PIERA CARLOMAGNO (portavoce Ordine dei Medici)
E’ una richiesta avanzata da tempo, anche attraverso i sindacati, da medici convenzionati dell’emergenza territoriale, che è stata riportata con questo titolo e dovizia di particolari dal giornale “La Repubblica”, edizione di Napoli del 13 Marzo 2021. Le somme da recuperare varierebbero da 90.000 a 110.000 euro e rappresentano il cumulo di somme accessorie percepite dai medici del 118 negli ultimi anni a seguito di accordi con la parte pubblica che dopo anni, risulterebbero non dovuti.
E ci sono alcune ASL della Campania che, nonostante intervento a sostegno dei colleghi da parte della stessa autorità regionale e del Prefetto, hanno messo in moto la macchina dei recuperi attraverso prelievo del quinto sullo stipendio, uno stipendio tra i più bassi in Campania rispetto a quello pagato in altre Regioni del nostro Paese, multicolore in tutto, in particolare nella gestione del bene unico e costituzionalmente sancito: la salute dei cittadini.
Il fallimento delle trattative sindacali per una revisione della vertenza per il recupero imposto di voci accessorie percepite dai colleghi del 118 in questi ultimi anni, ha portato i sindacati alla dichiarazione di sciopero per il giorno 26 marzo.
Questo nel bel mezzo di una preoccupante e chiara ripresa del contagio virale COVID-19, con dati in costante ascesa relativamente al numero di contagi, al numero di posti letto occupati in corsia e in terapie intensive, prossimi alla saturazione, con una campagna vaccinale condotta in situazioni di incertezza di approvvigionamento di vaccini.
Sono del tutto evidenti le difficoltà, in mezzo alle quali si muovono le strutture di emergenza territoriali ed intraospedaliere campane, con risorse di personale ancora non risolte, anche per la mancanza di figure specialistiche con competenze specifiche in questo difficile e sempre meno appetibile settore assistenziale: manca una scuola di specializzazione presso la nostra Facoltà di Medicina e Chirurgia di Salerno; quei pochi specialisti circolanti sono generalmente preda della sanità partenopea e casertana; quando qualcuno viene raggiunto dall’invito alla assunzione nella ASL Salerno, quasi sempre chiede l’assegnazione in qualche postazione al NORD della Provincia e rinuncia se la vacatio è al SUD; perfino i partecipanti (circa 40) al I corso per l’emergenza, indetto dalla nostra ASL ha visto partecipare pochissimi medici salernitani.
La prima grande e irrinunciabile forma di integrazione territorio-ospedali, deve avvenire proprio sul percorso per le emergenze, unificando lo status giuridico del personale, con passaggio dal convenzionamento alla dipendenza: una condizione che abolirebbe le differenze di ruolo e quindi le barriere giuridiche e culturali tra vari attori di un unico percorso, con facilitazione di impiego del personale anche in ragione di una pari dignità nella carriera e nel compenso.
E’ l’ora di mettere in campo mezzi propri per l’emergenza ed equipaggi non più scelti e con funzioni legate a forme organizzative estranee al SSN ma rispondenti ad una precisa mission aziendale e che si rappresenti come una organizzazione centralizzata con unico snodo operativo provinciale, sotto il controllo della centrale operativa regionale, in grado di monitorizzare costantemente percorsi e posti letto nella intera Regione, facilitando i flussi di entrata ed uscita dei pazienti dai P.S.
Non è un sogno ma una realtà già esistente in altre regioni con un modello assistenziale che vede un territorio “forte” con servizi incentrati sulla cura ai pazienti affetti da patologie di lieve-medio grado, con disponibilità di strutture assistenziali “agili”, collegate mediante telemedicina a Ospedali “moderni”, nella struttura e nella organizzazione delle risorse di personale e di attrezzature, in grado di dare risposte a patologie “gravi” e il più delle volte con impegno multiorgano. Tutto ciò porterebbe ad una assistenza migliore, appropriata ai livelli di gravità, in cui il sistema di emergenza-urgenza risulterebbe più fluido, con percorsi adeguati alle necessità assistenziali e tempi di attesa ai Pronto Soccorsi sopportabili, un 118 in linea con la mission assegnata, un tempo di sbarellamento tale da non condizionare i tempi di intervento sul territorio, così che la rapidità della presa in carico e l’efficienza e l’efficacia dei Pronto Soccorsi, insieme portino ad una prognosi quoad vitam, quoad valitudinem e quoad functionem favorevole e con esse a una riduzione della spesa sanitaria complessiva, pre e post morbilità.
Ma “la guerra si prepara in tempo di pace”, che noi tutti speriamo inizi a breve. Ora occorre una responsabile e indispensabile collaborazione a tutto campo. Non è il momento della ricerca di “colpevoli” ma è il tempo della collaborazione per la risoluzione dei problemi: parliamoci ed operiamo avendo come obiettivo il NOI e non l’IO (Papa Francesco).
Da tutto ciò ne sussegue perlomeno la inopportunità di attuare un taglio della indennità ai medici del 118 in questo momento, nel quale i colleghi oltre allo stress psico-fisico si troverebbero a subire una demotivazione con risvolti certamente negativi.