Stazione Marittima: così com’è non va e allora … perché non metterci il museo dello sbarco di Eduardo Scotti ?

Aldo Bianchini

Dr. Eduardo Scotti, giornalista, direttore del Museo dello Sbarco di Salerno

SALERNO – Che la stazione marittima di Zaha Hadid, tanto promozionata e pubblicizzata, non serve allo scopo per cui è nata è sotto gli occhi di tutti; non funziona e per renderla accettabile, in un contesto di movimentazione operativa quale è un porto, hanno inserito al piano ammezzato una struttura commerciale di bar-ristorazione. Per il resto, che è enormemente grande, è desolazione e solitudine assoluta.

Se questo era il sogno dei salernitani quando la maga Zaha Hadid (anglo-irachena, morta a Miami il 31 marzo 2016, poche settimane prima dell’inaugurazione del 25 aprile 2016), quel sogno è già fallito e non solo per colpa dei gestori che non si sono fatti avanti  ma anche per un progetto architettonico non funzionale alla bisogna e neppure mai modificato.

Il 20 giugno 2014 su questo giornale, in occasione della visita monstre di Matteo Renzi quando era amico di De Luca, scrissi che: “… Ma un grosso problema pesante come un macigno si sarebbe abbattuto sul capo del kaimano rosso. Il problema, se le voci di corridoio già insistenti si facessero piú concrete, consisterebbe in un errore progettuale della Stazione MarittimaPer farla breve cosí com’è stata concepita e costruita la Stazione Marittima non va per motivi logistici e di sicurezzaIn pratica secondo gli esperti delle grandi compagnie, che dovrebbero trascinare a Salerno migliaia e migliaia di turisti da crociera, la Stazione non sarebbe direttamente collegabile alla grandi navi che attraccano alle banchine del porto e non potrebbe fungere da “terminal” o meglio ancora da “duty-free” in uso ormai da decenni in tutti gli aeroporti ed anche nei grandi porti turistico-crocieristici. Insomma il turista che arriva a Salerno sarebbe ovviamente costretto a mettere i piedi sulla banchina e, dopo una breve passeggiata, entrare nella stazione marittima che a quel punto servirebbe da vera e propria mensa ricreativa e non sarebbe piú finalizzata all’accoglienza ed al controllo, anche ai fini della sicurezza antiterroristica, di tutti i passeggeri. Addirittura da piú parti si vocifera che la stessa MSC Crociere (che da poco ha chiuso un importante contratto con l’Autoritá Portuale) ed anche Royal Caribbean e Costa Crociere avrebbero giá notificato al Comune, con nota scritta, le loro perplessitá sulla situazione venutasi a creare in seguito alla scoperta di questo vulnus progettuale della Stazione Marittima …”.

Nell’aprile 2016, in occasione della inaugurazione, non mancarono le esaltazioni dell’opera: “Un luogo che accoglie e accompagna le persone nel mondo, un’opportunità per il turismo in provincia” pontificò il prefetto Salvatore Malfi; “Un’opera mai vista prima, chi l’ha progettata aveva tanta fantasia e moltissima genialità” sancì il questore Alfredo Anzalone; due dichiarazioni suggestive, una più bella dell’altra ma, soprattutto la prima, prive di ogni cognizione di causa.

La bella ma inservibile stazione marittima di Salerno che oggi appare fuori contesto rispetto alla strategia turistico-commerciale del porto. Nei locali vuoti di questa mega struttura il giornalista Scotti vorrebbe trasferire il Museo dello Sbarco.

Fortunatamente sulla scena arrivò l’allora presidente dell’autorità portuale, Andrea Annunziata, che sembrò rispondere alle mie considerazioni di due anni prima: “Calma, fermi tutti, non c’è alcun problema, presto saranno addottati dei correttivi che consentiranno di adeguare la nascente struttura alle esigenze tecniche delle grandi navi da crociera”; ma niente, purtroppo, è stato mai fatto e neppure ipotizzato.

E fu così che dopo essere stata inaugurata il 25 aprile 2016 fu repentinamente chiusa il giorno dopo 26 aprile 2016.

