da Gabriele Cavallaro
Nel suo libro la Dannazione – 1921 La sinistra divisa all’alba del fascismo ,Ezio Mauro con la sua elegante ed avvincente prosa che oscilla tra il saggio politico e il romanzo, descrive il dramma della scissione di Livorno facendoci fare un viaggio nel passato per conoscere da vicino i protagonisti di una vicenda storica che ha avuto forti ricadute sul futuro dell’Italia e della sinistra.
Una scissione quella del 1921 ordinata da Mosca che pretendeva non solo l’espulsione della componente riformista di Filippo Turati ( considerata troppo morbida verso il mito della rivoluzione Russa) ma anche che il Psi cambiasse il suo nome in partito comunista.
Al rifiuto della componente massimalista maggioritaria nel partito, guidata dal segretario Giacinto Menotti Serrati , di eseguire gli ordini di Mosca espellendo Turati e cambiando nome al partito, la frazione comunista ,guidata da Antonio Gramsci e Amedeo Bordiga , abbandonò la sede del congresso del teatro Goldoni cantando l’internazionale per dirigersi al teatro San Marco dove fu fondato il Partito Comunista, mentre i socialisti rimasti nel teatro Goldoni intonanavano l’Inno dei lavoratori scritto proprio da Filippo Turati
I motivi dei contrasti politici alla base della scissione possono riassumersi nelle posizioni espresse da Turati, Serrati e Gramsci ognuno dei quali analizzava la drammatica situazione italiana del primo dopoguerra e proponeva una propria soluzione.
Per Gramsci la soluzione era, come ordinato da Mosca , la rivoluzione mentre Turati ,che pure era marxista, riteneva che non esistevano le condizioni per fare la rivoluzione come in Russia, e che fosse più giusto battersi prima per consolidare le conquiste che i lavoratori avevano ottenuto con le lotte organizzate dalle leghe operaie e contadine a partire dal diritto di sciopero, all’orario di lavoro e il suffragio universale per condizionare le politiche delle istituzioni borghesi
Per capire meglio le posizioni basta leggere alcuni passaggi della lettera di Filippo Turati ad Anna Kuliscioff il 17 Febbraio 1920, un stralcio di un articolo di Antonio Gramsci su “L’ordine nuovo “ e la conclusione di una lettera scritta l’11 ottobre del 1920 a Jacques Mesnil da Serrati
Scrive Turati : Quanto sarebbe prezioso per noi questo momento storico , e quale delitto politico vi sia nel vivere così alla deriva , fra una rivoluzione che non si fa e una riforma che non si tenta, gli uni cercando gli alibi per giustificare il proprio bullismo, e viceversa”.
Gramsci scriveva : “ La fase attuale prelude o la conquista politica del potere da parte del proletariato rivoluzionario o una tremenda reazione”, mentre Serrati , intravedendo quello che poteva succedere, scriveva “Ci divoreremo come cani e la borghesia finirà per avere un poco di pace”
Quello che si verificò dopo la scissione si sa.
Approfittando della rottura di una sinistra debole e senza strategia la borghesia agraria e industriale , temendo che in Italia si potesse fare come in Russia, e approfittando della crescente reazione anche dei ceti popolari contro i socialisti che per la loro posizione sulla guerra , racchiusa nella formula “ ne aderire ne sabotare”, affidò al nascente fascismo di Mussolini il compito restaurare l’ordine attraverso l’eliminazione fisica, dei dirigenti di tutte le organizzazioni costruite nel tempo dai socialisti per instaurare, con la complicità del Re, una dittatura che fece sprofondare l’Italia nel dramma della seconda guerra mondiale.
Anche dopo la seconda guerra mondiale e l’istituzione della repubblica la sinistra ha continuato ad essere divisa per gli stessi motivi alla base della scissione di Livorno vale a dire il rapporto con la Russia che nel frattempo con Stalin era diventata una dittatura.
Al contrario che negli altri paesi europei ,dove a sinistra prevaleva la socialdemocrazia, in Italia anche per incapacità del Psi si formò il partito comunista più forte di Europa che nel 1976 superò il 30% ma continuava ad avere rapporti con Mosca.
Solo nel 1989, con il crollo del muro di Berlino e la caduta del regime russo il partito comunista cambiò nome con la svolta della Bolognina, ma anche in quella circostanza, pur essendo venuti meno i motivi della scissione di Livorno, la sinistra non riuscì riunificarsi per lo scontro anche di natura personale tra Craxi e Berlinguer che aveva informato la formazione della maggior parte dei dirigenti dei due partiti.
Tangentopoli con l’eliminazione del Psi, che avrebbe dovuto rappresentare il punto di riferimento per costruire una sinistra di governo, ha fatto il resto con la conseguenza che dopo 25 anni di vuoto politico ci troviamo con due formazioni politiche che si riferiscono alla sinistra , Pd e Leu che sono largamente minoritarie sul piano politico ed elettorale.
Eppure ancora oggi emergono , nell’era della rivoluzione digitale, nuove disuguaglianze sociali e culturali che andrebbero intercettate e rappresentate da una forza della sinistra riformista.
Istanze che in assenza di una risposta politica adeguata finiscono spesso per essere attirate dalle sirene di un populismo di destra a tratti razzista.