Gabriele Cavallaro
(Consulente finanziario Credem)
Le dimissioni di Zingaretti da segretario del PD giungono alla fine di un confronto interno che appare più incentrato sulla ricerca di alleanze che sull’idea di coprire un vuoto politico lasciato per troppo tempo dall’assenza di una sinistra riformista capace di elaborare e sostenere un nuovo progetto per l’Italia.
Oltre alle divisioni circa le alleanze tra chi vede nei 5 stelle gli interlocutori principali e chi invece cerca alleanze al centro, emergono questioni che riguardano anche il ruolo che il partito deve assumere sul piano nazionale.
Il governatore dell’Emilia Romagna Bonaccini così come Gori e il governatore della Toscana Giani per difendersi dalla concorrenza della lega spesso assumono posizioni analoghe.Al sud il vuoto del partito è coperto dai governatori della Campania e della Puglia che sono riusciti a vincere da soli e agiscono di conseguenza.
Manca una precisa linea di politica economica e sociale che andrebbe elaborata sostenendo temi come la riduzione dei divari sociali e territoriali ,la transizione energetica e quella digitale che presuppone una riqualificazione del capitale umano con particolare attenzione ai giovani e alle donne.
Se le dimissioni di Zingaretti apriranno un confronto vero di contenuti che possa riavvicinare il partito alla società del bisogno e del merito avrà un senso.
Al contrario tutto si risolverà nelle solite litanie per un partito che appare senza identità e sopravvive a se stesso in assenza di altre alternative credibili.