poi si é scelta la ghigliottina
della chiusura per tutti? Ora viene da domandarsi: sono incontrollabili i
cittadini ovvero sono limitati i governanti che non sanno immaginare altro
che rigorose disposizioni e sanzioni con cui credono di gestire fenomeni
complessi che richiedono altre soluzioni organizzative? Anche i piani di
ristoro sono un’offesa per la loro inconsistenza e per la loro
inutilità a risolvere veri drammi e crisi di liquidità delle casse dei
commercianti. Mi sembra che il tutto sia un grido disperato che non si
vuole sentire, una scelta deprecabile di condanna di settori della vita
economica che debbono pagare pegno e giustificare manovre economiche
inimmaginabili per consistenza che impoveriranno lo Stato nel decennio
prossimo. Una situazione che si leggerà bene nei prossimi anni e che
travolgerà politica ed economia, responsabili di una crisi sistemica di
cui tutti si dovranno rendere conto. Tutto ciò perché da qualche parte si
é scelta la soluzione più facile di chiudere tutto, indiscriminatamente e
inutilmente. Forse nemmeno durante i grandi conflitti di guerra una
serrata é stata imposta alla vita commerciale! Tutto questo perché non si
é saputo controllare chi aveva motivo per scendere per strada e limitare
quanti senza giustificato motivo hanno violato divieti per fare sprizt
aperitivi. Saracinesche chiuse per beni utili, per servizi primari alla
persona, per esigenze generali che dovevano essere garantite nel rispetto
delle norme di sicurezza sanitaria.
Insomma in questo periodo di emergenza sanitaria l’Italia ha dimostrato
di non avere piani per le emergenze, una sorte di protocollo nazionale per
questi casi che pianifica tutte le scelte, le competenze, le strategie
risolutorie. Invece alla programmazione si sono preferite le
improvvisazioni. Le stesse che generano disastrosi disavanzi economici che
trascinano l’Italia in una grave crisi strutturale. Alla fine una
crisi congiunturale diventerà strutturale. É normale tutto questo? E poi
che dire degli uffici pubblici che non erogano più servizi al pubblico,
non rispondono al telefono, non hanno un call center, non considerano il
grado elevato di frustrazione dei cittadini? Migliaia di programmi ed ore
di formazione sono andate in fumo! Che ne é della custumer satisfaction,
tanto sbandierata in questi ultimi anni? Insomma molti si sono nascosti
dietro la pandemia e hanno distrutto livelli elevati di qualità di servizi
pubblici, nascondendoli dietro DAD e smart working. Palliativi del nulla
ed anticipatori della morte civile di un grande Paese. Soprattutto la
scuola ha bisogno di riprendere a vivere in presenza. La scuola è il cuore
pulsante di una società. I danni altrimenti saranno tanti ed irreversibili.
Ci sarà chi pagherà?!