 

Ora arriva la notizia, riportata (se non erro) soltanto da Il Mattino e non commentata, dell’iniziativa del decano del giornalismo salernitano Eduardo Scotti che, forte di un’idea concettuale apprezzabilissima, vorrebbe trascinare nei locali vuoti della “stazione hadidiana” il mitico e già famoso “museo dello sbarco” per consentire ai turisti in arrivo sulla banchina di Salerno di dare un’occhiata a quello che fu un periodo storico e un giorno, il 9 settembre 1943, molto importante per il meridione d’Italia. Cioè lo sbarco degli alleati (americani, inglesi e aaustraliani) che avvenne sulle spiagge tra Salerno e Battipaglia.

L'attuale sede del Museo dello Sbarco ubicato nella zona est della città e, quindi, molto distante dall'afflusso dei turisti che arrivano dal mare.

Devo dare atto a Scotti per aver plasticamente rappresentato il primo esempio di un giornalista che suggerisce alla politica cosa fare; eccellente. Sulla base di ciò mi appello alla sapienza di Scotti affinchè si impegni (visto che lui conduce da sempre la formazione dei giornalisti organizzata dall’Ordine come per legge) a stimolare il giornalismo salernitano a darsi una mossa verso un miglior esercizio del mestiere più bello del mondo per rendersi parte attiva delle future scelte, anche urbanistiche, della città.

 

Ma fatti i doverosi complimenti all’amico Eduardo Scotti è necessario prendere coscienza, con tutta la tristezza del caso, che nel porto di Salerno, bisognoso da sempre di spazi, è stato eretto un mostro di cemento armato che a cinque anni dalla sua inaugurazione non ha ancora assolto al suo compito ed è costretto ad ospitare un bar e un museo. E questo, purtroppo, nessuno lo ha scritto.

 

 

 

 

 

One thought on “Stazione Marittima: così com’è non va e allora … perché non metterci il museo dello sbarco di Eduardo Scotti ?

