IL VALLO DI DIANO AL TEMPO DEI ROMANI.LA LIMITATIO ROMANA. L’ASSEGNAZIONE AI COLONI DELL’AGER PUBBLICUS SECONDO QUANTO INCISO SUL LAPIS POLLAE (O ELOGIUM)

Dr. Michele D’Alessio (giornalista-agronomo)

Analizzando il documento epigrafico ubicato a Polla ci designa, tra l’altro, che nel territorio valdianese è stata effettuata la centuriazione, (metodo di razionalizzazione del territorio adottato dai romani dopo la sua conquista) in seguito alla distribuzione dell’ager pubblicus ai coloni (…et eidem fecei ut paastores cederent aratoribus…). Analizzando le caratteristiche e le definizioni con il ricercatore storico e scrittore Dottor Vitantonio Capozzi di Polla, sappiamo che il “…Limitatio significa la limitazione, ossia la suddivisione dei terreni, soprattutto delle colonie, per mezzo di limites (limitazioni), compiuta dallo Stato Romano ai fini dell’assegnazione di terre ai coloni. La limitatio è anche conosciuta come centuriatio, centuriazione. Essa è da intendersi come la somma delle varie operazioni di agrimensura e della conseguente assegnazione dei lotti in cui veniva suddiviso il terreno. Siamo a conoscenza delle relative tecniche, ed anche degli aspetti giuridici legati alla limitatio, grazie a quanto scritto dagli agrimensori romani. Essi sono Frontino, Balbo, Siculo Flacco, Igino, Igino Gromatico. Gli scritti sono stati raccolti nel V secolo in un’opera che comprendente anche un elenco di colonie e municipi, il cosiddetto Liber coloniarum. Oltre agli scritti dei gromatici, abbiamo anche un altro importante tipo di documentazione, costituito dai resti della centuriazione che si trovano ancora sul terreno. Nel caso del Vallo di Diano, la centuriazione è ancora così ben evidente, da essere osservabile nelle immagini satellitari….”

“…La Geometria…la caratteristica essenziale della suddivisione agraria fatta dai Romani è la sua regolarità geometrica che si basa sull’incrocio ad angolo retto delle linee di divisione. In sostanza, gli agrimensori romani dividevano il terreno da assegnare con una griglia di linee parallele e perpendicolari, che formavano maglie quadrate o rettangolari. Come ci dice Igino Gromatico, omnis limitum connexio rectis angulis continetur, si conferma che la geometria è un criterio che “fu evidentemente scelto perché un reticolato di misure identiche permetteva una facile misurazione dei terreni da assegnare con un criterio di eguaglianza e favoriva una ordinata sistemazione di bonifica agraria e una facile amministrazione catastale”.

“…L’orientamento…i limites della centuriazione sono i decumani e i cardines. Igino Gromatico afferma che, “relativamente all’orientamento generale della centuriazione”, e quindi relativamente al punto di vista dell’agrimensore, i decumani correvano verso un punto cardinale: “se cioè l’orientamento è verso nord, i decumani corrono in direzione sud-nord, e i cardini in direzione est-ovest”. E questa è una descrizione dell’orientazione diversa da quella che di solito viene riportata, con i decumani che corrono in direzione est-ovest. In sostanza, dobbiamo osservare che una regola precisa riguardo l’orientamento della centuriazione non esisteva. “Nella maggior parte dei casi – continua I. Gromatico – l’incrocio tra cardini e decumani avviene ad un intervallo di 20 actus; si delimitano in tal modo dei quadrati col lato di 20 actus”. Erano quadrati di circa 705 metri di lato, mentre la superficie della centuriazione era di 200 iugeri. “Poiché originariamente si assegnavano due iugeri (che costituivano un heredium) a testa, il quadrato veniva a comprendere 100 lotti, e per tale motivo fu detto centuria”.

E così abbiamo compreso l’origine del termine “centuriazione”.                         Mentre per le Parti del Terreno, continua il Dottor Vitantonio Capozzi “… Immaginiamo un grande quadrato sul terreno da suddividere. Il decumano massimo lo divideva in due metà, dette dextra e sinistra. Il cardine massimo lo divideva in altre due metà dette ultrata (o antica) e citrata (o postica). Il Gromato afferma che “questi termini si intendevano sempre in rapporto all’orientamento generale della centuriazione: perciò se questo è verso il nord, le regioni dextra e sinistra sono le metà orientale e occidentale, le regioni ultrata e citrata sono rispettivamente le metà settentrionale e meridionale.” Sempre fondamentale è quanto lo stesso autore asserisce riguardo all’orientamento, ossia che gli agrimensori consideravano la possibilità di tutti e quattro i punti cardinali. Per loro l’orientamento astronomico veniva inteso come il riferimento ad uno di questi punti. Gli agrimensori ritenevano originario e da preferirsi come il più razionale l’orientamento verso ovest, senza però citare esempi e ricordavano ancora che non erano rari invece i casi di orientamento verso est, “sia pure con critiche”, e verso sud, come per l’ager Campanus. Lo stesso Gromato affermava come “del resto gli agrimensori ammettono anche la deroga dall’orientamento astronomico: si vide infatti l’opportunità di far coincidere il decumano massimo con una grande via di comunicazione” e “in alcuni casi si dovette tener conto della pendenza del terreno oppure della disposizione geografica del territorio stabilendo il decumano secondo l’asse principale di esso”. Inoltre, le centuriazioni di territori attigui potevano avere assi d’orientazione diversi: in questo modo le suddivisioni possono essere chiaramente distinte. Come sottolineato dal Gromato, “questo ci serve oggi da criterio per determinare i confini di colonie e municipi.” Altra osservazione fondamentale è quella che riguardava le regole sulla posizione del centro della città-colonia rispetto alla centuriazione. Ben difficilmente dovette poi essere applicata la regola (constituendorum limitimi ratio pulcherrima) di far coincidere il centro della centuriazione col centro della città…”.  Oltre che dalle notizie scritte e da documenti epigrafici (cippi col numero d’ordine del cardine e del decumano posti agli incroci) noi conosciamo la Centuria, (come ci conferma anche il Dottor Capozzi in questa prima Parte) dalla conservazione del tracciato stradale che rimane ancora oggi efficiente in molti territori. Gli esempi più noti sono la pianura di Capua (ager Campanus), di Firenze, gran parte dell’Emilia Romagna e della valle Padana, la massima parte della Tunisia. In questi territorî l’impianto stradale e talora la disposizione dei singoli campi sono ancora quelli stabiliti in età romana. I resti della Centuria ci danno modo di valutare in modo tangibile l’entità della trasformazione agraria dei territori conquistati e della penetrazione etnica, che favorì l’unificazione culturale dei territori dell’Impero.

 

 

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