Aldo Bianchini
SALERNO – Mettiamola così: Fratelli d’Italia, il partito di Edmondo Cirielli e di Antonio Iannone, ha fatto l’unica cosa sensata in questo lungo periodo di assoluta instabilità politica soprattutto a destra dello schieramento complessivo che da decenni amministra questa città.
Poi ognuno la prenda e la interpreti come vuole e come crede; e sicuramente ognuno la vedrà diversamente da come la vedo io che assisto, da spettatore super partes (anche se profondamente socialista) degli ultimi sessant’anni della politica salernitana.
Capisco che tutti avrebbero voluto che la scelta di FdI scaturisse da un tavolo di confronto decisionale; non ho più intenzione e neppure riguardo verso nessuno se affermo che i tantissimi tavoli ballerini ed inconcludenti del centro destra (che Vincenzo De Luca ha da sempre stigmatizzato come “chiacchierifici tra frantumati”) non hanno mai prodotto risultati apprezzabili per il centro destra in quanto hanno sempre assicurato benefici per il sistema politico deluchiano.
La destra, o meglio il centro destra, nella nostra città ha “una vocazione deluchiana” e sull’onda di questa vocazione irrefrenabile le varie decine di personaggi che negli anni hanno avuto il piacere (meglio sarebbe dire “disgrazia”) di sedere a quei tavoli non solo non se le sono suonate di santa ragione ma hanno cercato tutti, di spichetto o di stramacchio, di contribuire all’affermazione cittadina e regionale del “sistema di potere politico deluchiano”.
E adesso che Cirielli, supportato dal fedelissimo Iannone, cerca di ritornare sui suoi passi e di tirare le fila di un discorso a destra più volte interrotto, ecco che arrivano le reazioni inconsulte e scomposte di tutti gli altri che nel nome di una fantomatica scelta comune ed unitaria (cosa mai accaduta negli ultimi ventotto anni) contestano violentemente la scelta di Michele Sarno quale ipotetico candidato di tutto il centro destra a sindaco di Salerno.
E nessuno ha tenuto conto del fatto che FdI aveva da tempo, e per tempo, già indicato il suo potenziale candidato sindaco nella persona di Rino Esposito che oggi ha fatto immediatamente un passo indietro, come dovrebbero fare in FI – UdC e liberi concorrenti (da Cammarota a Basso, fino a tutti gli altri) per favorire finalmente una scelta unica anche se già in ritardo rispetto alle vere scelte che vanno fatte addirittura con moltissimo anticipo rispetto alle consultazioni elettorali.
Al centro destra, così come ai sei fuoriusciti dalla maggioranza, manca proprio questo passaggio: “costruire un personaggio che negli anni possa fare da contraltare non solo a De Luca ma anche a quelli che nei decenni lo hanno supportato e surrogato nella gestione amministrativa dell’intera comunità”.
Sembra come se i maggiorenti del centro destra si mettessero a “pettinar le bambole” quando fanno girare, bruciandoli, una serie di nomi spendibili (secondo loro !!) solo perché ottimi professionisti (l’allusione ad avvocati, medici, tecnici, ecc. non è puramente casuale) che, però, per una serie infinita di motivazioni non hanno mai avuto alcun rapporto paritario con la città e con il suo corpo elettorale, e qualcuno porta con se anche una certa puzzetta sotto il naso.
Se vogliamo essere concreti e ragionevoli dobbiamo ammettere che per il centro destra, in senso lato, in città c’erano e ci sono soltanto due nomi tecnicamente spendibili: Michele Sarno e Salvatore Memoli, nomi che rispetto a tutti gli altri avevano ed hanno qualche possibilità di successo, almeno nei numeri finali della percentuali da totalizzare. E questa possibile diarchia ha dimostrato già di saper fare le cose, tanto è vero, come è vero, che lo stesso avv. Salvatore Memoli ha già fatto subito un passo indietro lasciando la scena all’’avv. Sarno; cosa questa che avrebbe suscitato la rabbia e l’indignazione degli altri concorrenti che non sono capaci di capire e di approvare. E sperano ancora nel fantomatico “tavolo unitario” convocato per la settimana e che io ho definito degli “avvoltoi”; una definizione che spiegherò nella prossima puntata di questa lunga storia.