da Dr Alberto Di Muria
Padula-L’utilizzo dell’aspirina nella prevenzione secondaria delle malattie cardiovascolari, cioè nei soggetti che hanno già subito un accidente cardiovascolare acuto, è ormai concordemente accettato e non vi sono dubbi che gli effetti benefici in termini di riduzione di eventi ischemici cerebrali fatali e non fatali, TIA, IMA e angina pectoris superino di gran lunga i potenziali effetti collaterali dannosi. Non altrettante certezze esistono circa la prevenzione primaria degli eventi cardiovascolari. Le più recenti linee guida ne raccomandano l’utilizzo negli uomini in età compresa tra 45 e 79 anni per la prevenzione dell’infarto miocardico acuto quando il rischio calcolato sulla base di età, diabete, colesterolo totale e HDL, ipertensione e fumo è superiore a quello emorragico. Analogamente nelle donne tra i 55 ed i 79 anni, l’uso dell’aspirina è consigliabile se il rischio di eventi cerebrali calcolato in base alla coesistenza di altri fattori di rischio quali età, ipertensione, diabete, fumo, fibrillazione atriale, ipertrofia ventricolare sinistra supera quello di eventi emorragici.
Per andare a valutare in dettaglio i pro e i contro di questa strategia di prevenzione cardiovascolare primaria, i ricercatori dell’Imperial College di Londra e del King’s College di Londra sono andati ad esaminare quanto pubblicato in letteratura sull’argomento fino al 1° novembre 2018, realizzando una metanalisi su 13 studi, con 164.225 partecipanti, pubblicata su JAMA. Sono stati valutati gli indici clinici della mortalità cardiovascolare, infarto del miocardio non fatale e ictus non fatale, mentre sul piano del rischio emorragico sono state valutate tutte le forme di sanguinamento maggiore.
In base ai risultati dello studio, l’impiego di aspirina in prevenzione primaria è risultato associato ad una riduzione del 15% un rischio di infarto e del 19% del rischio di ictus, ma anche ad un aumentato rischio di sanguinamenti maggiori, rispetto ai non trattati. Gli autori concludono dunque che l’uso di aspirina, nei soggetti senza patologie cardiovascolari precedenti, si associa ad un minor rischio di futuri eventi cardiovascolari, ma anche ad un aumentato rischio di sanguinamento.
In effetti, le linee guida internazionali sull’uso dell’aspirina in prevenzione primaria hanno già ben incorporato la necessità di bilanciare i benefici con i rischi di questa strategia preventiva. Per i soggetti anziani, ad aumentato rischio di sanguinamento, ad esempio, il gioco potrebbe non valere la candela. Viceversa, nei soggetti più giovani, appartenenti alla fascia tra i 50 e i 59 anni, raccomandano l’assunzione di aspirina solo nei soggetti che abbiano un alto rischio di presentare un infarto o un ictus nell’arco dei successivi 10 anni, e che non siano ad aumentato rischio di sanguinamento.