  1. Non vorrei assistere alla indignata irritazione dell’Archistar Zaha Hadid, purtroppo impossibilitata ad intervenire, nel momento in cui venisse a conoscenza del destino triste ed involuto che si starebbe per preparare alla sua Stazione Marittima di Salerno, un’opera d’arte per la quale si potrebbe dire che “ha ballato per una sola estate”.
    Eppure è stata ed é un esempio indiscusso di Architettura moderna, se ne trovano riscontri nelle più accreditate riviste del settore, tanti visitatori, intenditori e non, restano ammirati dalle sue forme e di come si inserisce armoniosamente nel paesaggio circostante.
    Anni fa in una mostra dedicata all’opera dell’artista anglo-irachena, proprio presso il MAXI di Roma di sua progettazione, la Stazione Marittima di Salerno veniva presentata in tutte le sue sfaccettature e declamata come una delle opere più rappresentative di Zaha Hadid.
    Ciò detto, riguardo alla situazione ora denunciata, ci si deve interrogare su quali e quanti furono i vincoli che a suo tempo i committenti imposero all’Artista affinché l’opera, una volta progettata e costruita, rispondesse agli indispensabili requisiti funzionali idonei allo scopo, non essendoci dubbi sulla sua attesa validità artistica.
    Se ci fu carenza in tal senso, non si dovrebbero avere dubbi sul perché a distanza di anni ci si trovi di fronte ad una realtà ritenuta critica e inadatta alle esigenze.
    Sarebbe ugualmente inaccettabile che ancora non siano stati messi in opera interventi atti ad ovviare alle denunciate disfunzioni funzionali, ammesso che ne siano stati realmente individuati la natura e i compatibili sistemi correttivi.
    Negli anni, la Stazione Marittima è stata tenuta praticamente inoperosa in relazione ai compiti per cui era nata.
    Eppure, come ricordo di avere già segnalato, si poteva fin dall’inizio avviare un processo di collaudo funzionale accentrando nella struttura tutte le attività di transito, arrivi e partenze, dei turisti e dei passeggeri diretti alle località del golfo, a nord e a sud di Salerno.
    Non occorreva disporre già di “alti” fondali (anche se con una corretta programmazione avrebbero dovuto essere scavati in contemporanea con la Stazione Marittima), né ci sarebbe stato da subito un impatto numeroso di croceristi.
    Si è invece preferito associare la struttura ad usi e manifestazioni le più disparate, quasi a giustificarne comunque l’esistenza e invece si sta finendo per travisarne completamente l’essenza.
    Mi viene il sospetto che, a breve, come già successo per l’ex Tribunale, cominceranno a proliferare proposte le più varie per un cambio di destinazione d’uso dell’oserei dire ex-Stazione Marittima.
    Viene ora alla ribalta questa proposta avanzata dal dr. Scotti, Direttore del Museo dello Sbarco di Salerno, intesa a realizzarne il trasferimento nei locali della Stazione Marittima, precludendone quindi definitivamente l’impiego originario.
    Ebbi modo di visitare e conoscere il Museo nella sua sede in via Gen. Clark, in occasione del 70esimo anniversario dell’evento. Una cerimonia semplice ma significativa, tenuta alla presenza di rappresentanti civili e militari dei paesi ex-belligeranti che, con le proprie forze armate, parteciparono a quello storico avvenimento.(Operazione Avalanche, un impiego imponente di uomini e mezzi, secondo per numero di partecipanti solo allo Sbarco in Normandia).
    Durante gli incontri fra i convenuti affiorarono ricordi e anche alcune testimonianze riferite a quegli eventi. Alla vista di una fotografia in vera grandezza del Generale americano Clark, che era stato il comandante dell’operazione, mia cognata Clara Fortunato, all’epoca una ragazzina tredicenne, provò una forte emozione e ricordò di averlo visto di persona, a sbarco avvenuto, mentre passava in rassegna alcuni reparti di soldati accampati in un terreno di proprietà della sua famiglia.
    Io poi mi intrattenni con un Ammiraglio americano venuto dal Comando Nato di Bagnoli. Insieme parlammo dei rispettivi incarichi ricoperti e delle mansioni svolte.
    Istruttivo e interessante fu guardare tutti i cimeli esposti e la numerosa documentazione fotografica. All’esterno erano di particolare richiamo gli esemplari originali di alcuni mezzi navali e terrestri usati per rendere possibili le operazioni di sbarco delle truppe ed i successivi movimenti sul terreno.
    Molto evocativa la presenza di un vagone ferroviario, presentato come uno dei pochi esemplari esistenti di quelli usati per il trasferimento dei deportati ai campi di sterminio.
    Se ne vede la sagoma in rosso nella figura allegata.
    Proprio riandando a questa proiezione all’esterno del Museo, dove sono visibili reperti significativi di un’operazione di eccezionale complessità, mi chiedo quale sarebbe la loro collocazione in caso di un suo trasferimento alla Stazione Marittima. Sul molo antistante, ai suoi lati, in testa al molo Manfredi? E sarebbe compatibile con l’arredamento in via di attuazione in quell’area?
    Se proprio si avverte la necessità di dare al Museo dello Sbarco una collocazione meno decentrata (anche se per lo sviluppo della città è già in atto l’espansione verso le zone orientali), allora si potrebbe ipotizzare una sistemazione nell’edificio ex-Caserma Carrano in via San Benedetto, utilizzando l’ala posteriore più antica, e previo abbattimento dell’edificio anteriore, di più recente costruzione e avulso dal contesto. All’interno si aprono due ampi cortili, dove comunque sarebbe possibile allocare i soprammenzionati reperti più pesanti e ingombranti, mediante trasporti con l’uso di elicotteri.
    In conclusione, sarebbe uno smacco sostenere la tesi che la Stazione Marittima è già morta prima di nascere.
    Trovo incomprensibili e inimmaginabili affermazioni per cui si finirebbe per dire “che nel porto di Salerno, bisognoso sempre di spazi, è stato eretto un mostro di cemento armato”.
    Anche ammesso che così fosse, altri mostri, ancora più mostruosi, farebbero la loro comparsa. Primo fra tutti quello per cui uno scalo, che da anni va proclamandosi e attrezzandosi per diventare una struttura aperta ai grandi flussi di turisti e croceristi, si è ridotto a non avere neanche uno straccio di Stazione Marittima, dove dare loro la dovuta accoglienza.

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