Dr. Pietro Cusati (giurista-giornalista)
ROMA – 25 marzo 2021 giornata nazionale dedicata a Dantedì, quest’anno ricorrono le celebrazioni dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri,straordinario intellettuale che fece dell’impegno civile,morale e religioso la ragione stessa della sua produzione artistica . Dante è figlio del suo tempo, il Medioevo. È anche figlio di Firenze “per nascita, non per costumi”.Il 25 marzo,il giorno in cui gli studiosi di Dante identificano l’inizio del viaggio letterario di Dante nell’aldilà e ora dedicato alle celebrazioni del poeta e della sua opera. Dante è come scrive il De Sanctis :“l’eterna geometria e l’eterna logica della creazione”». Il Dantedì è nato da un’idea dell’editorialista del “Corriere della Sera” Paolo Di Stefano e del Presidente onorario della Crusca Prof. Francesco Sabatini è stato ufficialmente istituito dal Consiglio dei Ministri nel gennaio 2020 .Firenze, Ravenna e Verona rendono omaggio al padre della lingua italiana,a un grande italiano che ha raggiunto le vette più alte delle letterature di tutti i tempi. Nella sua mente eccelsa si fondono e si svelano per intero la storia, il sapere e la sapienza del suo tempo . Il contributo artistico, culturale e linguistico che ha fornito alla formazione dell’Italia è immenso e inestimabile.Le ceneri di Dante Alighieri custodite dentro la tomba nella chiesa di San Francesco, a Ravenna,Città in cui morì nella notte tra il 13 e 14 settembre del 1321.I fiorentini si augurano che potrebbero arrivare nella città in cui nacque e visse fino all’esilio. Infatti già dalla fine del ’400 cominciarono a reclamare le reliquie del loro concittadino più illustre ma non sono mai riusciti ad averla vinta. Ovviamente non si tratterebbe di uno spostamento definitivo. Giusto il tempo perché Dante possa essere finalmente celebrato in patria dove non poté mai fare ritorno in vita. Un evento di portata storica che già divide i critici letterari e gli studiosi che domandano se sia giusto, se non sia il caso di rispettare le volontà del Poeta. Non è un caso se nessuno ci è riuscito in settecento anni. «Le celebrazioni dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri – dichiara il Ministro della Cultura, Dario Franceschini – chiudono un triennio di iniziative rese possibili da una legge appositamente voluta per ricordare tre grandi personalità della cultura italiana: Leonardo, Raffaello e, per l’appunto, Dante. Tutti e tre hanno avuto e continuano ad avere una enorme influenza sul pensiero contemporaneo, ma Dante è senza dubbio il più universale e trasversale, capace come è di colpire in molteplici forme l’immaginario creativo: dal teatro alla musica, dall’arte figurativa alla scrittura, dal cinema alla danza, tutte le arti hanno interpretato o reinterpretato Dante e la sua opera, come testimoniano le diverse iniziative scelte dal Comitato tra le centinaia di proposte pervenute. Importante l’impegno della RAI, con un Dantedì straordinario, e delle tre città di Firenze, Ravenna e Verona, che hanno dato vita a un programma di manifestazioni di assoluto rilievo». Roberto Benigni reciterà per il Dantedì il XXV canto del paradiso nel Salone dei Corazzieri del Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del ministro della Cultura, Dario Franceschini,l’evento sarà trasmesso in diretta alle 19.10 su Rai1.