Salvatore Memoli
(Avvocato – comm. Cittadino D.C.)
SALERNO – Non sono mai stato un sostenitore del Crescent. Dall’inizio ho
condiviso le osservazioni di Mimmo Florio, poi ideatore dei Figli delle
Chiancarelle. Anzi, una delle vittime dell’insulso appellativo dato da
De Luca a chi si opponeva alla sua ruspa selvaggia e devastatrice,
soprattutto per le sorti dell’alveo del fiume Canalone. Il Crescent ha
diviso, ha creato ferite culturali e sociali, ha dato un messaggio
negativo ai Salernitani: chi può si permette tutto, sbeffeggia le regole,
oppure le crea per il proprio tornaconto. Il Crescent non è stato una
tappa di crescita per Salerno, una volgare pretesa di legittimare per
bello, utile, gentile, una colata di cemento che ha consumato standard,
spazi pubblici, location che potevano far crescere la utilizzabilità
sociale del mare.
Nella letteratura politica di Salerno, il Crescent, per mano di una Giunta
di sinistra è diventato appannaggio dei ricchi, una ricchezza che
può tutto e che può permettersi di pagare il suo capriccio di avere una
casa che si affaccia sul mare. In quel tratto di mare e di città che
poteva essere di tutti e che invece sarà della borghesia strafottente e di
un ex Sindaco che vuole fare il suo cimitero privato. Sono contrario e
disgustato. Non lo dico ora che in appello la Procura di Salerno ha
chiesto per il Presidente della Regione e per altre sei persone una severa
condanna. La mezzaluna chiamata Crescent, progettata da Bofill, per il
Procuratore aggiunto Rocco Alfano e per il sostituto procuratore Guglielmo
Valenti, é l’opera che ha devastato l’urbanistica salernitana, con
un impatto ambientale che ha stravolto per sempre la città.
É la pena giusta, per chi ha voluto la realizzazione del Crescent e per chi
ne usufruirà, a dispetto di una città che non è stata mai rispettata. La
confisca è una condanna dura ma ripara in parte il danno subito e porta
con sé una lezione di recupero di legalità. Tuttavia, resta il danno alla
città che avrebbe meritato più intelligente programmazione urbanistica.
Sullo sfondo di questa vicenda incredibile si muovono gli interessi della
città e la protervia di alcuni amministratori pubblici che hanno
trasformato ciò che era di tutti in vantaggio per pochi. Perché va
ricordato che la stessa piazza sarà mausoleo del Sindaco, quando Dio
vorrà, e quindi diventerà appannaggio di chi vive nel Crescent e mancherà
poco per richiedere il pagamento di un biglietto di accesso come sarà a
pagamento la sosta nella parte interrata. Quello che deve essere rimarcata
è la generale condivisione dei cittadini alla tesi dell’accusa, cioè
della Procura della Repubblica e la palese sensazione che tutto potrebbe
finire in gloria per il Comune. Cioè esiste la paura che i diritti della
città e dei cittadini potrebbero ancora una volta essere sacrificati da
una sentenza di diverso avviso. Questo spaventa le persone perbene,
offende le azioni promosse da ambientalisti e da cittadini illuminati che
non hanno avuto remora a metterci la faccia. Salerno merita una pronuncia
di merito forte e coraggiosa che legga i fatti e guarda lontano nella
storia, quando altre generazioni si interrogheranno sul mostro Crescent.
Ciò ad onore dei cittadini, a riprova che la tutela dell’ambiente e
del paesaggio non è lusso di sensibilità elitaria, rispettare le leggi non
è un optional, obbligo soltanto per chi è più debole nella società. La
posizione della Procura va sostenuta e difesa, resta la paura del dietro
le quinte!