Dr. Pietro Cusati (giurista-giornalista)
Roma ,27 marzo 2021. Per il secondo anno consecutivo, il Papa ha partecipato all’apertura dell’Anno giudiziario del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano. L’Aula della Benedizione, situata tra la Basilica di San Pietro e la Piazza, è stata la cornice del discorso di Papa Francesco. “Da qui ha ricordato il Pontefice , i Papi impartiscono ai fedeli, nelle principali solennità, la benedizione Urbi et Orbi, a Roma e al mondo”. Erano presenti il premier Prof. Mario Draghi , la ministra della Giustizia Prof.ssa Marta Cartabia,il Presidente della Corte Costituzionale Dott. Giancarlo Coraggio ed altre autorità. Il cardinale segretario di Stato del Vaticano, Pietro Parolin, ha sottolineato che il processo “è positiva celebrazione di giustizia, in cui il soggetto particolare, come attore, come convenuto o come imputato, entra con tutti i suoi diritti e le sue possibilità”. Poi ha ricordato “la responsabilità morale, oltre che giuridica, che al processo, cioè ai suoi operatori, viene affidata”, trovando nel principio di legalità “il principale contenuto e il suo limite invalicabile”.“Vicinanza, compassione, tenerezza. Con questo mandato la Chiesa entra nella storia e si fa luogo di incontro tra i popoli e di riconciliazione tra gli uomini, per condurli, con la Parola e i Sacramenti, con la Grazia e gli esempi di vita, alla fede, alla libertà e alla pace di Cristo”. Così il Papa nel discorso tenuto per l’inaugurazione del 92° Anno giudiziario del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano alla presenza del presidente del Tribunale, del promotore di Giustizia, degli officiali, degli avvocati, dei collaboratori del Tribunale “Mi anima un sentimento di riconoscenza e di gratitudine, perché so quanto sia impegnativa, a volte ardua la vostra attività, che quotidianamente svolgete per favorire l’ordine delle relazioni interpersonali e sociali, che trovano equilibrio nell’opera della giustizia. Quanto alle “modifiche normative potranno trarre più proficua incisività nella misura in cui verranno accompagnate da ulteriori riforme in ambito penale, soprattutto per il contrasto e la repressione dei reati finanziari, e dalla intensificazione delle altre attività volte a rendere più agevole e spedita la cooperazione internazionale tra organi investigativi vaticani e omologhi istituti di altre nazioni, come pure dalle iniziative assunte dalla Polizia giudiziaria del nostro Stato. Appare ormai indilazionabile individuare e introdurre, mediante apposite norme o protocolli di intesa, nuove e più incisive forme di cooperazione, così come viene sollecitato da Istituzioni di vigilanza dei mercati finanziari attive in ambito internazionale. In tale ambito auspico che si possa giungere presto ad una interlocuzione al competente livello, al fine di rendere più sollecita ed efficace la collaborazione. I risultati ad oggi conseguiti incoraggiano a proseguire nell’opera intrapresa, per superare prassi non sempre rispondenti alle esigenze di tempestività richieste dalle dinamiche investigative”.Papa Francesco, l’anno scorso il 16 marzo, ha promulgato la legge di riforma dell’ordinamento giudiziario dello Stato della Città del Vaticano. La nuova legge è arrivata a seguito di una serie di riforme normative in materia economico-finanziaria e penale, dovuta anche all’adesione a importanti convenzioni internazionali ma nello stesso tempo conserva e assicura la specificità del diritto vaticano che riconosce nell’ordinamento canonico la prima fonte normativa e il primo criterio di riferimento interpretativo. Provvede a meglio garantire l’indipendenza degli organi giudiziari e dei magistrati che dipendono soltanto dal Sommo Pontefice che li nomina e sono soggetti, però, soltanto alla legge nell’esercizio delle loro funzioni, che esercitano con imparzialità e disponendo direttamente della polizia giudiziaria. Amministrare la giustizia non è soltanto una necessità di ordine temporale. La virtù cardinale della giustizia, infatti, illumina e sintetizza la finalità stessa del potere giudiziario proprio di ogni Stato, per coltivare la quale è essenziale anzitutto l’impegno personale, generoso e responsabile, di quanti sono investiti della funzione giurisdizionale. Oltre a ciò, sono necessarie istituzioni e discipline che ne favoriscano un esercizio tempestivo ed efficace.Il problema dell’amministrazione della Giustizia nello Stato del Vaticano, tecnicamente un’enclave, in quanto interamente circondato dal territorio di un altro Stato, si è posto immediatamente a partire dalla Legge fondamentale che risale al 1929, anno in cui sono stati siglati i patti Lateranensi. Lo Stato Città del Vaticano nasce con il Trattato Lateranense, firmato l’11 febbraio 1929 tra la Santa Sede e l’Italia, che ne ha sancito la personalità di Ente sovrano di diritto pubblico internazionale. In quanto Stato ha potere legislativo, esecutivo e giudiziario, tutti esercitati a nome del Pontefice e, naturalmente, ha l’esigenza di relazionarsi giuridicamente con altri Stati e con le istituzioni sovranazionali.In quanto Stato il Vaticano non esaurisce le sue necessità e le sue esigenze di giustizia nella materia canonica, cioè nelle norme che si occupano di regolare le questioni interne alla Chiesa cattolica come istituzione religiosa, alla validità del matrimonio cattolico, ai poteri di un Vescovo, alla sospensione a divinis di un sacerdote. Questi temi sono disciplinati e regolati dal diritto canonico, che ovviamente è in vigore, ha alla base il Codex Iuris canonici e ha valore per tutti i ministri e i fedeli della Chiesa cattolica romana ovunque si trovino nel mondo. Per questo sono competenti I tribunali diocesani, il tribunale ecclesiastico, Tribunale Apostolico della Rota Romana e il Supremo Tribunale della Segnatura che però, salvo che per l’ultima istanza , non si occupano di questioni civili e penali, che pure possono verificarsi, anche sul territorio di uno Stato di appena 44 ettari. Queste ultime sono di competenza degli organi di giustizia della Città del Vaticano, che come entità giuridica non si sovrappone esattamente alla Santa Sede. I magistrati del Tribunale vaticano sono selezionati solitamente tra professori delle università pubbliche, statali e non statali, italiane con varia competenza,civile, penale, per i quali si richiede però la conoscenza del diritto canonico.