Dr. Stefano Antonello Aumenta
(Presidente Pro Loco Sassano)
Di solito, quando si parla di eredità lasciata ai figli si pensa immediatamente alle case, ai terreni, ai beni o alle attività.
Ritengo, invece, che il patrimonio più grande che, rappresenta la vera ricchezza, e che ci rimangono nell’anima, sono gli insegnamenti e gli esempi dei nostri genitori.
Non c’è una persona nella nostra Provincia che non abbia sentito parlare del Senatore Enrico Quaranta venuto a mancare trentacinque anni or sono.
Solo coloro, un po’ più avanti negli anni, hanno avuto la fortuna di conoscere suo padre Domenico.
Enrico dal padre avrà certamente appreso il garbo e l’educazione di interfacciarsi con gli altri non disgiunto da un carattere forte orientato al successo ed al raggiungimento degli obiettivi.
Domenico Quaranta, insieme al socio Rosario Pecora, diedero un’importante impronta all’azienda che riportava i cognomi di entrambi e che produceva bibite a cavallo delle due guerre e che ha poi continuato a produrre dopo la seconda guerra mondiale.
Fra le due guerre le consegne venivano fatte con l’utilizzo di una carretta guidata dal giovane Pietro Marmo che in seguito fu il primo autista del camion aziendale “Tigrotto” …anche le case automobilistiche a quei tempi avevano la spensierata fantasia di dare un nome orgogliosamente italico alle loro produzioni.
La gran parte di queste notizie mi vennero riferite da mia nonna Mariarosa Di Brizzi, classe 1899, una mattina che l’accompagnavo a fare delle analisi all’Ospedale di Sant’Arsenio.
Ella conosceva bene Domenico, in quanto, rimasta vedova a 29 anni, gestiva una sorta di taverna-negozio alimentari di paese, avendo come servizio di vigilanza i propri fratelli che, accompagnavano, gentilmente, nel più vicino fosso l’eventuale avventore che avesse abusato della rossa bevanda.
Mia nonna mi disse all’andata che se avessimo fatto presto Le avrebbe fatto piacere salutare Domenico che non vedeva da circa venti anni e più.
Effettivamente riuscimmo a fare prestissimo e mi diressi alla fabbrica che è vicinissima all’ospedale.
Arrivati lì davanti, Lei scese con passo sicuro, come se conoscesse benissimo i luoghi, io non c’ero mai stato.
Quando si videro si abbracciarono forte, come fanno vecchi compagni di scuola, animati da sincero affetto e stima reciproca.
A me toccò bere tre o quattro bibite gassate che il Sig. Domenico mi offriva, gentilmente, mentre mia nonna che aveva qualche disturbo gastrico non poteva bere e passava a me.
Ricordo con simpatia gli avvenimenti di quella mattina.
Qualche anno dopo, era l’inizio dell’estate, sul far della sera bussarono alla porta.
Era Giovanbattista Di Brizzi, nipote di mia nonna e socialista dalla prima ora a Sassano, con il Senatore Enrico Quaranta.
Di li a poco ci sarebbero state le elezioni politiche.
Si salutarono cordialmente ed a me toccò, essendo solo in quel momento a casa preparare il caffè.
La cucina era praticamente attaccata al soggiorno e mia nonna, che era una persona assolutamente intelligente e previdente iniziò subito il discorso :
“Caro Senatore, lo dico prima, a scanso di equivoci, io non Vi posso votare, in quanto mia nipote, come sa benissimo Giammattista, ha sposato il segretario della sezione della Democrazia Cristiana e, pertanto, non posso votare il Vostro Partito Socialista”.
Non passò neanche una frazione di secondo che Enrico replicò :
“ma zia Mariarosa, mica sono qui per chiedere il voto, ma, per salutarVi e portarVi i saluti di papà, che se avesse saputo che ero venuto a Silla e non fossi passato da Voi mi avrebbe rimproverato di brutto”.
Continuarono a parlale per circa mezz’ora, l’unica nota stonata forse fu il caffè preparato da me e andarono via.
Sono passati circa quarant’anni da allora, ma ancora oggi io non saprei dire se mia nonna, quando era sola con i suoi ricordi di Vita nella cabina elettorale abbia votato Partito Socialista o Democrazia Cristiana.
Stefano Antonello Aumenta